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Incontro con Massimo Scalia, il fondatore di Legambiente

Il professore de La Sapienza ci spiega la "rivoluzione energetica" che interesserà il mondo e ci svela come gli obiettivi annunciati dall'Italia per il 2020 siano inquinati da qualche bugia...


1 Dicembre 2011Interviste

Massimo ScaliaStorico fondatore di Legambiente e del movimento antinucleare che porto’ all’abrogazione dell’utilizzo di energia nucleare in Italia, docente all’Universita’ La Sapienza di Roma, e’ stato fra i primi parlamentari eletti delle liste Verdi negli anni ottanta. Massimo Scalia e’ un’indiscussa autorita’ in campo ambientale e scientifico e non solo a livello nazionale…

“Energia rinnovabile: niente piu’ bollette da pagare”: uno slogan fuorviante o una realta’ possibile da immaginare?
Beh piu’ che fuorviante, direi utopistico. Il pianeta e’ finalmente proiettato verso il rinnovabile e la progressione e’ buona se si pensa al tetto del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili che auspica di raggiungere la Commissione Europea nel 2020, ma immaginare nel medio termine l’autoproduzione energetica della singola famiglia, perche’ solo questo porterebbe a non “pagare piu’ bollette”, e’ impossibile, soprattutto in un contesto urbano. Al momento e’ bene pensare che per continuare a crescere e puntare al decollo dell’energia pulita sono indispensabili investimenti da parte di Stato e imprenditori, e magari fra dieci anni risparmieremo tutti qualcosa anche sulle famose bollette.

E mentre il mondo sembra essersi definitivamente orientato verso l’energia prodotta grazie a fonti rinnovabili, in Italia si è parlato di energia nucleare…
Il comportamento del nostro paese in tema di energia e’ assurdo. Gli ammiccamenti al nucleare altro non sono che chiaro sintomo di arretratezza. Prendiamo ad esempio Francia e Germania, due paesi che in passato tanto hanno puntato sul nucleare… Oggi, a differenza nostra, sono in piena corsa per raggiungere gli obiettivi del 2020. Non partecipare a questa sana competizione significa porre irrimediabilmente l’Italia in ritardo rispetto all’Europa e a buona parte del mondo. Il nucleare e’ in declino cronico da anni, per comprenderlo e’ sufficiente pensare agli enormi capitali da investire per la costruzione di una centrale. Capitali che inizieranno a fruttare non prima di dodici anni dopo, tempo minimo necessario per l’entrata in funzione della stessa. Io credo che nessun imprenditore in questo momento farebbe una follia simile.

L’Italia, dunque, raggiungera’ l’obiettivo europeo nel 2020?
Allo stato attuale no. Il governo Berlusconi aveva dichiarato di puntare addirittura al 25% di consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili, ma si gioca sul dico e non dico e sui facili fraintendimenti, come sempre accade dalle nostre parti. Il 25% di energia rinnovabile di cui hanno parlato governo ed organi di stampa, si riferisce esclusivamente all’esigua fetta di torta attualmente occupata dall’energia elettrica. Mi spiego meglio: l’energia elettrica copre solo 1/5 dei consumi totali di un paese e i termini europei parlano del 20% sull’intera torta. Con un banale calcolo matematico e’ semplice rendersi conto che il 20% “all’italiana” altro non e’ che un ridicolo 5% per i termini stabiliti dalla nuova politica energetica europea.

Quali sono le regole imprescindibili che ognuno di noi dovrebbe quotidianamente seguire per ridurre i consumi e permettere un giorno il pieno sostentamento con l’energia pulita?
Come qualunque altro tipo di rivoluzione, anche quella energetica per verificarsi ha bisogno innanzitutto di mettere radici nella testa e nella coscienza della gente. E oggi questo e’ un obiettivo ancora ben lontano dall’essere raggiunto. Per arrivare solo che a immaginare la totalita’ dei consumi sostenuta da energia proveniente da fonti rinnovabili bisognera’ aspettare decenni, soprattutto se pensiamo che ce ne sono voluti ben ottanta al petrolio prima di stabilirsi come fonte principale. Ad ogni modo l’attesa sara’ inutile senza l’impegno quotidiano di ognuno di noi per guadagnare di anno in anno importanti percentuali. Le buone norme da rispettare le conoscono tutti e vanno dal circondarsi di elettrodomestici a basso consumo, alle luci accese, sino agli stand by dei televisori… Io credo, tuttavia, che sia piu’ una questione di cultura e coscienza personale, indipendentemente da decaloghi e manuali da rispettare.

I Paesi in via di sviluppo rischiano di commettere i nostri stessi errori per quanto riguarda l’utilizzo sconsiderato di combustibili fossili?
Se cosi’ fosse il pianeta rischierebbe il collasso e il problema dei cambiamenti climatici diventerebbe ingestibile. Per fortuna, pero’, le cose non vanno in quella direzione. Paesi come Cina ed India, ad esempio, danno contributi fondamentali. Ci sono Paesi arabi di gran lunga meglio attrezzati di noi per quando riguarda energia solare e pannelli fotovoltaici, i deserti sono immensi recipienti di energia. Insomma, non e’ assolutamente detto che i Paesi in via di sviluppo debbano commettere i nostri stessi errori, anzi…

Gabriele Serpe


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