Finisce il mandato di Bruno Orsini che non avrà successore. Il Comune risparmierà poco più di 39 mila euro all'anno, una cifra bassa che però va raffrontata alla reale efficienza del servizio e alla conoscenza dello stesso tra i cittadini. Che cos’è, o meglio, cos’è stato il Difensore civico?
Il Difensore civico comunale chiude i battenti. Con la presentazione alla stampa dell’attività (qui la documentazione) svolta negli ultimi cinque anni e la relazione, in corso in queste ore, in Consiglio comunale, Bruno Orsini, già senatore e illustre psichiatra tra i promotori delle legge Basaglia, ha compiuto gli ultimi atti ufficiali del suo mandato a Tursi. «Ma la notizia di oggi – esordisce lo stesso Orsini – non sono tanto i dati e le cifre di questi anni di servizio, quanto il fatto che non avrò un successore». Già, perché secondo quanto previsto da una norma inserita nella legge finanziaria del 2010, la figura dei Difensori civici comunali viene sacrificata sull’altare dei risparmi della spesa pubblica.
Circa 39 mila euro all’anno messi a bilancio dal Comune di Genova, oltre agli stipendi per un dirigente e tre impiegati dell’ufficio. Non una cifra esorbitante che, tuttavia, va raffrontata alla reale efficienza del servizio e alla conoscenza dello stesso tra i cittadini. Appunto. Che cos’è, o meglio, cos’è stato il Difensore civico? Secondo quanto previsto dallo Statuto del Comune di Genova, si tratta di una figura a cui possono rivolgersi tutti i cittadini, un garante dell’imparzialità e del buon andamento dell’amministrazione cittadina che si attiva per eliminare abusi, disfunzioni e carenze dovuti a una cattiva gestione della cosa pubblica.
Dal 7 ottobre 2008, data ufficiale di insediamento di Orsini, ad oggi il Difensore civico ha aperto 1723 fascicoli, a cui vanno aggiunte migliaia di altre audizioni che non sono sfociate in azioni formalizzate.
«Si tratta di uno strumento indubbiamente piccolo ma assolutamente prezioso per la partecipazione dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica», spiega Orsini. «Un legame tra la gente e le istituzioni, che spesso sono vissute con un alone di ostilità. Con il dialogo, l’ascolto e la mediazione abbiamo cercato di ridurre le distanze tra i genovesi e l’Amministrazione. Con l’eliminazione di questa figura, adesso, viene meno un importante strumento di ascolto e selezione dei bisogni della gente; una figura che spesso è intervenuta per risolvere le strette maglie della burocrazia, per aiutare a comprendere il significato di determinate norme e ha cercato di attenuare il malcontento di chi non vede accolte le proprie richieste e rischia di reagire in maniera tumultuosa».
Due le aree principali in cui si sono concentrate le attività del Difensore civico comunale. La prima non poteva che riguardare l’operato della Polizia Municipale, con ben 455 interventi da parte della Civica Difesa. In questo settore, le sanzioni sono passate dalle 686 mila del 2010 alle 427 mila dell’anno scorso, proseguendo con questo trend di diminuzione anche nel 2013. «Sarei eccessivamente presuntuoso se pensassi che ciò è avvenuto solo per merito delle nostre azioni, ma sicuramente il nostro intervento ha aiutato i cittadini a non essere colti in fallo in maniera inconsapevole». Discorso valido, soprattutto, per le contravvenzioni da telecontrolli, scese dalle 289 mila del 2010 alle 180 mila dell’anno scorso (e quest’anno sono “solo” 88 mila fino a metà settembre).
Il secondo capitolo interessa, invece, le politiche tributarie. In questo campo, gli interventi formali sono stati 218, dovuti principalmente alla continua evoluzione dell’impianto normativo e alla diversità di linguaggi utilizzati, da un lato, dagli amministratori e, dall’altro, dai cittadini. In particolar modo ci si è occupati di fiscalità sulla casa (Ici-Imu), tributi e tariffe su rifiuti e ambiente (Tarsu-Tia-Tares) e, naturalmente, i rapporti con Equitalia e l’Agenzia delle Entrate.
Al di là della casistica puntuale, vi sono state anche altre iniziative intraprese di proprio pugno dal Difensore civico, allo scopo di garantire i cittadini dalle incongruità amministrative. Sempre sul tema della Polizia Municipale, si possono citare: l’abbreviazione dei tempi massimi per le notifiche delle sanzioni da 150 a 90 giorni, con una drastica flessione delle infrazioni seriali; il miglioramento delle segnalazioni dei divieti e dell’ubicazione delle telecamere, non ché la possibilità di verificare i fotogrammi delle eventuali infrazioni; l’estensione della facoltà da parte dell’amministrazione di applicare l’autoannullamento di sanzioni palesemente errate. Inoltre, non va dimenticato l’impegno per la riaffermazione del principio secondo cui l’identificazione di un contravvenente deve essere verificata attraverso l’esibizione di un documento e non semplicemente a voce, evitando la perpetuazione di furti di identità.
In campo tributario, invece, è stata sanata un’importante incongruenza sulla mancata restituzione dell’addizionale comunale Irpef, versata a titolo di acconto, nei casi di decessi o di cessata attività del contribuente.
Infine, uscendo da queste due linee principali di intervento, c’è ancora un’iniziativa che merita di essere citata. Si tratta dell’individuazione di un indirizzo convenzionale per i senza fissa dimora che possa consentire il godimento dei diritti politici e l’accesso al servizio sanitario nazionale e a tutti i servizi legati all’anagrafica.
E adesso, che cosa succederà? «Il rapporto tra cittadini e istituzioni ha sempre meno facilitatori», sostiene Orsini. «Un tempo, forse, era un ruolo svolto dai partiti; oggi, invece, è confinato alla protesta dei comitati che nascono in continuazione. Ma questi sono naturalmente portatori di bisogni corporativi e difficilmente tengono conto dell’interesse generale, nella cui direzione ha cercato di muoversi l’operato del Difensore civico. Sono, dunque, necessarie nuove forme di confronto e partecipazione per i cittadini che ne favoriscano l’ascolto all’interno dell’amministrazione».
Così, mentre in Europa si punta sempre più sulla figura dell’ombudsman di scandinava memoria, in Italia questo servizio viene tagliato. Certo, resta in carica la figura regionale ma viene meno il requisito fondamentale della prossimità, che complica notevolmente la possibilità di autodifesa da parte dei cittadini.
Simone D’Ambrosio
[foto di Daniele Orlandi]