Oggi dietro le chiavi di sicurezza custodiamo una gran quantità di informazioni personali e dati sensibili
Un’invenzione davvero longeva nel cosmo sempre più veloce dell’innovazione tecnologica, parliamo della password, la mitica chiave d’accesso intorno alla quale ruota l’esistenza dell’uomo moderno.
Per accedere al proprio pc, alla rete internet, per i social network, ma anche il codic pin del cellulare e quello della carta di credito, tantissime operazioni oggi richiedono una chiave di sicurezza.
Il binomio nome utente e password fu usato per la prima volta 50 anni fa per il Ctss, il sistema operativo varato dal Mit di Boston nel 1961. Un’altra epoca in cui non esistevano i personal computer, i telefoni cellulari ed in Italia doveva ancora arrivare la tv a colori…
Da allora è stato un crescendo continuo. Secondo uno studio pubblicato da Microsoft nel 2007 l’utente medio gestisce 25 account e digita 8 password al giorno. E in questi anni la situazione, visto l’aumento delle nostre attività in rete, non può che essere peggiorata.
Il difficile equilibrio tra password sicure e facili da memorizzare non è una questione secondaria. Dietro alle chiavi di sicurezza infatti custodiamo una gran quantità di informazioni personali e dati sensibili.
I rischi sono molti. Ad esempio Facebook ogni giorno si trova a dover fronteggiare circa 6oo mila tentativi di accesso fraudolento.
Quindi la password non rappresenta un sistema di autentificazione che garantisce una totale sicurezza ma finora nessuna alternativa ha riscosso il medesimo successo.
Ci hanno provato con il riconoscimento dei dati biometrici, come l’iride o le impronte digitali mentre recentemente il nuovo smartphone di Samsung Galaxy Nexus ha introdotto il “Face Unlock“, lo sblocco con il riconoscimento del volto. Ma sembra che tutti questi sistemi possano essere ingannati in un modo o nell’altro.