L'allargamento della strada per la corsia dedicata al trasporto pubblico locale comporterà il restringimento dell'alveo del torrente. Ma, secondo gli ambientalisti, per realizzare un tpl di qualità non è necessario rubare spazio al Bisagno
Cinquanta milioni di euro per la Val Bisagno è il finanziamento che il Comune di Genova chiederà al Governo nell’ambito del Piano delle città. La notizia è apparsa su tutti i quotidiani venerdì scorso, dopo che la Commissione Territorio, guidata dal vice Sindaco Stefano Bernini, ha illustrato ai consiglieri di Palazzo Tursi i progetti che verranno presentati.
Genova ha deciso di concentrarsi su un unico territorio, i soldi che arriveranno saranno in gran parte destinati ad opere sul Bisagno, propedeutiche alla realizzazione dell’asse di trasporto pubblico locale.
Entro il 5 ottobre la Giunta dovrà approvare la delibera con i progetti da inviare a Roma per la richiesta di finanziamenti. I fondi, rispetto alle previsioni iniziali, si sono drasticamente ridotti – il Piano delle città contenuto nel Decreto Sviluppo del Governo Monti è infatti sceso da oltre 2 miliardi di euro agli attuali 224 milioni per tutta l’Italia – quindi Genova potrebbe ottenerne solo una piccola parte.
La somma più consistente riguarda l’asse protetto: 24,5 milioni per realizzare gli argini sulla sponda destra del Bisagno nel tratto mancante, fra Staglieno e Gavette, la demolizione di 5 ponti (a rischio Feritore, Guglielmetti, Bezzecca, Veronelli e lo storico Ponte Carrega) e la ricostruzione di due di questi, con l’allargamento di circa 3 metri della sede stradale in via Piacenza per consentire il transito di un sistema di tpl in sede protetta.
Altri 20 milioni, invece, serviranno per un lotto funzionale di rifacimento della copertura del Bisagno da Brignole alla Foce, per l’ampliamento del parcheggio di Genova est, la messa in sicurezza del rio dell’Olmo, la realizzazione di 30 alloggi di edilizia residenziale pubblica in una parte dell’area ex Boero ceduta al Comune e altri 60 appartamenti a canone moderato, interventi per aumentare l’efficienza energetica negli edifici di proprietà pubblica in piazzale Adriatico.
In sede di commissione le uniche perplessità sono state espresse dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà, che hanno sottolineato come sarebbe stato più utile concentrare gli sforzi sull’emergenza più stringente, ovvero un intervento immediato sul Fereggiano. I tecnici del Comune, però, hanno obiettato che per chiedere il finanziamento i progetti devono essere immediatamente cantierabili e prevedere anche dei finanziamenti privati. Di conseguenza lo scolmatore del Fereggiano (costo stimato in circa 250 milioni di euro) – l’unica soluzione definitiva per fronteggiare il rischio idrogeologico – per ora resta nel cassetto.
Le voci più critiche si levano dal mondo ambientalista, per nulla convinto della bontà dell’operazione.
«Così non si mette in sicurezza il Bisagno – è il lapidario commento di Vincenzo Cenzuales, esponente della sezione genovese del WWF – è uno spreco di denaro pubblico che non risolverà i problemi idraulici». Secondo il WWF, infatti, questi interventi lasceranno la situazione sostanzialmente invariata.
«Agire su un fiume è un’operazione molto delicata – spiega Cenzuales – Le arginature fatte con il cemento armato ad angolo retto hanno sì una valenza idraulica ma il torrente in pratica diventa un “tubo”; l’acqua scorre meglio e più velocemente ma, nel caso specifico, non si ottiene un miglioramento della status quo».
Il letto del Bisagno verrà ristretto di circa 3 metri in zona Gavette dove «Saranno cancellati tutti i parcheggi ed è prevista la costruzione di un muro alto 2 metri e mezzo proprio di fronte alle case – continua Cenzuales – questo gli abitanti lo devono sapere».
