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Oltre alla sospensione del Crri (centro regionale per la ricerca e l'innovazione), saranno ridotte le figure apicali in Arpal ed è previsto un unico Revisore dei Conti
Continua la “spending review” della Regione Liguria, nel tentativo di razionalizzare la spesa, in particolare per quanto riguarda organi ed enti di emanazione regionale. Il consiglio regionale, questa mattina ha sancito la soppressione del Crri (Centro regionale per la ricerca e l’innovazione), un’agenzia in house della Regione che, secondo alcuni consiglieri, sarebbe dovuta scomparire già da tempo.
Grande soddisfazione in merito alla decisione condivisa da tutto il consiglio è stata espressa dall’assessore alla formazione e al bilancio della Regione Liguria, Pippo Rossetti «Il Crri ha operato bene ma la sua chiusura risponde ad esigenze di razionalizzazione e reindirizzo della spesa, in quanto le sue competenze risultavano sovrapposte a quelle di altri organismi. Si è ritenuto pertanto di sciogliere il Crri e ricondurre le competenze e professionalità dei suoi addetti presso altri dipartimenti regionali che svolgono le medesime funzioni. Inoltre, nel disegno di legge sulla soppressione del Crri, è stata inserita, quale data ultima per la liquidazione dell’ente, il 31 ottobre».
Il taglio produrrà un notevole risparmio di risorse, visto che le spese di funzionamento del centro ammontavano a circa 400.000 euro.
Ma non è l’unica novità, il Disegno di legge 224 per la “Soppressione del Centro regionale per la ricerca e l’innovazione (Crri) e sugli interventi di semplificazione e razionalizzazione in materia di organi di enti regionali”, infatti, razionalizza la disciplina generale relativa ai direttori generali degli enti strumentali, armonizzandola con le disposizioni successivamente intervenute nelle singole discipline di settore. In particolare vengono modificati alcuni aspetti della disciplina riguardante il direttore generale dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (Arpal), contenuta nella legge regionale numero 20 del 2006: si introduce la possibilità che il direttore generale, su autorizzazione della Giunta regionale, svolga esso stesso le funzioni del Direttore scientifico e del Direttore amministrativo, qualora sia in possesso dei necessari requisiti, senza ulteriori oneri per l’Ente. In un’ottica di risparmio di risorse pubbliche, viene inserita la figura del Revisore dei conti unico, in sostituzione del Collegio dei Revisori dei conti.
Come conferma Rossetti «Abbiamo previsto la possibilità per Arpal di rinunciare al direttore scientifico o al direttore amministrativo, in base alle competenze del direttore generale che potrà svolgere una delle due funzioni. A questo si aggiunge la contrazione dei revisori dei conti di Arpal, con la riduzione ad un’unica figura. In questo modo si va verso la riduzione dei costi senza colpire l’efficacia e l’efficienza delle nostre funzioni».
«Siamo arrivati tardivamente a capire che bisognava tagliare i rami secchi – ha spiegato Matteo Rosso (Pdl) – comunque, meglio tardi che mai, adesso occorre una razionalizzazione delle società partecipate. Il nostro gruppo ha avanzato in commissione una proposta di razionalizzazione facendo un lavoro organico e definito perché non vorrei mai che tagliassimo enti utili e poi non tagliassimo quelli totalmente inutili».
Il consigliere del Pdl ha lanciato un appello al presidente della II commissione Programmazione Bilancio affinché vengano affrontati anche con audizioni degli enti interessati, gli aspetti di una razionalizzazione più complessiva.
Lorenzo Pellerano (Liste Biasotti) ha aggiunto «Mi spiace che sia la crisi economica a portarci a fare scelte che andavano assunte già molti anni fa. Stride, infatti, intervenire su una realtà che sembra efficiente e che forse andava inserita in una razionalizzazione complessiva. C’è un po’ di imbarazzo su questo tema perché l’agenzia fu creata pochi anni fa dal presidente Burlando e ora dobbiamo chiuderla, quindi tutto ciò rappresenta un errore da parte della giunta».
«Il centro che sopprimiamo non è un ente inutile ma è nato in una fase storica completamente diversa in cui la spesa pubblica era in espansione, con un impegno pubblico molto forte nell’ambito delle attività di sviluppo della ricerca, con ben 8 poli di ricerca nelle diverse materie dell’Europa, enti di ricerca pubblici e privati e l’università tentavano di mettere insieme la ricerca con l’impresa – ha precisato Rossetti – In quel contesto aumentavano anche i finanziamenti nazionali e europei, poi dal 2009 al 2011 il quadro è cambiato. Prima di allora non si parlava ancora di riduzione delle Province. Adesso, anche laddove le cose funzionano, dobbiamo comunque razionalizzare, ridurre i costi e rendere più efficace le agenzie in house. Alcune delle attività del Crri si sovrappongono a Liguria Ricerche, cioè un centro controllato da Filse, quindi è stata necessaria una rivisitazione delle strutture che seguono questo settore».
Rossetti ha quindi rassicurato sul futuro dei lavoratori del centro «Noi vogliamo collocare queste persone dove le funzioni del centro saranno riallocate e salvaguardare le loro competenze».
Matteo Quadrone