Il mese di marzo del 2012 regala un cielo stellato incantevole, i 5 pianeti più luminosi del sistema solare saranno visibili contemporaneamente e la Luna risplenderà fra le Pleiadi e le Iadi
E’ in itinere una grandiosa maratona ma è inutile cercarla ad altezza suolo, non è una corsa per comuni mortali ma, solo, per vere e certificate “stelle”. Una competizione in atto, o meglio una caccia al tesoro, aperta a tutti e che viene indicata come “Maratona di Messier”.
La gara consiste nel trovare nel cielo stellato, in una sola notte, quanti più “oggetti” possibili (nebulose, pianeti, galassie etc.) tra quelli elencati nel catalogo da cui prende il nome. Questa “galoppata“ celeste, inventata da diversi astrofili nord-americani, negli anni ’70, e il cui capostipite fu Gerry Rattley di Dugas (Arizona), prende ispirazione dall’astronomo francese Charles Messier (1730–1817,) il quale compilò un elenco di 110 oggetti che possono essere visibili contemporaneamente in un cielo stellato.
Questo gioco, che non ha altro premio se non la gioia del traguardo finale, si arricchisce di fascino in concomitanza di particolari congiunzioni astrali. Anche per i meno esperti e poco vogliosi di cimentarsi in competizioni impossibili, in questi ultimi giorni di febbraio e per il restante mese di marzo, il cielo notturno ci offre un’opportunità affascinante che, per particolare luminosità, non necessità di angoli bui, lontano dalle luci della città, ma solo di uno sguardo curioso verso l’alto.
I 5 pianeti più brillanti del nostro sistema solare si sono infatti dati appuntamento ad est, subito dopo il tramonto. Un convegno esteso anche alla signora della notte ovvero la dea Luna che giocherà con alcuni di loro per disegnare un triangolo magico (già è visibile in questi giorni)… Prime luminose luci ad accendersi sono Venere e Giove che, in avvicinamento progressivo, formano, con la luna crescente, una figura geometrica ben riconoscibile da qualsiasi punto della terra. Questo fenomeno si protrarrà fino alla fine del mese quando i due pianeti, tra il 12-13 marzo, si troveranno in congiunzione, cioè accostati a meno di due gradi di distanza.
Se le condizioni sono favorevoli, si può vedere, anche, il piccolo Mercurio, alto appena pochi gradi sull’orizzonte, al crepuscolo, tra le luci di un sole calante che seguirà, nel tramonto, dopo circa un‘ora e mezza. Una vera cascata di pianeti a cui si aggiunge, verso est, nella costellazione del Leone, un Marte che, pur raggiungendo, nei primi giorni di marzo, la distanza minima dalla terra, si troverà nel punto più lontano dal sole e quindi meno luminoso.
Bisogna armarsi, dunque, di buona vista o di un cannocchiale e non aver premura perché sarà visibile per l’intera notte. Manca all’appello Saturno che si farà attendere fino a poco prima delle 23 e brillerà ad est, non lontano da Spica, stella più luminosa della costellazione della Vergine.
Per chi, non pago, cercasse tra gli astri qualche altra curiosità potrà andare alla scoperta di Arturo, astro più lucente dell’emisfero boreale. Sito a nord-est, appena sopra l’orizzonte, è individuabile seguendo la curvatura, verso sud, suggerita dal timone del Grande Carro. Questo corpo celeste fa parte di una Costellazione chiamata Boote (o Guardiano Dell’Orsa) il cui etimo si presume derivi dal greco «rumoroso» o «clamoroso», intendendo il vociare di un guardiano preposto alla cura del gregge (in questo caso l’orsa).
La mitologia narra che Arcas, figlio di Zeus e di Callisto, fosse stato fatto a pezzi e cucinato da Licaone, consuocero del dio. Quest’ultimo riconosciuto il misfatto, punì severamente l’infame e, ricomposto il corpo del giovanetto, lo affidò alla Pleiade Maia che lo accudisse nella crescita. Nel contempo, la vendicativa Era, moglie di Zeus, irata per il tradimento compiuto dal consorte, aveva trasformato Callisto in un’orsa. Per evitare che l’incontro tra Arcas e l’orsa, in una battuta di caccia, si trasformasse in un matricidio, il padre degli dei trasportò i due tra le stelle.
Anche la Luna che, nel suo percorso celeste, si troverà il 27 marzo tra due splendidi ammassi stellari, le Pleiadi e le Iadi, avrebbe da raccontare molte storie. La più curiosa è quella che la identifica con Artemide (luna nuova): un incontro galante, tra il solito Zeus e Latona, scatenò la rabbia di Era che scagliò una maledizione per colpa della quale la poveretta non poteva partorire in presenza della luce del sole. Fu necessario far emergere dal mare l’isola di Delo, nei cui bui meandri la luna (Artemide) potesse venisse al mondo e, dopo la nascita, inseguita dall’antico sortilegio, continua a comparire nel cielo solo dopo il tramonto.
Le Pleiadi, che si ritrovano lassù per sfuggire ad Orione, con le sorelle Iadi (Piovose), ninfe dei boschi, fanno parte della costellazione del Toro. Luminose e facilmente distinguibili, erano conosciute fin dall’antichità come lo dimostra il fatto che le troviamo già menzionate da Omero, nella descrizione dello scudo di Achille. Per la mitologia sotto le sembianze di questo animale si nascose Giove per rapire e sedurre Europa: che sia il ricordo vanesio di una disdicevole bravata ad averlo collocato così in alto? Secondo altri, sono le spoglie di una mucca bianca sotto cui il dio celò la ninfa Io per sottrarla alle ire della moglie Giunone. Si narra che la sospettosa consorte, non credendo all’inganno, avesse affidato la giovenca ad Argo, mostro dai cento occhi, da cui fu liberata per intervento di Mercurio che uccise la deforme creatura, incantandolo col suo flauto magico. Più indispettita che mai, l’oltraggiata dea mando un terribile tafano a tormentare la povera Io, alla quale non rimase che gettarsi nel Mar Ionio (da cui il nome) per liberarsi dal supplizio. Fu solo in Egitto, dopo che Giove giurò di non perpetrare altri futuri tradimenti, che poté essere liberata dal malefico travestimento che fini in quel firmamento dove, ancor oggi, aleggiano fantastiche storie di miti ed eroi.
Adriana Morando
Commento su “Marzo 2012, congiunzione astrale: Giove, Venere e la Luna risplendono nel cielo”