Si è conclusa positivamente la trattativa tra Regione ed Enti parco, che resteranno sei anche dopo l’estate. Prevista una radicale riduzione delle spese amministrative. Intanto la giunta ha stanziato 2,3 milioni di euro per le aree protette
Vincono i parchi. Lo avevamo già anticipato nel mese di maggio, ma adesso il no della Regione all’accorpamento dei sei enti parco liguri è diventato definitivo. La decisione è stata ratificata nel corso dell’ultima seduta di giunta, in cui il presidente Burlando e i suoi assessori hanno anche stanziato 2,3 milioni di euro per il sostegno delle aree protette e il rilancio dei parchi e delle loro strutture di eccellenza. I responsabili di Alpi Liguri, Antola, Aveto, Beigua, Monte Marcello-Magra e Portofino possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, insieme con l’assessore Renata Briano, che si è dimostrata sempre sensibile alle istanze dei “suoi parchi”, come lei stessa ama definirli.
Il cambio di rotta da parte della giunta, tuttavia, non è stato così spontaneo, come ci spiega Roberto Costa, presidente del Parco dell’Antola: «Fatto salvo l’encomiabile lavoro dell’assessore Briano che si è spesa in prima persona e ci ha messo la faccia per la nostra sopravvivenza, credo che Burlando e gli altri assessori siano stati quasi costretti a prendere questa decisione, in virtù del disegno di legge approvato dalla commissione che andrebbe ad abrogare proprio le precedenti disposizioni di accorpamento decise dalla giunta». Si tratta di un provvedimento politicamente trasversale su cui la giunta si sarebbe trovata probabilmente nel corso di un’eventuale discussione in sede consiliare. Secondo Costa, presidente e assessori sono dovuti correre ai ripari, cercando di anticipare i tempi e sgonfiando sul nascere una bolla che, altrimenti, sarebbe stata di difficile gestione.
Torna sui suoi passi, dunque, Burlando rispetto alle disposizioni inserite nel secondo decreto legge regionale di revisione della spesa – che da fine settembre avrebbe previsto la trasformazione dei 6 enti parco regionali in 5 sezioni territoriali afferenti a un unico “Ente Parchi Liguri” – e alla sfuriata del mese scorso, in cui non aveva badato a mezzi termini nello scagliarsi contro l’attuale sistema di gestione dei parchi.
«Al di là dei risvolti politici – commenta Costa – da parte nostra c’è sicuramente la soddisfazione di aver vinto questa battaglia, in cui negli ultimi sei mesi abbiamo profuso tutte le nostre forze. Resta sicuramente un po’ di amaro in bocca per una situazione che si sarebbe potuta evitare con un po’ più di raziocinio e di visione d’insieme delle norme nazionali. Inoltre, mi chiedo: se è stato stabilito che gli enti parco non rientrano nelle disposizioni della spending review, perché dobbiamo comunque prevedere una riduzione di spesa del 20%? Non saranno tagli facilissimi perché la commissione tecnica, che ha lavorato finora proprio su questi temi, raschiando il fondo del barile, è arrivata a una proiezione massima del 18% di risparmi. Temo si tratti dell’ennesimo segno di una predisposizione amministrativa non troppo benevola nei nostri confronti».
Scongiurato il male peggiore, i parchi dovranno quindi confrontarsi con la scure della revisione di spesa, attuando un’opera di razionalizzazione dei costi amministrativi per raggiungere l’obiettivo del 20% di risparmio.
D’altronde, erano stati gli stessi enti a rendersi assolutamente disponibili per attivarsi in questo senso: «Una razionalizzazione a livello amministrativo può senza dubbio essere fatta», ci raccontava già ad aprile Girani, anticipando le disposizioni previste dalla giunta pochi giorni fa. «Ad esempio, è inutile avere cinque enti parco con cinque persone diverse che si occupano degli stipendi, cinque organismi di valutazione dei dirigenti ecc…. Altre spese possono essere accorpate, come quelle per le consulenze faunistiche universitarie, e non solo per i parchi: così sì che si giungerebbe a un effettivo risparmio dal punto di vista finanziario».
Diversi gli ambiti in cui si interverrà. Riduzione del collegio dei revisori dei conti da tre membri a uno, taglio dei gettoni ai membri dei consigli degli enti parco che non potranno superare i 30 euro, avvio di un servizio centralizzato regionale per paghe, formazione, avvocatura, predisposizione di concerto con il governo di una razionalizzazione del sistema regionale delle aree protette con l’inclusione del territorio del parco regionale di Porto Venere nel parco nazionale delle Cinque Terre. Queste le prime proposte messe a punto dal gruppo di lavoro congiunto Regione – Parchi che è riuscito a evitare il tanto temuto accorpamento.
Era stato buon profeta il presidente nazionale di Federparchi, Giampiero Sammuri, che il mese scorso sulle nostre pagine parlava di interpretazione forzata del dettato normativo, in merito alla decisione della Regione Liguria di procedere all’accorpamento degli enti parco: «Da quando c’è la spending review – diceva Sammuri – nessuna Regione italiana ha attuato una riduzione degli Enti di gestione dei Parchi. Non metto in dubbio la necessità di ridurre le spese ma da qui ad annullare l’esistenza degli Enti Parco ne passa di strada. Il fatto che nessun’altra Regione si sia mossa in questo senso dovrebbe far nascere quantomeno il sospetto che non sia necessario operare l’unificazione».
Simone D’Ambrosio
[foto Daniele Orlandi]