Il coro, formato da più di quaranta elementi e diretto dal maestro Gianni Martini, propone famosi brani degli anni 60 e 70
“Canzoni della nostra storia” è il titolo dello spettacolo in scena sabato 1° dicembre presso il Teatro Rina e Gilberto Govi, che vede protagonista il Coro Quattro Canti, diretto dal Maestro Gianni Martini.
Uno spettacolo ambizioso, che vuole rievocare un periodo importante della storia recente – musicale e non – attraverso l’interpretazione di famosi brani dell’epoca arrangiati e riproposti dagli oltre quaranta elementi del coro: «Il testo che ho scritto racconta il clima degli anni sessanta e settanta, rivissuto dal punto di vista di persone come noi, che in quegli anni erano politicamente impegnate, e cercando di rendere il costume musicale di quell’epoca, tenendo presente che le canzoni formano la colonna sonora che ci accompagna e ci riporta alla mente gli avvenimenti» spiega Gianni Martini. «Analogamente a ciò che è successo nella storia italiana, lo spettacolo parte leggero come gli spensierati anni sessanta, quando si pensava davvero che le cose potessero cambiare, e man mano che procede si fa più cupo, attraverso letture di Gaber e Pasolini, finendo poi comunque con un messaggio di speranza: che l’uomo difenda sempre la libertà. E chiudiamo, infatti, con “La libertà” di Gaber».
Ma cosa significa fare parte di un coro, cantare all’unisono con tante altre voci, sentirsi “parte di un tutto”? Ce lo raccontano gli stessi protagonisti: «Ti aiuta molto a stare con gli altri, entri in sintonia profonda con i tuoi compagni e vicini di sezione, ti senti davvero parte di una cosa sola, e nascono vere amicizie: al di là dell’aspetto artistico, esiste un importante aspetto di arricchimento umano».
Naturalmente non mancano le difficoltà: «Imparare la parte, memorizzare bene tutto e seguire le modifiche apportate in corsa è la cosa più difficile» dice una corista.
Il coro, formatosi nell’ottobre del 2008, era inizialmente di una dozzina di elementi ed è andato ingrandendosi anno dopo anno, con conseguente arricchimento di possibilità espressive.
L’aspetto peculiare del lavoro è rappresentato proprio dal tipo di repertorio: «Quando si dice coro vengono in mente gli alpini, il folklore, i canti popolari, la musica sacra rinascimentale e barocca, ma di certo non si pensa a Beatles, Rolling Stones o simili. Io sono partito proprio da questo, scegliendo i brani che mi sembrano più adatti a essere arrangiati per il coro» dice ancora Martini. «Certo governare tante persone contemporaneamente non è sempre semplice e immediato, ma loro si impegnano moltissimo per il miglior risultato possibile, e la comunicazione col pubblico c’è. Questa è la cosa più importante».
Claudia Baghino
[foto e video di Daniele Orlandi]
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