Le proteste della Polizia Municipale e le dispute procedurali per la discussione delle linee programmatiche del Sindaco hanno monopolizzato tutto il pomeriggio i lavori del Consiglio Comunale che si è chiuso dopo la mezzanotte
Eravamo tutti pronti a seguire il dibattito sulle linee programmatiche del Sindaco, ed invece ieri a Palazzo Tursi la politica si è dovuta fermare. Lo ha fatto innanzitutto per l’irruzione nella Sala Rossa dei lavoratori della Polizia Municipale sul piede di guerra per il piano di tagli ipotizzato dall’amministrazione e poi per la lunga discussione procedurale che ha preceduto il dibattito sul documento presentato da Marco Doria.
Vista la delicatezza del tema e la natura tecnica di molti degli interventi dei consiglieri, vale la pena cercare di spiegare ai lettori cosa sono le linee programmatiche del Sindaco e in che modo esse dovrebbero essere presentate ai consiglieri. Si tratta di un documento in cui viene definito il programma che l’amministrazione intende portare a termine nei 5 anni di mandato, individuando degli obiettivi generali e degli interventi specifici che ne permettano la realizzazione. Diversamente da ciò che si potrebbe pensare non è solo una pura formalità, visto che su queste basi verranno stabiliti i finanziamenti per progetti e opere pubbliche all’interno del Comune.
La norma di riferimento è il Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) introdotto nel 2000, il quale prevede che “Entro il termine fissato dallo statuto, il sindaco o il presidente della provincia, sentita la Giunta, presenta al consiglio le linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato”. Vi è quindi un rimando allo Statuto di ogni Comune per la definizione specifica della norma. La Statuto del Comune di Genova si esprime su questa materia con l’articolo 39, in cui si possono ritrovare tre principi fondamentali:
Questo, in estrema sintesi, è il quadro normativo di riferimento, che abbiamo pensato di presentare al lettore anche per aiutarlo a farsi un’opinione informata sulla discussione avvenuta in Consiglio Comunale. Un quadro di riferimento piuttosto chiaro, che, tuttavia, ha provocato un duro scontro tra maggioranza e opposizione.
Tutto ha avuto inizio con la dichiarazione di inammissibilità di alcuni ordini del giorno presentati da esponenti della minoranza (Campora, Lauro e Baroni del Pdl) perché depositati oltre la scadenza prefissata (giovedì alle ore 11, ndr). Tale limite massimo era stato stabilito durante una commissione dei capigruppo di tutte le forze politiche comunali, su proposta del capogruppo del Pd Farello. La decisione comunicata in aula dal presidente Guerello non è stata digerita dagli esponenti del Pdl che si sono appellati proprio allo statuto e al regolamento per difendere l’ammissibilità dei propri ordini del giorno. In particolare non hanno ritenuto corretto che la decisione di fissare un limite sia stata assunta dai capigruppo a maggioranza invece che all’unanimità, come accade di norma. In questo modo, spiega Lilli Lauro, «ci impediscono di lavorare in commissione capigruppo oltre che in aula» poiché il centrosinistra dispone del maggior numero di rappresentanti anche in tale organo. E poi, precisa il consigliere Campora, lo stesso Sindaco ha formalmente presentato le proprie linee programmatiche oltre il tempo massimo previsto dallo statuto (15 settembre).
E di puntiglio in puntiglio si è proseguito a discutere per più di un’ora. Perché per consentire ai consiglieri di intervenire più a fondo sulle sue linee di indirizzo, Marco Doria aveva anche previsto, in modo effettivamente irrituale, che gli ordini del giorno – ovvero le modifiche o aggiunte al documento proposte dai consiglieri – fossero sottoposti a votazione. In caso di approvazione a maggioranza questi odg sarebbero entrati a far parte del testo definitivo. Anche nelle precedenti amministrazioni venivano accolti degli ordini del giorno dei consiglieri, nonostante la norma, riconoscendo le linee programmatiche come un documento proprio del Sindaco, stabilisca che solo lui possa decidere se accettarli o respingerli.
Su queste basi i consiglieri del Pdl hanno cercato di sottolineare che solo al Sindaco poteva spettare, quindi, la facoltà di non ammettere i loro odg, a prescindere dalla scadenza prefissata.
Né gli interventi della segreteria generale, né il tentativo del capogruppo del Pd Farello di spiegare che la sua proposta di porre un limite di tempo voleva essere una garanzia perché tutti leggessero attentamente le proposte di modifica dei consiglieri, sono riuscite e riportare la calma in aula. E lo scontro è culminato con l’abbandono dell’Aula del Pdl, che ha annunciato anche un esposto al Prefetto per accertare se vi sia stata una violazione del regolamento del consiglio comunale.
Il dibattito è proseguito anche in serata quando, in un’aula ormai priva dell’attenzione dei giornalisti, verso la mezzanotte è finalmente arrivata la parola fine alla seduta più lunga della neonata “era Doria”, con Idv e Pd a un passo dallo strappo quando il sindaco ha deciso di accogliere alcuni ordini del giorno presentati dall’opposizione (Movimento 5 Stelle e Lega Nord). Ma andiamo con ordine: innanzitutto Doria ha chiesto al Consiglio, come gli consente il regolamento, che non fossero votate direttamente le linee programmatiche; i documenti della minoranza che avevano fatto esplodere il caos nella maggioranza, alla fine sono stati accolti come “raccomandazioni” e quindi votati in blocco. Per quanto riguarda la maggioranza, è stato approvato un ordine del giorno del centrosinistra di adesione generale alle linee programmatiche. Il documento in questione si limita esclusivamente a fissare alcune priorità come la città metropolitana, il Puc, il welfare, il delicato tema delle società partecipate e la sicurezza idrogeologica.
Il rispetto delle regole non è di certo un aspetto secondario e lo stanno dimostrando i vari scandali che coinvolgono diversi Consigli Regionali e i loro membri. Al tempo stesso lo scontro di oggi ha probabilmente impoverito il dibattito sul merito delle proposte del Sindaco, lasciando parzialmente in ombra il vero significato della seduta del Consiglio.
La definizione delle linee di indirizzo per la crescita e lo sviluppo della città, soprattutto nella delicata fase che stiamo vivendo, avrebbe potuto – e forse dovuto – essere un’occasione per trovare punti di contatto tra le forze politiche perché il bene di Genova dovrebbe essere l’obiettivo comune di maggioranza e opposizione. Resta quindi un po’ di delusione nel constatare come da nessuna delle parti sia giunto uno stimolo per cercare di ricomporre il conflitto e si sia consentito, invece, che una polemica su 6 ordini del giorno depositati alle 13 invece che alle 11 di giovedì u.s. potesse di fatto monopolizzare gran parte della seduta.
Federico Viotti
[foto di Daniele Orlandi]