«Se l’alveo si restringe e l’argine si alza, la quantità d’acqua è la stessa – sottolinea l’esponente del WWF – insomma, dal punto di vista idrogeologico, non si capisce l’utilità di questi interventi, considerando l’ingente spesa che essi comportano». Il WWF ha chiesto che la perizia idraulica eseguita in fase progettuale sia resa pubblica ma finora non ha ottenuto risposta.
Inoltre, per allargare il sedime stradale non è sufficiente alzare l’argine, occorre abbattere i ponti sul Bisagno. «Bisogna eliminare gli impedimenti idrodinamici, ovvero le pile dei ponti – spiega Cenzuales- Una volta abbattuti 5 ponti storici ne saranno ricostruiti 2, con una sola pila centrale». Un’operazione dai costi significativi che comporterà inevitabili disagi per tutta la zona interessata dai cantieri. «Sarebbe stato più logico investire sulla copertura del Fereggiano, un progetto esistente già da 10 anni – conclude Cenzuales – Costa troppo? in realtà parliamo di una cifra dello stesso ordine di grandezza dell’intervento alle Gavette (siamo sotto i 20 milioni di euro) e ha dei tempi di realizzazione analoghi se non inferiori (max due anni)».
Anche Legambiente manifesta la sua contrarietà «Per l’ennesima volta si tratta di cementificare – afferma Andrea Agostini – Lo scopo di questi progetti è l’allargamento della strada e non la messa in sicurezza del torrente. La nuova cementificazione, dal punto di vista idraulico, è un fattore negativo. Al contrario, Legambiente condivide la linea dell’Unione Europea che va in direzione della rinaturalizzazione dei fiumi».
Il secondo nodo critico è proprio quello del trasporto pubblico locale che, insieme alla sicurezza idraulica, è un requisito fondamentale per ottenere il finanziamento.
«È sbagliato l’approccio al problema – spiega Cenzuales – Non serve rubare spazio al fiume per migliorare il tpl in Val Bisagno. La corsia protetta non è un totem. La prima scelta è eliminare il traffico privato. Se ciò non è possibile, per una serie di motivi, allora si realizza una corsia dedicata al tpl. In zona Gavette non è necessaria la sede protetta. Sarebbe stata sufficiente un’adeguata riorganizzazione della viabilità. Il WWF aveva presentato un progetto (all’interno del Percorso di Partecipazione sulla tranvia in Valbisagno organizzato dal Comune di Genova) per un tpl di qualità che avrebbe permesso ad Amt di risparmiare almeno 1 milione di euro all’anno. Ma è stato bocciato per una visione politica che francamente, stento a comprendere».
Il Partito Democratico con questa operazione si gioca una buona fetta di consensi nella vallata. E non intende calpestare determinati interessi locali. Alcuni comitati, già un paio di anni fa, hanno contestato il progetto tranvia-busvia ipotizzato dal Comune. Il problema, all’epoca, era la prevista interdizione al traffico privato in alcune zone. Secondo i commercianti questa scelta avrebbe comportato una diminuzione del volume di affari. «Eppure dove esistono aree pedonali oppure riservate ai mezzi pubblici, le attività commerciali funzionano – aggiunge l’esponente del WWF – E forse ottengono risultati migliori rispetto ai negozi ubicati lungo strade congestionate dal traffico, con le conseguenti difficoltà per trovare un parcheggio, spesso a pagamento».
La proposta del WWF supera questo aspetto e «Per garantire la regolarità del transito ai bus contiene l’indicazione di impedire il traffico di attraversamento (quindi estraneo alle destinazioni locali) bloccando il flusso all’altezza della rimessa Amt», precisa l’esponente dell’associazione ambientalista.
«Quello che fa rabbia è che, come al solito, questi progetti calano dall’alto senza il necessario coinvolgimento della popolazione», conclude Cenzuales.
Matteo Quadrone
[foto di Diego Arbore e Daniele Orlandi]
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