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Primo esperimento di socialità condivisa grazie ad un "wireless mesh network": Tapullo è una rete aperta e gratuita usufruibile solo in Piazza delle Erbe
Una delle cose migliori di Genova sono le sorprese; in ogni angolo, in ogni vicolo, in ogni piazza si possono scovare dettagli incredibili: e incredibile è quello che si può scoprire in piazza delle Erbe. Da qualche giorno, nella piazza fulcro della movida genovese, sono comparsi decine di piccoli adesivi, rotondi, che riportano un QR-code, cioè quella sorta di “codice a barre” che se fotografato con uno smartphone, diventa un collegamento ipertestuale ad una pagina web.
Detto fatto: conquistati da una “palette” decisamente invitante, ecco che il codice ci apre il mondo di “Tapullo, la rete costruita a brettio”. La pagina che si apre invita a connettersi gratuitamente alla rete wi-fi omonima, attraverso la quale si accede a questa nuova frontiera della socialità condivisa: uno spazio virtuale, un contenitore, fatto da tante stanze tematiche, dove i visitatori possono comunicare tra loro seguendo o creando discussioni. Fin qui nulla di nuovo, forse, ma il bello sta nella “fisicità” del connettersi: la rete Tapullo è fruibile solo stando in loco, creando un circolo virtuoso reale-virtuale-reale, aprendo una via nuova alla socialità condivisa degli spazi “vissuti”.
«Questa rete è un esperimento di socialità condivisa. Funziona solo qui e da nessun’altra parte, vuole mettere in contatto le persone che occupano questo spazio fisico tramite l’uso di uno spazio virtuale locale. Quando vuoi registrarti, usa pure una mail finta, non ci interessano i tuoi dati». Questo il disclaimer che accoglie l’utente in Tapullo, e che dice tutto: un’idea nata in termini sperimentali, puntando a potenziare le condivisione dello spazio reale attraverso una via virtuale anonima, veloce e aperta a tutti.
Per iscriversi basta un minuto, e poi si può incominciare a comunicare; diverse sono le sezioni, le“stanze”, già impostate, in cui si possono aprire, o seguire, delle discussioni: dalle classiche “mangiare”, “bere”, “eventi”, a quelle più social, come “Giochi” e “Persone”. Quest’ultima prevede delle sotto sezioni dai nomi esplicativi: “jam”, “Chiacchiere” e “ammore”; ed proprio in questa, che si preannuncia come la più gettonata, che troviamo le prime prove di socialità 3.0: una ragazza infatuata si rivolge ad un bel giovane che «beve una birra vicino alla siepe, posso offrirti un altro giro?». Come sarà andata a finire? Su Tapullo, inoltre, possiamo trovare anche le sezioni dedicate al baratto, ai giochi e ai “passaggi”: «sei sobrio e in auto? Sei sbronzo e/o a piedi? Parlatevi». Più chiaro, e utile, di così?
Tra le pagine di discussione, si trova anche una stanza dove si parla tecnicamente della rete, e dove si possono trovare tutte le informazioni per chi volesse contribuire alla “causa”, aumentando la portata della rete, nella logica delle “wireless mesh network” cioè quelle reti “a maglie”, senza fili, cooperative e costituite da nodi (i router) che funzionano contemporaneamente da ricevitori, trasmettitori e ripetitori. Esattamente all’opposto dell’infrastruttura classica, e commerciale, che porta la connessione singolarmente nelle case di ognuno di noi. A pagamento. Forse è da qui che nasce il nome dell’esperimento: lo stringente pragmatismo del dialetto genovese, che restituisce l’idea della rimedio arguto, costruito senza imposizioni, schemi e governance di sorta.
Non si sa chi sia l’artefice di Tapullo, non si sa chi ci abbia messo il router, e dove questo sia stato collocato: non ci sono credits, contatti, sponsor e patrocini vari. Connettendosi alla rete wi-fi dedicata si può solo accedere alla piattaforma condivisa, senza poter navigare per il web. Sta forse qua la genialità della “pensata”: aver predisposto uno spazio di comunicazione puro, dove i contenuti sono solo quelli di chi la “abita”, e per abitarla bisogna vivere uno spazio reale come quello della piazza.
Un gioco? Probabilmente molto di più. Sicuramente una voce fuori dal coro, che scommette sulla libera comunicazione tra le persone, e la libera fruizione degli spazi, sia virtuali che reali.
Nicola Giordanella
nessun mistero, sono bastati 10 minuti di analisi forense per scoprire che dietro c’è Giovanni Civardi