“Laureando in Scienze politiche e laureato in Economia, forniscono a offerta libera, conversazione di buon livello, idee e opinioni. Causa: disoccupazione forzata”. Così recita il cartello di Nicolò e Marco in piazza De Ferrari
“Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. Ci perdoneranno Nicolò e Marco se la nostra citazione di “Amici Miei” non è al pari degli aforismi che da tre giorni a questa parte regalano ai passanti in piazza De Ferrari. Ma sembra calzare a pennello per la loro inconsueta occupazione. Già perché i due giovani, incontrati per caso sotto il sole cocente di questo primo sprazzo d’estate, questo fanno: lanciano disinteressatamente spunti di conversazione sull’attuale condizione della società a chi ha il buon cuore o la curiosità di fermarsi qualche minuto in loro compagnia. E così abbiamo fatto noi, attirati dall’insolito cartellone, laddove ogni sera si ritrovano i percussionisti di strada.
“Laureando in Scienze politiche e laureato in Economia, forniscono a offerta libera, conversazione di buon livello, idee e opinioni. Causa: disoccupazione forzata”. Così recita il manifesto casereccio. E sopra “offerta libera”, un’evidente ics affiancata dalla correzione “gratis”. «Non volevamo certo guadagnare da questa iniziativa, ma il primo giorno ci guardavano tutti con grande diffidenza: poi, ci siamo ricordati di essere a Genova e abbiamo messo quella magica parolina». Una parola che loro stessi si sono trovati ad affrontare più volte, sulla soglia del mondo lavorativo: «Ma piuttosto che lavorare gratis, preferiamo passare il nostro tempo in piazza a scambiare opinioni con la gente».
L’uno, Nicolò Boidi, è neolaureato magistrale con lode in Amministrazione, Finanza e Controllo, e dopo uno stage di 5 mesi a 250€ al mese in una nota banca locale («da cui sto ancora aspettando i soldi») ha inviato oltre un centinaio di curricula, ottenendo una sola risposta: un’occupazione a Riva Trigoso, naturalmente gratis; un affare, per lui che abita a Rivarolo. L’altro, Marco Mattei, è laureando in Scienze Politiche e, molto preoccupato per il suo futuro lavorativo, mette già le mani avanti.
Ogni giorno un aforisma dà lo spunto a nuove conversazioni. Hanno iniziato con Aristotele (“Schiavo è colui che non appartiene a se stesso ma ad un altro”), oggi invece parlano sempre di anti-utilitarismo con una frase di produzione propria: “Voglio poter chiamare mio solo ciò che non mi serve”. «Nell’impianto ideologico dominante si punta solo all’utile individuale – argomenta Nicolò – ma il vero utile è solo quello dell’altro. Mentre noi stessi possiamo ricercare la felicità solo nelle cose apparentemente “inutili”, come una buona cena in compagnia di ottimi amici e con una bottiglia di buon vino».
E ci anticipano già lo spunto di domani: “Siamo trasparenti ai loro occhi ma non alle loro coscienze”. I destinatari? Tutte le persone in giacca e cravatta che in questi giorni hanno tirato via dritto senza nemmeno degnarli di uno sguardo: «Soprattutto assessori e consiglieri regionali, eppure siamo a due passi dall’ingresso del loro palazzo. Ma non demordiamo e i prossimi giorni andremo anche sotto Palazzo Tursi». «A dire il vero – continuano sorridendo – neanche i tuoi colleghi giornalisti sembrano averci notato. Insomma, questo è po’ il tuo scoop».
Gli altri, invece, “quelli normali”, si fermano quantomeno a dare un’occhiata e a ritirare l’aforisma del giorno. «Per ora, non sono tantissimi quelli che si siedono a fare quattro chiacchiere ma qualcuno che ci racconta la sua storia c’è. Qualche straniero e soprattutto persone con situazioni di instabilità simili alla nostra: disoccupati o padri senza soldi per pagare gli alimenti ai figli».
Chi volesse può conoscerli anche su Facebook, la loro pagina “Lo schiavo” è ancora in via di ottimizzazione. D’altronde, per dirla con parole loro, meglio scambiarsi idee in piazza come si faceva un tempo piuttosto che rinchiudersi in una stanza davanti al pc, a perdere tempo. Appunto.
Simone D’Ambrosio