Dagli scavi di piazza Matteotti riemerge muro attiguo a domus romana di età tardo repubblicana già scoperta negli anni 70-80. La studio della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio della Liguria
Nessuna sorpresa emerge dal selciato di piazza Matteotti: i resti murari che in queste ore sono “sotto indagine” da parte degli specialisti della Soprintendenza Archeologica della Liguria, sono connessi planimetricamente a strutture di epoca romana già conosciute. I lavori di manutenzione straordinaria delle tubature del gas, quindi, hanno permesso un aggiornamento di studio, senza però portare, per il momento, nessuna nuova scoperta di rilievo.
L’archeologo Ferdinando Bonora, oggi uno dei responsabili del sito dell’Anfiteatro romano “custodito” sotto i Giardini Luzzati, ricorda quella scoperta: «Nell’area di piazza Matteotti nel 1975 avevo segnalato l’esistenza di resti di epoca romana, “centrati” da una ruspa intervenuta per la posa di cavi telefonici. I successivi scavi avrebbero permesso di trovare i resti di una grande domus romana»
Si tratta di una costruzione risalente al periodo tardo-repubblicano con pavimenti musivi e decorazioni parietali, posta ai margini dell’area urbana romana: come è noto, infatti, in zona San Lorenzo esisteva una necropoli, mentre le zone limitrofe erano occupate da ville e abitazioni. Il nucleo romano è probabile che si articolasse tra via San Bernardo (il decumano del classico schema urbano romano) e Canneto il Curto (il cardo), proprio ai piedi della Collina di Castello, l’antichissimo primo insediamento urbano della Genova pre-romana.
Quello di Piazza Matteotti, quindi, è uno scavo «che non ha portato alla luce nessuna strada, bensì strutture murarie romane, connesse planimetricamete a quelle precedentemente individuate – conferma Simon Luca Trigona, funzionario archeologo responsabile del Comune di Genova per la Soprintendenza – e una serie di strati di distruzione delle stesse che ci testimoniano l’abbandono in età medio-tardo imperiale della domus. Le altre murature visibili invece sono fondazioni prive di livelli d’uso comnnessi che si inseriscono in età tardo-medievale».
Ovviamente questo non ha impedito agli archeologi di portar avanti la ricerca: «L’archeologia urbana soprattutto a Genova è un colligere disiecta membra – ha sottolineato Trigona – solo in una successiva fase di analisi e comparazione dei dati di scavo sarà possibile spingersi a ricostruzioni più dettagliate». Rimane il fatto che il passato romano della città, spesso non troppo considerato dalla letteratura anche istituzionale sulla archeologia genovese, riaffiora sempre con maggior frequenza, aumentando il fascino di una città dalla storia millenaria come la nostra Genova.
Nicola Giordanella
Foto di Andrea Carozzi