Alcune famiglie lasciano l’abitazione prima che l’ufficiale giudiziario bussi alla porta, altre neppure presentano domanda per l’assegnazione di un alloggio popolare: così, sottotraccia, cresce il dramma abitativo
Mentre Governo e Parlamento discutono di Imu, continua a dilagare l’emergenza casa che oggi coinvolge nuove categorie sociali, improvvisamente private del reddito da lavoro. È uno dei tanti paradossi italiani: migliaia di famiglie non riescono a pagare l’affitto e, nell’indifferenza generale, finiscono in mezzo alla strada. Come accade ogni anno, i dati forniti dal Ministero dell’Interno certificano uno stillicidio senza fine: in Italia, nel 2012, gli sfratti eseguiti per morosità sono stati oltre 60 mila (sul totale di quasi 68 mila).
«È incredibile, soltanto nel nostro Paese non c’è attenzione politica nei confronti di questo tema – denuncia Stefano Salvetti del Sicet Genova (Sindacato Inquilini Casa e Territorio) – è una questione soprattutto psicologica: tutta la classe dirigente italiana, in maniera trasversale, appartiene alla lobby dei proprietari. Eppure, in Italia ci sono 4 milioni di famiglie in locazione. E gli alloggi pubblici sono appena 700 mila. Basta guardare i numeri dei nostri vicini europei per rendersi conto che qualcosa non torna».
Per quanto riguarda Genova, nel 2012, gli sfratti eseguiti per morosità sono stati 945, ai quali si aggiungono i 343 del resto della Provincia per un totale di 1288, ovvero il 90 % del totale degli sfratti (1436, di cui 148 finite locazioni). Ma le richieste di sfratto, nell’intera Liguria, hanno sfiorato quota 2500 (2006 quelli diventati esecutivi).
«Bisogna considerare, però, che alcune persone decidono spontaneamente di uscire dall’abitazione, onde evitare di far subire il trauma dello sfratto ai loro figli – racconta Salvetti – quindi l’esecuzione non la subiscono perché si allontanano prima che l’ufficiale giudiziario bussi alla porta. Anche la vergogna gioca la sua parte. Gli sfratti “sommersi” sono in aumento e sfuggono alle rilevazioni statistiche».
Nel 2013 la situazione non sembra migliore, anzi «Prevediamo una stima ancora più alta – continua Salvetti – ogni giorno nei nostri uffici passa un’elevata percentuale di nuclei familiari colpiti soprattutto dalla perdita del lavoro. Categorie sociali che, prima d’ora, non vedevo frequentemente: muratori e badanti (italiani e non), ex impiegati in uffici e studi di professionisti, ex commercianti costretti a chiudere bottega, ecc. Un mondo variegato e completamente abbandonato a se stesso».
I numeri dell’emergenza, secondo il Sicet, rimangono sottostimati «Il vero dramma è che la maggioranza delle persone ormai neppure presenta domanda per l’assegnazione di un alloggio popolare – sottolinea Salvetti – Hanno perso la speranza. Noi, invece, li invitiamo a farlo, perché la domanda rappresenta il termometro dell’emergenza. La politica di fronte a questi numeri dovrebbe finalmente svegliarsi».
La scorsa settimana, in occasione dell’incontro con il Sindaco Marco Doria, Salvetti ha ribadito le sue proposte «Ho chiesto al primo cittadino di attivarsi con gli altri sindaci delle aree metropolitane affinché si instauri una seria interlocuzione con il Governo: è necessario riaprire il corridoio centralizzato del sostegno all’affitto che in questi anni è stato azzerato; poi occorre studiare un nuovo dispositivo di graduazione degli sfratti, in modo tale da garantire una qualche forma di tutela ai morosi».
I tempi dei servizi sociali, infatti, sono troppo lunghi «Quando si verifica un terremoto la prima risposta è quella di allestire una tendopoli – continua il rappresentante del Sicet – allo stesso modo, se vogliamo fronteggiare l’emergenza casa, iniziamo a requisire le caserme, gli edifici, tutti gli spazi pubblici che possono diventare alloggi».
I soldi per rilanciare l’edilizia residenziale pubblica (Erp) ci sono, quello che manca è la volontà politica. «Sarebbe sufficiente che la Cassa Depositi e Prestiti, invece di finanziare dei fondi immobiliari per realizzare case destinate a rimanere invendute, finanziasse le Aziende regionali territoriali per l’edilizia (ex Istituti autonomi per le case popolari), come Arte Liguria, nella realizzazione di una nuova rete di alloggi sociali – spiega Salvetti – Inoltre, man mano che si recuperano le risorse frutto dell’evasione fiscale nel mattone, bisogna reimpiegarle al fine di Erp».
Il Sicet ha sollecitato anche la Regione «Il governatore Claudio Burlando dovrebbe porsi la questione delle famiglie liguri che non riescono a pagare l’affitto – conclude Salvetti – Le Aziende regionali territoriali per l’edilizia non sono finanziate ma, nel contempo, le case popolari pagano l’Imu e non godono della detassazione per il risparmio energetico».
Insomma, non finanziamo l’Erp ma la tassiamo, eccolo l’ennesimo paradosso italiano.
Matteo Quadrone