Mercoledì 20 giugno alle ore 19:30 presso il Club Amici del Cinema (via Carlo Rolando 15) sarà proiettato il documentario "Mare Chiuso"
Due documentari per aprire gli occhi, dibattiti e dialogo con il pubblico per focalizzare l’attenzione su un tema che chiama in causa i diritti fondamentali della persona, spesso calpestati impunemente a causa di spregiudicati accordi politici e per presunte ragioni di sicurezza.
Il 20 giugno 2012, in occasione della Giornata internazionale dei rifugiati – inizialmente celebrata in alcuni paesi Africani, diviene mondiale con la Risoluzione 55/76 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 4 Dicembre 2000 – anche Genova sarà protagonista dell’iniziativa “Mai Più Respinti” !
«La Giornata Mondiale del Rifugiato 2012 vuole farci riflettere sulle difficili scelte che un rifugiato è spesso costretto a fare nel corso della propria vita alla ricerca di protezione – sottolinea l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Italia (UNHCR) – Rimanere e rischiare la vita in una zona di guerra? Fuggire e lasciare le persone che ami? Rimanere ed essere costretti a combattere? Rischiare la morte durante la fuga? Rimanere e rischiare la vita sotto le bombe? Fuggire e rischiare torture, violenze o qualcosa di peggio? Tu cosa faresti?».
Questi sono solo alcuni esempi di scelte difficili e laceranti che nessuno dovrebbe mai trovarsi a dover affrontare. Perché nessuno sceglie di diventare rifugiato. Sono i conflitti e le violenze che separano milioni di rifugiati dai propri cari.
Uno sforzo collettivo che nasce in seno alla società civile – promosso a livello locale dalle associazioni “Centro delle Culture Genova”, “Music for peace”, “Senza Paura” , “3Febbraio”, “Usciamo da Silenzio”, “Ya Basta! Genova” – avrà luogo in più di 80 città italiane, per porre fine alla barbara politica dei respingimenti imposta dai nostri politici ai danni di chi, in fuga da guerre e persecuzioni, dovrebbe essere invece accolto e tutelato.
Come detto, nella nostra città saranno organizzate proiezioni speciali di due documentari.
“Mare Chiuso”, realizzato da Andrea Segre e Stefano Liberti, presso il “Club Amici del Cinema” (via Carlo Rolando 15, Sampierdarena) alle ore 19:30. Il film – patrocinato da Amnesty International – racconta le vicende accadute tra il 2009 e il 2010 quando, in seguito al trattato di amicizia Italia-Libia del 2008 ed in applicazione degli accordi tecnici del 2007, centinaia di migranti in fuga dalle coste del Nord Africa sono stati respinti senza essere identificati né avere accesso alla procedura di asilo. Molti di essi erano richiedenti asilo, fuggiti da persecuzioni e guerre. Persone rispedite in Libia, dove sono state imprigionate, torturate e deportate dalla polizia di Gheddafi.
Il 23 febbraio 2012 l’Italia è stata condannata per aver eseguito queste operazioni, ma ad oggi il Governo Italiano non si è ancora ufficialmente impegnato a non eseguire mai più respingimenti e troppa parte dell’opinione pubblica è ancora convinta della necessità o addirittura del successo di quelle pratiche.
«L’Italia, di fatto, non ha mai rifiutato questi accordi – spiega Stefano Martini, Centro delle culture – L’obiettivo delle iniziative del 20 giugno è proprio quello di chiedere a gran voce che il nostro Paese rifiuti l’odiosa pratica dei respingimenti, sia in mare che in terra».
E ieri, proprio in merito alle politiche di contrasto all’immigrazione, il quotidiano La Stampa, riportava stralci dell’accordo segreto siglato lo scorso 3 aprile tra Italia e Libia, con le firme del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri e del suo omologo libico, Fawzi Altaher Abdulati. Il processo verbale della riunione tra le due delegazioni sembra andare in direzione contraria rispetto alle aspettative degli organizzatori della giornata del Rifugiato, riconfermando, in sostanza, tutte le vecchie intese siglate da Roma con il dittatore Gheddafi. Così si legge nel documento «Nel quadro del consolidamento dei rapporti di amicizia tra la Libia e la Repubblica italiana dei trattati e degli accordi bilaterali finalizzati al rafforzamento di relazioni privilegiate in materia di contrasto all’imigrazione clandestina… l’Italia si impegna ad avviare immediatamente il programma delle forniture relativo a mezzi tecnici e attrezzature». Inoltre l’accordo stabilisce l’inizio della costruzione di «un centro sanitario a Kufra (sud della Libia al confine con Egitto, Sudan e Ciad, ndr) per garantire i servizi sanitari di primo soccorso a favore dell’immigrazione illegale». Ma in Libia, Paese che non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sul rispetto dei diritti umani, quello dei centri di accoglienza è un tema assai delicato. Durissima la reazione di Amnesty International che parla di «Un accordo che rischia di comportare gravi rischi per i diritti umani». Il punto più critico, come spiega il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury è «La mancanza di garanzie per i richiedenti asilo. Sembra che anche per il governo italiano pensi che in Libia non ci siano persone bisognose di protezione internazionale». Per quanto riguarda le presunte iniziative umanitarie il giudizio è tranchant «Kufra non è mai stato un centro sanitario nè tantomeno di accoglienza ma un centro di detenzione durissimo e disumano – conclude Noury – I cosiddetti centri di accoglienza di cui si sollecita il ripristino hanno a loro volta funzionato come centri di detenzione, veri e propri luoghi di tortura».
Tornando al 20 giugno, sempre a Sampierdarena, presso la sede di Music for Peace (Via Balleydier 60,Sampierdarena), alle ore 21:00, seguirà la proiezione di “Io sono. Storie di Schiavitù” documentario di Barbara Cupisti. Un film che racconta le vicissitudini di rifugiati ma non solo, perché a subire soprusi e atteggiamenti discriminatori sono anche i migranti che in un modo o nell’altro riescono a fermarsi in Italia. Quindi storie di uomini sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli e donne costrette a vendere il proprio corpo sugli squallidi marciapiedi delle periferie italiane.
«Chi fugge dal proprio Paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche ha diritto ad ottenere la protezione internazionale – concludono gli organizzatori – Speriamo che questa giornata sia un’occasione di dibattito, confronto, denuncia e partecipazione».
Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]