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Il viaggio in un orfanotrofio in India di due fotografi genovesi diventa spunto per una mostra fotografica che ha lo scopo di raccogliere fondi per la costruzione di un nuovo serbatoio di acqua che possa servire la struttura che ospita i bambini. "Spero che le nostre immagini possano riuscire a rendere le emozioni che loro ci hanno fatto provare", racconta Martina
Una storia che inizia con un hobby che evolve in passione e successivamente in studio e in lavoro, per arrivare alla sua migliore espressione attraverso un gesto di umana solidarietà.
Così può essere sintetizzata l’esperienza di Martina Lazzaretti, le cui fotografie in queste settimane e in quelle a venire saranno in giro per sedi varie a Genova e zone limitrofe con una mostra il cui ricavato è destinato interamente a un progetto di beneficenza. Insieme alle foto di Martina sono esposti gli scatti di Giuseppe Grillone, suo compagno in questa lodevole avventura.
Tutto comincia per Martina nel 2007 quando inizia a frequentare i corsi di fotografia di Federica De Angeli e Sandro Ariu, mettendosi alla prova con una prima mostra realizzata col gruppo di lavoro e avendo l’opportunità di conoscere il fotografo di reportage Ivo Saglietti e di partecipare ad alcuni suoi workshop. Tra il 2010 e il 2012, sotto consiglio dello stesso Saglietti, Martina si specializza in fotografia e fotogiornalismo, prima a Madrid e poi in Danimarca.
Per la sua tesi di laurea sceglie di documentare la storia di sua zia Graziella Trovato, intorno alla quale ruotano tre tematiche inscindibilmente legate tra loro (tra cui quella che ha portato alla realizzazione della mostra attualmente in allestimento): un cancro al seno, una distrofia alla retina e un’adozione a distanza.
Racconta Martina: «La distrofia alla retina è una malattia ereditaria che porta alla perdita della vista, per questo motivo abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio: per dare l’opportunità a mia zia di conoscere Megha (la bambina che ha adottato, ndr), e per completare la mia tesi». La meta della spedizione è stato dunque l’Orfanotrofio delle Suore della Divina Provvidenza nella regione di Palakkad in India. La Casa Madre dell’ordine, che si trova a Genova Sampierdarena, è quella cui Graziella si è appoggiata per l’adozione. Un’altra sede si trova a Bogliasco.
Al viaggio hanno partecipato anche «Sandro, il mio ragazzo, che mi accompagna nelle mie avventure, mia madre Paola – che scettica sul tema adozioni si è dovuta ricredere – e il suo compagno Giuseppe, all’inizio della sua esperienza fotografica (anche lui allievo dei corsi di De Angeli e Ariu, ndr)».
Aggiunge Giuseppe: «Per me il viaggio in India è avvenuto quasi per caso, mi piace viaggiare e mi sono aggregato, era un’occasione in più per allenare l’occhio e avere sotto mano colori e situazioni diversi dal solito. Non avevo obiettivi specifici ma mi ero organizzato per fare foto di ogni genere seppure con un filo logico prestabilito: quando siamo arrivati lì però tutta l’organizzazione mentale è saltata, stravolta dal contatto con la realtà del luogo, dell’ambiente e delle persone che ci siamo trovati davanti. Condizioni di vita totalmente diverse da ciò a cui siamo abituati».
Già all’arrivo in aeroporto tutto questo si è palesato con netta evidenza e, ancora prima che decidessero coscientemente di seguire un filone narrativo preciso, la realtà stessa è entrata nei loro scatti: «Per quanto mi riguarda mi piace dire – racconta Giuseppe – che quello che abbiamo fotografato si è presentato ai nostri occhi semplicemente senza che noi lo avessimo cercato. C’era talmente tanto che ci sarebbe da fare una mostra per ogni tematica, dalla risaia dove abbiamo trovato una realtà che nella nostra società non esiste più, alla religione indù che detta ancora i tempi della vita delle persone, dal lavoro artigianale, manuale e arcaico, allo sfruttamento della donna, dalle tradizioni legate a una forte superstizione alla concomitante presenza delle tecnologie moderne come internet. Nello specifico il tema dell’orfanotrofio porta alla luce tematiche come la prostituzione minorile e il traffico dei corpi da cui le bambine ospitate dalle suore vengono salvate».
