Il decreto Monti ha deciso l'aumento dell'IRPEF già sui redditi del 2011, ma Confconsumatori dimostra che tale decisione può essere contestata alla Corte Costituzionale
Le manovre economiche hanno ridotto i trasferimenti agli enti locali e hanno inasprito i limiti del patto di stabilità: per far fronte a questo grave problema, il Governo ha pensato di ridare fiato agli enti locali adottando diverse misure, fra cui la reintroduzione dell’ICI (Imu) sulla prima casa; la previsione di un nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi; l’introduzione di un aumento delle accise (anche sulla benzina) per finanziare i trasporti locali e, infine, l’aumento dell’addizionale regionale sull’IRPEF anticipandola sin dal 2011.
Quest’ultima norma, la retroattività dell’aumento dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), è stata oggetto di studi da parte degli avvocati di Confconsumatori che ora si apprestano a contestarne l’applicazione innanzi alla Corte Costituzionale.
IL FATTO – La norma contenuta nel decreto “Salva Italia” consente l’aumento dell’addizionale Irpef regionale dallo 0,9% all’1,23% (ovvero un + 0,33%) con effetto immediato già dal 2011. Questo significa che, nelle Regioni che applicheranno l’aumento, lo 0,33% dovrà essere tolto anche dalle buste paga e dalle pensioni dell’intero 2011 e sarà recuperato durante il 2012 (per cui la decurtazione di stipendi e pensioni sarà raddoppiata (0,66%). I professionisti invece pagheranno in sede di dichiarazione Irpef 2011 questa inattesa nuova tassa.
LA GIURISPRUDENZA – «La Corte Costituzionale – afferma l’avv. Antonio Pinto di Confconsumatori – fin dalla sentenza n. 43 del 1964 ad oggi, ha infatti costantemente affermato il principio che la prestazione di imposta deve essere sempre effettivamente collegata al presupposto proprio del tributo, e tale collegamento effettivo deve esistere anche sotto il profilo temporale, sicché non deve essere di regola spezzato nella tassazione retroattiva.
In tema di tassazione retroattiva il ragionamento della Corte Costituzionale è il seguente: quando una legge modifica retroattivamente una disciplina tributaria esistente, il collegamento effettivo fra capacità contributiva e tassazione può risultare spezzato; il venir meno di tale collegamento deve essere verificato di volta in volta dalla Corte. Dunque la legge tributaria retroattiva di per sé non è incostituzionale, ma toccherà allo Stato provare la legittimità della modifica peggiorativa e la crisi non costituirà di certo giustificazione legittima, anzi rafforzerà le ragioni dei consumatori».
L’irpef viene pagata allo Stato cui è delegato il compito di regolarla sia per i lavoratori che per i pensionati a seconda del reddito.Ma cosa c’entrano regioni e comuni?Perchè altre irpef? Stipendi e pensioni diventano ballerini,sparisce l’affidamento che su di essi fa il contribuente.Ma è giusto tutto ciò? Possibile che nessuno si ribelli alla discrezionalità cui siamo sottoposti?