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Immigrazione e città, i quartieri che cambiano: dibattito pubblico

Alla Loggia della Mercanzia il secondo incontro di “Luoghi, Spazi, Persone”, sull’integrazione di popoli, linguaggi e culture di paesi diversi nella Genova multietnica. Era Superba era presente, ecco i temi principali che sono stati trattati


22 Marzo 2013Notizie

​Piazza BanchiLa casa, la strada, il quartiere: elementi urbani che appaiono in contrapposizione, ma che rivelano un intreccio complesso. Questo il tema alla base dell’incontro organizzato dal “laboratorio permanente” formato dall’Università di Genova e dall’Associazione SUQ presso la Loggia della Mercanzia di piazza Banchi nel cuore del centro storico.
L’incontro, introdotto da brani tratti da Pratolini e Izzo, è il secondo appuntamento del ciclo “Incontri in Città – Luoghi, Spazi, Persone” e ha visto la partecipazione di Ferruccio Pastore, direttore del FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione) e di Paola Dameri, Assessore alle Politiche sociali e della casa del Comune.

​Un flusso migratorio può cambiare una città, un quartiere? Quanto il mercato immobiliare influisce sulla disposizione e sull’integrazione degli immigrati? Pastore sottolinea come, per chi emigra, non solo il paese, ma anche la città e il quartiere siano una seconda casa.
Il quartiere diventa quindi luogo d’interazione tra generazioni ed “etnie” differenti: è possibile evitare il conflitto, anche latente? Pastore propone una destinazione più chiara degli spazi pubblici, una sorveglianza più attenta delle dinamiche, una presenza più fitta di mediatori, una partecipazione più attiva della popolazione: difendere energicamente l’immagine del quartiere, “narrarlo” senza pregiudizio, favorendo interazione e integrazione.

Il dibattito si è poi spostato sulla relazione tra calo demografico e richiesta crescente di alloggi. A Genova, dodicimila case sono sfitte; a fronte di un numero crescente di persone “sole”, sarebbe opportuno gestire più proficuamente il patrimonio immobiliare esistente, favorire il social housing (la ristrutturazione di alloggi dati in affitto “concordato”), l’agenzia sociale della casa, intermediario e garanzia, e associazioni di volontari.

In aiuto degli anziani, talvolta privi di una rete parentale, bisogna puntare sulla deistituzionalizzazione, con un aiuto esterno più limitato ma più umano, sul cohousing (la coabitazione, purtroppo snobbata dal nostro retaggio culturale) e, soprattutto, sulle politiche di vicinato. Di nuovo, il quartiere, con la sua identità, diventa il luogo dove sconfiggere la spersonalizzazione, dove creare o ricreare relazioni, dove coesistere e collaborare possono divenire sinonimi.

Il prossimo incontro, in programma il 9 aprile, avrà come oggetto “Centro e Periferia”. Partecipare significa non solo approfondire la conoscenza della propria città e dei suoi problemi, ma anche imparare a guardarla con gli occhi di chi arriva da lontano, cogliendo spunti e (talvolta) soluzioni per una convivenza migliore.

Giulia Fusaro
[foto di Daniele Orlandi]


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