Lo scopo della mostra, dal titolo “L’ Oro Blu. Progetto H2CO3” (la formula chimica dell’acqua piovana) è raccogliere i fondi per installare un serbatoio di raccolta d’acqua piovana presso l’orfanotrofio in questione, che si trova in una condizione – come succede d’altronde in tutta l’India – di carenza d’acqua potabile e di problemi d’apporto di acqua, dal momento che è fornito di un solo raccoglitore del tutto insufficiente durante il periodo estivo (si raggiungono punte di 49 gradi all’ombra), soprattutto ultimamente con l’aumento del numero di bambine ospitate.
L’idea di dare il via a questa raccolta fondi e di farlo attraverso le fotografie scattate durante il viaggio è venuta a Martina e Giuseppe alla fine della loro permanenza presso l’orfanotrofio: «Era l’ultimo giorno del nostro soggiorno in India – dice Martina – e le suore ci hanno invitato a passare con loro la giornata all’orfanotrofio visitandolo in tutti i suoi spazi. Così abbiamo scoperto che il solo serbatoio presente è da 12.000 litri e non riesce affatto a sopperire al fabbisogno».
Aggiunge Giuseppe: «Noi abbiamo cercato di portare un sorriso a queste bambine, ma abbiamo in realtà ricevuto da loro molto più di quello che abbiamo dato, e durante le nostre visite si sono sviluppate emozioni che non ci aspettavamo. Non potevamo non cercare di aiutarle in qualsiasi maniera fosse per noi possibile, e ragionando con Martina e gli altri la mostra fotografica ci è sembrata la via più percorribile. Abbiamo scattato in bianco e nero a rullino con macchine analogiche: quando abbiamo sviluppato i negativi e ci siamo confrontati sulle immagini risultanti abbiamo notato che gli scatti avevano preso da sé un certo indirizzo, così abbiamo infine preso la decisione».
Ancora Martina: «La cosa che più mi è rimasta impressa di questa esperienza è stata l’accoglienza che abbiamo ricevuto dalle bambine e l’affetto che ci hanno trasmesso. Nonostante la loro povertà hanno una ricchezza dentro che riesce a regalarti molto più di un semplice dono materiale, come quelli che abbiamo portato noi a loro. Spero che le nostre immagini possano riuscire a rendere le emozioni che loro ci hanno fatto provare. Abbiamo scelto l’orfanotrofio come punto chiave della mostra, circondato dai vasti paesaggi e dal tema del duro lavoro per sensibilizzare le persone. Volevamo far percepire la diversità dei due mondi, l’orfanotrofio cattolico, dove le bambine crescono al meglio, contrapposto alla vita quotidiana che si vive a Palakkad».
Per la scelta delle foto da esporre Martina e Giuseppe si sono avvalsi del prezioso contributo di Federica De Angeli in veste di photo editor, che li ha aiutati selezionando gli scatti migliori.
La mostra, già ospitata a Bogliasco e presso Arte in Campo a Genova, prosegue il suo itinerario attraverso aperitivi di beneficenza e allestimenti presso associazioni coinvolte e a breve sarà ospitata proprio dalle Sorelle della Divina Provvidenza a Sampierdarena. Tutti gli aggiornamenti si trovano sul sito del progetto per il serbatoio, projectbluegold.jimdo.com, dove tra l’altro chi volesse contribuire con una donazione può farlo seguendo le istruzioni per il versamento. Quando la cifra sufficiente sarà raggiunta il gruppo si recherà nuovamente in India per seguire la costruzione del serbatoio e i due fotografi documenteranno la nuova tappa di questa avventura.
Claudia Baghino
Sono iniziative come queste che fanno ancora sperare in un mondo migliore. Complimenti agli autori delle fotografie e artefici della bellissima opera di solidarietà.