L'arresto del fondatore Kim Schmitz arriva dopo sette anni dalla pubblicazione del sito Megaupload: l'ennesima conferma di una legge che non riesce a tenere il passo di internet
Arrestato dall’FBI Kim Schmitz, il fondatore di Megaupload. La notizia ha creato scalpore, e non poteva essere altrimenti considerando che Megaupload contava (usiamo il passato perché il sito è stato oscurato) 45 milioni di utenti all’anno. Le accuse parlano di violazione delle norme anti-pirateria che avrebbe causato un danno di oltre 500 milioni di dollari alle compagnie proprietarie dei contenuti protetti dal diritto d’autore.
Kim Schmitz è stato arrestato in Nuova Zelanda insieme ad altri tre dirigenti della Megaupload-Limited, società registrata ad Hong Kong. Per chi non ha mai frequentato il sito, Megaupload offriva gratuitamente la possibilità di caricare file fino a 2 GB e scaricare file non più grandi di 1 GB e metteva a disposizione dell’utente uno spazio di 200 GB. Ma esisteva anche la possibilità di usufruire del servizio a pagamento, l’account Premium, che offriva spazio di archiviazione illimitato.
La comunicazione del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America fa un po’ di chiarezza su quella che è l’accusa: “[…] hanno condotto la loro operazione illegale usando un modello di business espressamente disegnato per promuovere l’uploading dei contenuti più popolari e coperti da copyright, disponibili a milioni di utenti per il download.”
A questo punto le domande che viene naturale farsi sono principalmente due:
– Megaupload è online dal 2005, perchè ci vogliono sette anni per rendersi conto che l’attività che svolge il sito è illegale?
– Che ne sarà ora di tutti quegli utenti “Premium” che avevano pagato per usufruire dei servizi di Megaupload?
Alla prima domanda è difficile dare risposta, nel senso che ci troviamo davanti ad un problema cardine del nostro tempo. Internet è più veloce della legge e la legge non è mai riuscita a reggere il ritmo. La rapidità con cui negli ultimi dieci anni Internet è entrato nelle case e nella quotidianità delle persone è impressionante, dal canto suo, invece, la macchina legislativa è da secoli abituata a lavorare su ritmi diversi. Un dislivello destinato a farsi sempre più pressante negli anni futuri. Il concetto di “libertà digitale” scontra con quello di “copyright” in moltissimi aspetti, come se l’intera legislazione sul web si basasse su equilibri sottili e quantomeno provvisori, in balia del tempo e della rete stessa. Ma siamo davanti ad un argomento vasto e delicato, per questo motivo proporremo su queste pagine nei prossimi giorni alcune riflessioni sulla materia.
Per quanto riguarda la seconda domanda, se quello di Megaupload può considerarsi “schema di Ponzi” (modello economico di vendita che promette guadagni alle vittime di una truffa a patto che queste reclutino nuovi investitori da truffare), il rimborso diventa una chimera, come accaduto per la recente e clamorosa truffa di Bernard Madoff ex presidente NASDAQ nel dicembre 2008.
Intanto su social e forum la protesta contro la chiusura del portale di condivisione non ha confini e si estende da Tokyo a New York…
3 commenti su “Legge e web: Megaupload chiuso dall’FBI, ma era attivo da 7 anni”