Era Superba è il magazine online dedicato alla città di Genova. Notizie, inchieste e interviste, agenda eventi, video e rubriche di approfondimento

  • Home
  • Notizie
  • Approfondimenti
  • Ambiente
  • La città che cambia
  • Interviste
  • Editoriali
  • Seguici
    • Facebook
    • Twitter
    • RSS Feed
    • LinkedIn
    • Youtube

Bic Liguria: imprenditoria giovanile e incubatori d’impresa

Abbiamo cercato di capire in che modo Genova e la Liguria stanno affrontando la sfida della creazione d'impresa giovanile. L'attività del BIC Liguria, il progetto UNITI e la testimonianza di due giovani imprenditori


28 Febbraio 2013Notizie

centro-panoramica-2Dagli anni ottanta gli incubatori rappresentano uno dei principali strumenti per il sostegno alla creazione d’impresa, soprattutto giovanile, e per lo sviluppo di imprese già esistenti nel territorio. Con il tempo il contesto in cui questi incubatori erano nati si è  profondamente modificato e dal 2005 in avanti il BIC Liguria ha deciso di puntare sulle start up fortemente innovative. Grazie al progetto UNITI, sono stati realizzati diversi spin off universitari ad alto contenuto tecnologico che rappresentano uno dei fiori all’occhiello dell’imprenditoria genovese.

In questo periodo di crisi però anche le aziende che fanno parte dell’incubatore sono diminuite, infatti da una media di 60 aziende incubate negli ultimi anni si è scesi a circa 45. A queste imprese l’incubatore fornisce un insieme di servizi di supporto per la fase di avvio dell’attività, non solo dal punto di vista logistico, ma anche per la realizzazione dei business plan (un documento che definisce il progetto imprenditoriale e i suoi dati economici), per la comunicazione e il marketing e per la pianificazione dell’attività aziendale.

Il processo di incubazione dura dai tre ai cinque anni, ma cosa accade quando queste imprese escono dal BIC e iniziano a competere sul mercato? Secondo i dati che ci ha fornito il dott. Pietro De Martino, direttore del BIC Liguria, sono circa 400 le aziende fuoriuscite dall’incubatore ancora oggi attive sul territorio e tali aziende sono state in grado di generare nuova occupazione.
Tuttavia, esiste una certa diffidenza nei confronti delle attività incubate, troppo deboli, secondo alcuni, per reggere il peso della competizione. Per migliorare la loro efficacia anche nella fase post-incubazione il BIC ha deciso di rendere estremamente rigido il processo di selezione: «Laddove c’è una selezione alta – afferma De Martino – la percentuale di successo cresce». Negli anni passati un imprenditore poteva anche trovare nell’incubatore una soluzione meramente logistica a costi ridotti, mentre oggi l’ammissione di un progetto è subordinata a molti altri aspetti, ad esempio la compagine societaria, la coerenza dei profili, l’idea d’impresa collegata allo sviluppo del territorio. Si tende a concentrare l’offerta dei servizi dell’incubatore alle  imprese fortemente innovative e tecnologiche.

“Ci sono poi delle aziende – aggiunge De Martino – che abbiamo aiutato all’esterno, che non sono transitate dall’incubatore. Rappresentano, anzi, il numero maggiore degli interventi fatti”. Dal 2003 ad oggi il BIC ha supportato infatti la creazione di più di 1500 microimprese sul territorio ligure – di cui l’80% a Genova – che rappresentano il tessuto delle nostra economia.

 

LA PAROLA AGLI IMPRENDITORI

denaro-economia-crisi-DIMatteo Santoro è uno dei due soci fondatori di Camelot, la prima start up del progetto UNITI creata nel 2009. «All’inizio dell’attività non avere costi fissi ha un certo peso. – afferma Santoro – Il BIC è stato molto comodo per questo e per il fatto di poter usufruire di spazi conferenza e sale riunioni per incontrare clienti e collaboratori».

