Due città in Europa e due in Giappone per sperimentare una migliore qualità della vita attraverso la tecnologia: anche Genova farà parte del progetto Clout, ecco i dettagli
Il termine Internet delle cose, coniato nel 1999 in un laboratorio del Massachussets Institute of Technology, indica la capacità di Internet di “estendersi” agli oggetti di uso quotidiano, per fornire loro la capacità di connettersi alla Rete e fornire informazioni sul proprio utilizzo. Alcuni esempi, per semplificare: la boccetta di un farmaco invia un messaggio per ricordare quando va assunto, un vaso di fiori segnala la necessità di essere annaffiato al più presto, il frigorifero memorizza automaticamente scadenze e lista della spesa.
In senso più ampio, i progetti legati a Internet delle cose vogliono migliorare la vita delle città in termini – per esempio – di risparmio energetico, infomobilità e sostenibilità ambientale. Ovvero, tutto ciò che è connesso a Smart City.
Un altro termine importante da conoscere, prima di illustrarvi le ragioni per cui ne parliamo, è Cloud Computing: si tratta di un insieme di tecnologie che permette di non utilizzare più la memoria “fisica” dei computer per installare programmi, salvare dati e così via, ma si serve di una nuvola (traduzione inglese di “cloud”, appunto), ossia di una memoria virtuale presente su Internet e che ha capacità di conservazione illimitata. Google Drive e Dropbox – molto usati nelle aziende e dai professionisti per conservare e condividere documenti – sono due esempi di servizi basati su tecnologia cloud.
Sono molti i progetti internazionali, proprio a partire da Smart City (ma anche distinti da essa), a cui Genova ha aderito negli ultimi anni, con l’obiettivo di dare prestigio alla città dal punto di vista tecnologico, culturale e ambientale. Alcuni esempi di cui vi abbiamo fornito approfondimenti su Era Superba sono Peripheria, Transform – Celsius – R2Cities, Medi@tic e Creative Cities.
Di recente è stato presentato CLOUT (acronimo di Cloud Of Things), iniziativa a cura dell’istituto di ricerca francese Cea-Leti che coinvolge due città europee (Genova, Italia e Santander, Spagna) e due città del Giappone (Fujisawa e Mitaka). In queste città, grazie a un finanziamento complessivo di 4 milioni di euro, nei prossimi 3 anni (scadenza prevista: 31 marzo 2016) alcuni centri di ricerca potranno sperimentare progetti, applicazioni e tecnologie legate a Internet delle cose e al Cloud computing.
In particolare, saranno testate in queste città tecnologie che permettono ai cittadini di “connettersi” all’ambiente che li circonda per scambiare informazioni in tempo reale: tra gli ambiti che saranno oggetto di studio vi sono il trasporto pubblico, la sicurezza urbana, la gestione delle emergenze, la segnalazione di situazioni di interesse alle istituzioni. La tecnologia legata a Internet delle cose permetterà di inviare e ottenere queste informazioni, mentre il Cloud Computing gestirà il sistema di “archiviazione virtuale” per memorizzare tutti i contenuti che verranno prodotti e scambiati.
I centri di ricerca coinvolti sono in totale otto: tre europei (Università di Cantabria, Spagna; Engineering, Italia e ST Microelectronics, Svizzera) e cinque nipponici (NTT East, NTT R&D, Università di Keio, Panasonic e il National Institute of Informatics).
Marta Traverso