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Riciclolio: punti di raccolta a Genova per il riciclo dell’olio esausto

L’iniziativa triennale per la conversione dell’olio vegetale esausto in biocarburante, rivolta agli alunni delle scuole di Genova, Savona e Albisola Superiore, terminerà nel 2014. A breve, un bando per le valutazioni di sostenibilità


14 Marzo 2013Notizie

riciclolio-olio-esaustoAssieme al Comune di Savona e Albisola Superiore, anche il capoluogo ligure aderisce all’iniziativa Riciclolio, presentato ufficialmente a Palazzo Verde nei Magazzini dell’Abbondanza l’8 marzo 2012. Il progetto è partito nel gennaio 2011 e avrà una durata di tre anni, fino a 30 aprile 2014. Approvato e finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Life+ (con co-finanziamento UE pari a 453.469 euro, su un budget totale di 908.439 euro), sperimenta un metodo innovativo per la raccolta e il recupero di olio vegetale esausto di origine domestica. Si rivolge in particolare agli alunni delle scuole elementari medie con l’obiettivo di informare e sensibilizzare i bambini, le loro famiglie e l’intera cittadinanza sull’importanza della raccolta differenziata di questa sostanza e la sua conversione in carburanti a basso impatto ambientale (biodiesel).  Tra i soggetti aderenti, il capofila Comune di Savona e vari partner privati (Sige Srl, DP Lubrificanti Srl, ATA Spa e la Fratelli Carli SpA) e pubblici (Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova). Facciamo un bilancio con l’aiuto della Prof.ssa Anna Maria Cardinale, della Facoltà di Chimica dell’Università di Genova.

 

Il progetto

Riciclolio è stato articolato in diverse fasi. Per prima cosa, la creazione di un sistema di raccolta innovativo dell’olio esausto attraverso l’installazione di punti di raccolta presso gli edifici scolastici del territorio coinvolto. Ogni scuola coinvolta è stata dotata di un apposito bidone e ad ogni alunno è stata consegnata una tanichetta, da utilizzare a casa con la famiglia, per dare continuità al progetto. È importante che raccolta e successivo recupero della sostanza siano gestiti da una stessa azienda privata, che cura anche l’effettiva trasformazione in biodiesel del materiale. A Genova, oltre che nei plessi scolastici, la raccolta avviene anche  nelle isole ecologiche Amiu e sugli Ecocar. Amiu, inoltre, sostiene la campagna di comunicazione e fornisce supporto tecnico. Lo stesso ruolo è stato svolto dal partner SIGE Srl, leader nel settore dell’ingegneria ambientale, responsabile della corretta organizzazione dei punti di raccolta dell’olio nelle scuole.

Altro step, l’avvio di una campagna di informazione per aumentare la consapevolezza dei cittadini sul potenziale di riciclo, sull’importanza dell’olio esausto nella produzione di carburante a basso impatto ambientale e sui vantaggi ambientali, economici e sociali derivanti da questo processo. Questa fase ha visto l’azione congiunta dei diversi soggetti aderenti, sia pubblici che privati. In particolare, agli studenti della Facoltà di Chimica dell’Università di Genova è stato affidato il ruolo di organizzare laboratori e iniziative dirette in particolare agli alunni delle scuole dei territori coinvolti. Finora, le attività sono state organizzate al Dipartimento di Chimica dell’ateneo genovese, alla Coop di via Merano, a Genova-Sestri Ponente, e al centro commerciale “Il Gabbiano” di Savona, ma ancora molte altre sono in programma da qui all’aprile 2014, e non è escluso che non si troveranno location diverse dalle precedenti.

Infine, dopo aver creato questa rete capillare di raccolta su tutto il territorio ed averla avviata, deve essere formata una filiera sostenibile che consenta di proseguire col progetto. Proprio in coda al progetto, soggetti esterni all’iniziativa si occuperanno di analizzare il bilancio energetico e la sostenibilità ambientale di Riciclolio. Questi saranno scelti per mezzo dello stanziamento di un bando di gara ufficiale e avranno il compito di valutare il lavoro svolto in questi tre anni, cercando di capire se effettivamente il meccanismo messo in moto consente un risparmio in termini energetici e un guadagno dal punto di vista ambientale ed economico.

 

I risultati

Tra i soggetti pubblici che hanno seguito l’iniziativa fin dalla sua nascita, nel 2011, sono stati in particolare gli studenti del DCCI – Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’ateneo genovese. Dal ’96 ad oggi, il dipartimento ha svolto importanti progetti di ricerca, finanziati dal Comune di Genova, dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, e da altri soggetti nazionali e internazionali -sia pubblici che privati-, a dimostrazione del livello di eccellenza del centro. Il gruppo è coordinato dalla Prof.ssa Anna Maria Cardinale, docente di Chimica Generale ed Inorganica del  Corso di studi in Scienze Biologiche: grazie alla sua consolidata esperienza nel campo dei laboratori didattici e della divulgazione scientifica, la professoressa è stata nominata responsabile dell’attività laboratoriale scolastica di Riciclolio – Unità di Genova. Assieme al suo gruppo, la docente si è occupata di portare il progetto nelle scuole, per pubblicizzarlo e diffonderne gli obiettivi.

Così la professoressa Cardinale: «Il nostro compito è stato quello di avvicinare i più giovani e tutti i cittadini alla ricerca scientifica. Questi tre anni dedicati all’iniziativa di Riciclolio sono serviti per far partire il progetto e mettere in moto una macchina che, alla scadenza prevista per l’aprile 2014, dovrà essere in grado di proseguire autonomamente. Finora ci siamo dedicati alla definizione di tutto il sistema, adesso attendiamo di conoscere i risultati del bilancio sulla sostenibilità, che saranno effettuati a breve. Se saranno positivi come crediamo, si continuerà a investire su questo processo di raccolta e conversione dell’olio vegetale esausto in biodisel. Siamo sulla strada giusta: prima erano stati fatti altri esperimenti, in cui il biocarburante era ottenuto in modo dispendioso da piantagioni di colza appositamente create. Ma qui è diverso: esiste una sostanza a costo zero come l’olio delle fritture o delle scatolette di tonno, presente in tutte le nostre case e che, se dispersa negli scarichi domestici, è altamente dannoso per l’ambiente. Raccogliendola e riciclandola, si fa un doppio favore all’ambiente: si argina la grave minaccia dell’inquinamento  e si produce carburante a basso impatto, che giova sotto molteplici aspetti all’ambiente circostante. Per farlo, è indispensabile una sinergia tra pubblico (enti di ricerca, come l’Università) e privato che, coniugando alto interesse e ricerca di profitto, vadano nella stessa direzione operativa».

 

Elettra Antognetti


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