Lorenzo Basso ha convinto tutti all'interno del Pd, le sue dimissioni sono state respinte all'unanimità. Ora dovrà convincere gli elettori. Accettate, invece, le dimissioni di Rasetto
“No dai, non te ne andare”. L’assemblea del Partito Democratico ha respinto le dimissioni del segretario ligure Lorenzo Basso presentate dopo la brutta figura rimediata alle primarie. E l’uomo che fino a qualche giorno fa sembrava aprire al nuovo corso del Pd rimettendo il proprio mandato e lasciando spazio a un volto nuovo capace di restituire ordine e competitività ad un partito “scaduto”, diventa, volente o nolente, lui stesso punto di partenza del rinnovamento. A testimonianza di ciò l’applauditissimo intervento durante la Direzione Regionale del Pd di ieri. Eccone un breve riassunto:
“Non ho rassegnato dimissioni solo formali. Non l’ho fatto perché tutto rimanga uguale a prima. Ho messo in conto di uscire di qui senza più essere Segretario. Ma questo è il tempo delle scelte… Tantomeno però voglio fare quello che in passato altri hanno fatto: rassegnare le mie dimissioni alla prima sconfitta. Non lascio il Partito nelle difficoltà se si ritiene che io possa essere utile.”
“I genovesi ci hanno chiesto innovazione di contenuti, di stile e di uomini. Se non daremo loro anche uno solo di questi ingredienti la nostra ricetta verrà respinta e questa volta, a differenza delle primarie, non ci sarà appello. […] Stasera è necessaria una scelta forte. Nessun direttorio, caminetto, soluzione pasticciata che tenga dentro correnti e maggiorenti può essere accettata.[…] Per farlo è però necessaria la vostra fiducia. Una fiducia piena e convinta, che dia a questo Partito, attraverso di me che ho l’onore di guidarlo, la forza di arrivare compatto alle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno non solo a Genova. Vi chiedo quindi di accettare le mie dimissioni oppure di darmi la forza per compiere insieme tutto ciò che è necessario a realizzare questo impegnativo obiettivo.”
E ancora.. “I cittadini si aspettano che cambi non solo la politica ma anche l’intera classe dirigente che da oltre trent’anni governa l’economia, la vita sociale, la cultura e i rapporti di potere di questa città. Ma scaricare le responsabilità solo addosso al Sindaco e all’Amministrazione è un’autoassoluzione che non coglie il problema e non getta le basi per superarlo. Né possiamo illuderci che i problemi di un partito si possano risolvere individuando un unico colpevole.”
Accolte invece le dimissioni di Victor Rasetto, ex segretario provinciale, non è ovviamente tutta sua la responsabilità della rovinosa corsa a due Vincenzi – Pinotti, ma è stato lui, allo stato attuale delle cose, a pagare le spese per tutti. Rimangono delusi, al momento, gli elettori del centrosinistra che si aspettavano un radicale cambiamento della classe dirigente del partito.