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Maggiori sono le diseguaglianze sociali e maggiore è la probabilità di sentirsi inadeguati. Questo modo di vivere ci sta sottoponendo a dosi sempre maggiori di stress che stanno minando alla radice la qualità della nostra vita
La scorsa uscita ci siamo soffermati sulle disuguaglianze presenti negli Stati Uniti e su come queste rendano la società e l’economia più deboli e meno efficienti. Questo è particolarmente vero per la società americana, ma è sempre vero che esiste un rapporto diretto tra disuguaglianza e malessere sociale? E soprattutto è possibile dimostrarlo scientificamente? A queste domande hanno provato a rispondere gli epidemiologi britannici Richard Wilkinson e Kate Pickett che hanno raccolto i risultati di anni di ricerche nel libro “La misura dell’anima – Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici”.
L’idea che la sperequazione dei redditi crei divisioni e non faciliti la coesione sociale esisteva già prima della Rivoluzione Francese. Quello che era mancato fino ad adesso era la possibilità di mettere a confronto società più o meno egualitarie per misurare gli effetti della disuguaglianza, ma ora, grazie al lavoro di questi due studiosi, ciò è finalmente possibile.
Tra i paesi sviluppati vi è una grande differenza per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza: da una parte abbiamo Giappone, Finlandia, Norvegia e Svezia dove il 20% più ricco della popolazione guadagna da 3,5 a 4 volte più del 20% più povero. Dall’altra abbiamo invece Regno Unito, Portogallo, Stati Uniti e Singapore dove questo rapporto arriva addirittura a 10 volte.
I due epidemiologi britannici hanno preso in considerazione i dati ufficiali provenienti dall’ONU e dalla Banca Mondiale riguardanti l’aspettativa di vita, l’andamento scolastico, il tasso di mortalità infantile, il tasso di omicidi, la proporzione di popolazione detenuta, il tasso di natalità tra coppie di adolescenti, il grado di fiducia, l’obesità, le malattie mentali e la mobilità sociale. Incrociando questi dati con quelli relativi alla disuguaglianza è stato possibile trovare una fortissima correlazione tra quest’ultima e i problemi sociali: maggiore è la disuguaglianza e più alto è il malessere sociale che affligge la società. Questa ricerca comparativa ha dimostrato che, oltre una certa soglia di ricchezza, non è importante quanto è ricco un paese, l’importante è come questa ricchezza viene distribuita tra i suoi abitanti. Per avvalorare questa tesi è stato preso in considerazione anche l’indice UNICEF di benessere dei bambini ottenendo lo stesso tipo di correlazione: i bambini stanno peggio in società più diseguali, mentre il loro benessere non è correlato alla ricchezza pro capite.
Probabilmente non bisogna sforzarsi troppo per credere che le società più diseguali siano soggette a maggiori tensioni sociali, ma d’altro canto siamo abituati a vedere le diseguaglianze come l’altra faccia della medaglia della possibilità di scalare la piramide sociale velocemente partendo dal nulla. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Purtroppo questa visione non potrebbe essere più lontana dalla realtà: paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno la minore mobilità sociale tra i paesi sviluppati. È inutile dire che Giappone e paesi scandinavi si trovano invece in cima alla classifica. Sembra proprio che per vivere il sogno americano sia davvero necessario andare in Scandinavia!
C’è però una differenza sostanziale tra il Giappone e i paesi del nord Europa: la Svezia ha grosse disparità di reddito che vengono bilanciate attraverso la tassazione e uno stato sociale molto forte, mentre il Giappone ha differenze di reddito molto contenute già prima delle imposte e uno stato sociale limitato. Perciò non è importante come si arrivi a una maggiore equità, l’importante è arrivarci.
Perché la disuguaglianza sociale ha un impatto così devastante sulla qualità della vita dei cittadini? La ragione principale è che nella società in cui viviamo ci preoccupiamo sempre di più di come veniamo visti dagli altri. Più diamo importanza al giudizio altrui più aumenta il timore di essere considerati inadatti o poco attraenti. Maggiori sono le diseguaglianze maggiore è la probabilità di sentirsi inadeguati rispetto agli altri. Questo modo di vivere ci sta sottoponendo a dosi sempre maggiori di stress che stanno minando alla radice la qualità della nostra vita.
Purtroppo dall’inizio della crisi stiamo assistendo all’allargamento della forbice tra le varie classi sociali in tutti i paesi sviluppati, soprattutto in Europa. Questo, come abbiamo visto, porta a sempre maggiori problematiche sociali. Questo non è altro che il risultato delle politiche di austerità che, oltre a non dare i frutti sperati nel consolidamento dei conti pubblici, stanno erodendo a poco a poco il modello di società europeo. È necessario che lo Stato ritorni prepotentemente a perseguire il proprio obiettivo principale: limitare la disuguaglianza redistribuendo la ricchezza. E l’unico modo di conseguire questo risultato è quello di tornare a tornare a svolgere la funzione di governo delle forze del mercato prendendo ad esempio i paesi scandinavi. Magari pensando un po’ meno al sogno americano e un po’ più a quel sogno europeo di cui rischiamo di dimenticarci per sempre.
Giorgio Avanzino
[foto di Diego Arbore]