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"Il provvedimento ostacola ulteriormente il diritto degli immigrati ad ottenere un documento indispensabile", questo il commento dell'Arci
Il permesso di soggiorno a punti diventa realtà. Dopo un paio d’anni di mirabolanti annunci, soprattutto da parte della Lega Nord, ma nessuna realizzazione concreta, venerdì 11 novembre è entrato in vigore con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale n. 263 il “regolamento che disciplina l’accordo d’integrazione tra lo straniero e lo stato stipulato al momento della presentazione della domanda del permesso di soggiorno”.
Il provvedimento è in vigore dal 26 novembre ma nel testo si parla di 120 giorni di tempo dalla sua pubblicazione in gazzetta ufficiale per renderlo operativo: quindi l’appuntamento è rimandato al 10 marzo 2012.
I soggetti interessati dalle nuove misure sono gli stranieri con più di 16 anni entrati per la prima volta in Italia e che hanno fatto richiesta per il rilascio del permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno. Il provvedimeto, ovviamente non retroattivo, riguarderà solo chi arriverà nel nostro Paese dopo la sua entrata in vigore.
Ma in sostanza di cosa si tratta?
Al momento della richiesta del permesso di soggiorno il cittadino straniero stipula un accordo con lo stato italiano detto appunto” accordo di integrazione” articolato per crediti, vale a dire punti.
Con l’accordo il cittadino straniero si impegna ad acquisire un livello adeguato di conoscenza della lingua italiana parlata; a dimostrare una sufficiente conoscenza dei principi fondamentali della costituzione della repubblica, dell’organizzazione e funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia, della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e agli obblighi fiscali. Ma non solo. Lo straniero dovrà anche garantire l’adempimento dell’obbligo di istruzione dei figli minori e assolvere gli obblighi fiscali e contributivi.
Lo stato da parte sua assicura al soggetto richiedente la partecipazione a una sessione di formazione civica e di informazione sulla vita in italia. In pratica un mini corso gratuito di un giorno e della durata di cinque-sei ore.
Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, commenta così “Il provvedimento ostacola ulteriormente il diritto degli immigrati ad ottenere un documento indispensabile. Di fatto contribuisce a creare cittadini di serie A e serie B”.
Alla firma dell’accordo vengono assegnati automaticamente allo straniero 16 punti: questa quota potrà lievitare grazie alla frequentazione di corsi, titoli di studio, ma anche grazie a comportamenti virtuosi nel senso di un’integrazione nel sistema italiano, come la scelta del medico di base, la registrazione del contratto d’affitto, attività imprenditoriali o di volontariato.
Ma i punti si potranno anche perdere in caso di condanne penali anche non definitive, misure di sicurezza personali, illeciti amministrativi e tributari.
Due anni è il tempo a disposizione per dimostrare di avere tutti i requisiti per soggiornare in italia. In questo arco di tempo i 16 punti iniziali dovranno diventare 30. Infatti un mese prima della scadenza del biennio dell’accordo lo Sportello Unico per l’Immigrazione avvia la verifica chiedendo allo straniero di presentare entro quindici giorni tutti i documenti necessari per ottenere il riconoscimento dei crediti. Chi non è in grado di esibire prove scritte potrà sottoporsi ad un test ad hoc. Se lo straniero ha nel suo permesso a punti dai trenta in su l’accordo si considera rispettato. Da uno a 29 si viene “rimandati” con l’impegno a raggiungere quota 30 in un anno, mentre se i punti sono zero o meno si è “bocciati” e scatta l’espulsione.
Matteo Quadrone