Gli ospedali a Genova sono pieni, troppe richieste di ricovero. La nostalgia ci porta al medico di famiglia che suonava alla porta dopo le 20...
“..sul ponte sventola bandiera bianca”. Non è la strofa di una nota poesia-canzone, è il bollettino di guerra che arriva dai principali ospedali della città, assediati da un numero crescente di malati, stante l’ ondata influenzale arrivata con un imprevisto anticipo.
Già martedì scorso il Direttore Sanitario del Galliera, aveva disposto un blocco temporaneo dei ricoveri ordinari, ieri è toccato al S.Martino e Villa Scassi ha retto, in qualche modo, pur avendo esaurito i 170 letti a disposizione del Pronto Soccorso.
Barelle ovunque, pazienti abbandonati nei corridoi in attese estenuanti, alcune con un record di 7 ore, personale in tilt, questo è il triste scenario in cui sono incappati coloro che, per necessità e non certo per piacere, hanno dovuto ricorrere alle cure mediche del caso.
Si è cercato di dirottare i degenti meno gravi in strutture più decentrate come Voltri, Pontedecimo, Sestri Ponente ma tale provvedimento ha trovato una strenua resistenza sia dei malati che dei famigliari.
Non ha giovato, alla situazione ormai critica, la rottura dell’apparecchiatura per le radiografie dell’ospedale Evangelico di Voltri con i conseguenti ulteriori ricoveri presso altre strutture già allo stremo della recettività.
Certamente “l’Australiana”, arrivata con largo anticipo nella nostra regione, non è stata di aiuto ma la causa principale sono gli effetti della politica dei tagli, specie in una regione che annovera un alto tasso di anziani e scarse strutture sul territorio in grado di offrire un’adeguata accoglienza.
So che è anacronistico, ma quello di cui più si avrebbe bisogno è quella figura, ormai desueta, del vecchio medico di famiglia che, all’occorrenza, terminato il suo lavoro nello studio, metteva i “ ferri del mestiere” nella tipica panciuta valigetta di pelle e veniva a suonare alla porta per visitare “o marotto”.
Adesso, è passato di moda anche il numero 33: nessuna visita, uno sguardo fugace all’insieme e giudicando dal colorito più o mene cereo, vengono prescritti una quintalata di esami dal costo non propriamente simbolico, per non parlare dell’impatto che comportano sulla spesa sanitaria nazionale. E poi parlano di risparmi.
Mai farsi cogliere da malore dopo le 7 di sera: le alternative sono l’ospedale o la guardia medica che, lungi da non voler riconoscere il meritorio lavoro di questo servizio, è spesso affidata a giovani laureati che, nell’indecisione tra una colica renale e una gravidanza extra-uterina, fanno, comunque, riferimento ad un presidio sanitario.
E, allora, lasciatemelo dire: evviva quel medico condotto che ancora esiste in qualche paesino sperduto del nostro paese che rischia, ogni giorno, un aumento incontrollato del colesterolo per le uova fresche di pollaio ricevute, talora, come compenso ma che, col suo carico di umanità, non ti fa sentire un codice, dal bianco al rosso, sperduto su un’anonima barella di uno squallido Pronto Soccorso.
Adriana Morando