Dopo la decisione del luglio scorso, presa da Trenitalia, di dismettere le officine di Rivarolo, il Comune di Genova prova a correre ai ripari organizzando un incontro con l'azienda per salvare il polo considerato strategico dall'amministrazione. Stessa sorte anche per le Batterie di Savona
A fine luglio l’annuncio di Trenitalia: le officine Cargo di Rivarolo, insieme a quelle di Batterie di Savona, non sono più strategiche per l’azienda. Immediata la reazione della comunità genovese, con sindacati, partiti ed enti tutti d’accordo nel difendere la struttura. Dopo l’ordine del giorno del Consiglio regionale della Liguria, approvato all’unanimità il 30 settembre scorso, anche il Consiglio comunale di Genova si schiera compatto per il mantenimento della struttura.
L’ordine del giorno, votato all’unanimità, è stato presentato al termine della seduta in Sala Rossa martedì 25 ottobre. Il testo, redatto in conferenza capigruppo, ha ricordato l’importanza della infrastruttura industriale, soprattutto in considerazione delle prospettive di sviluppo della linea del Terzo Valico (di cui il futuro però in queste ore è, per lo meno, incerto). Recentemente, inoltre, sono stati investiti circa 800 mila euro per la ristrutturazione degli impianti, e il loro ricollocamento altrove (si parla di Voghera), produrrebbe un altro buco nero nel tessuto urbano cittadino. Il Comune di Genova, inoltre, esprime preoccupazione per l’impatto di tale decisione sul piano occupazionale: se, infatti, Trenitalia garantisce la ricollocazione dei suoi dipendenti, il destino di decine di lavoratori delle ditte appaltanti sarebbe a rischio.
Il Consiglio Comunale, quindi, ha impegnato la giunta a chiedere e organizzare a stretto giro un tavolo di confronto con Trenitalia per provare a fermare questa dismissione. Al tavolo dovranno essere presenti anche la Regione Liguria e i sindacati, per poter fare quadrato e allargare la discussione anche agli impianti di Savona, che al momento condividono la sorte con le officine di Rivarolo.
Se la chiusura fosse confermata, oltre all’impatto occupazionale, ci sarebbe da riflettere sulla disarmonia tra enti locali e Trenitalia, che, ancora una volta, si scoprono distanti sulle linee guida di sviluppo territoriale. Molti dubbi, inoltre, ricadono sulle strategie economiche di medio e lungo periodo che coinvolgono il territorio e le sue infrastrutture, presenti e future: stiamo andando nella direzione giusta?
Nicola Giordanella