Camelot, in un certo senso, sul mercato c’è già da anni, nonostante continui ad essere ospitata dal BIC. Infatti, i 30.000 euro che il progetto UNITI aveva messo a disposizione per l’avvio della start up erano sati sufficienti solo per coprire i costi iniziali. Per questo i due giovani imprenditori hanno scelto di farsi finanziare direttamente dal mercato proponendo subito i propri prodotti ai potenziali acquirenti: «Siamo andati a cercare con la valigetta chi volesse comprare da subito». Avere alle spalle la struttura del BIC ha permesso a questa impresa di ridurre le proprie spese e puntare tutto su ricerca e sviluppo.

«Ma – afferma Santoro – l’impresa ha successo non sulla base del contenitore in cui la si mette; funziona se è buona l’idea». Quindi un incubatore può essere importante per permettere la crescita di un progetto, ma la bontà dell’idea e del modello di business sono la vera chiave del successo.

Lo sa bene Michele Zunino, un altro giovane imprenditore genovese che ha fondato la propria azienda, Netalia, al di fuori dell’incubatore. «Le aziende – ci spiega Zunino – devono avere un modello industriale molto ben dettagliato. È deviante il concetto secondo il quale i giovani pensano di poter diventare miliardari con una app». Anche se il BIC consente di ridurre le spese aziendali, i suoi servizi hanno comunque un costo. Per questo Zunino sottolinea che «Non si può fare l’imprenditore senza soldi». Il fondatore di Netalia è scettico verso le misure adottate dai recenti governi per incentivare l’imprenditoria giovanile come la cosiddetta Srl semplificata, che permette a giovani under 35 di creare una propria attività con un capitale sociale di 1 euro.  «Il fatto di permettere l’esistenza di società sottocapitalizzate non serve».

Anche Santoro vede un pericolo in questa cultura della facile auto-imprenditorialità: «Quando una cosa è di moda diventa anche un po’ fighetta, ma l’imprenditore oggi nelle prime fasi, quando ha un’idea e la vuole portare sul mercato, si fa un discreto mazzo, seleziona il personale e fa anche le pulizie pur di andare avanti».

 

Federico Viotti

[foto di Diego Arbore]


  • economia, giovani, imprese
  • tweet
Potrebbe interessarti anche
  • Genova scelta di ‘serie b’ per Amazon: opportunità persa o pericolo scampato?
    Genova scelta di ‘serie b’ per Amazon: opportunità persa o pericolo scampato?
  • Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse
    Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse
  • Si torna a scavare sul Monte Gazzo: altri 3 milioni di metri cubi di calcare per le grandi opere
    Si torna a scavare sul Monte Gazzo: altri 3 milioni di metri cubi di calcare per le grandi opere
  • Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua
    Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua
Altri articoli di questa categoria
  • Ripresa e resilienza? Meno pubblico e più privato. Ma le concessioni balneari non le tocca nessuno
    Ripresa e resilienza? Meno pubblico e più privato. Ma le concessioni balneari non le tocca nessuno
  • Un anno di corsie ciclabili, ma la guerra per lo spazio urbano non è finita: in che città vogliamo vivere?
    Un anno di corsie ciclabili, ma la guerra per lo spazio urbano non è finita: in che città vogliamo vivere?
  • Potenza e fragilità della globalizzazione: ciò che svela il blocco di Suez
    Potenza e fragilità della globalizzazione: ciò che svela il blocco di Suez
  • Rotta balcanica e le responsabilità europee: intervista a Brando Benifei
    Rotta balcanica e le responsabilità europee: intervista a Brando Benifei

Lascia un Commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Libri

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

Ludovica Squadrilli ci racconta come si possano intrecciare socialità e impegno civico
‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

Editoriali

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Cosa è cambiato in questi anni, e cosa è rimasto uguale: decine di viadotti arrivati a fine vita, per i quali "manca solo la data del decesso"
Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Genova Anno Zero: Ponte Morandi

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

A cinque anni dal crollo la città è ancora sotto l’ipnosi di una rinascita che non c’è
Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Ne demolissero altri cento

Ne demolissero altri cento

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Seguici su Twitter e Facebook

Tweets von @"Era Superba"

Archivio Articoli

Era Superba - Copyright © 2023 | Codice ISSN 2281-471X
  • Contatti
  • Redazione
  • Privacy
  • Archivio Rivista