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Fonti non rinnovabili, Robert Laughlin ha la soluzione: l’agricoltura

Il fisico statunitense, premio Nobel, insegna all'università di Stanford: "Esercito i miei studenti a interrogarsi su come vivranno i nostri discendenti"


22 Novembre 2011Notizie

Robert Laughlin, premio Nobel per la fisica e docente all’università di Stanford in California, è l’autore di “Powering the Future” (Basic Books, 2011), un saggio che affronta la questione dell’esaurimento delle fonti di energia non rinnovabili.

Tra sessantanni  le riserve di petrolio dell’Arabia Saudita inizieranno a “scricchiolare”, e nell’arco di due secoli il petrolio non sarà più estraibile. Per il fisico statunitense la soluzione esiste già: “[…] dovremo continuare a fabbricarci qualcosa che assomigli a petrolio, benzina e cherosene, perché né l’idrogeno né l’atomo né il solare potranno completamente sostituirsi all’efficienza di questi carburanti… Li produrremo sinteticamente grazie all’agricoltura. Ma non sottraendo raccolti alla stessa agricoltura che alimenta gli esseri umani; bensì coltivando oceani e deserti“.

Il saggio di Laughlin si sofferma anche sull’impossibilità di immaginare un futuro esclusivamente sorretto dalle energie rinnovabili: “[…] non è ipotizzabile un futuro con aeroplani a batteria, ci sono delle leggi della fisica che lo impediscono. Così come non è pensabile l’aereo da trasporto a cellule solari, sempre in virtù delle medesime leggi. E l’idrogeno non è affatto più sicuro del cherosene come si sente spesso dire. In quanto al nucleare, il suo ruolo nell’equazione energetica del futuro sarà quello di un calmiere dei prezzi: qualora i costi di tutte le altre energie dovessero salire a livelli socialmente e politicamente inaccettabili, allora le opinioni pubbliche accetteranno di fare ricorso in parte al nucleare.”

Per il professore l’unica via possibile è la coltivazione e la produzione di combustibili in campo agricolo: “Solo coltivando gli oceani e i deserti ci riusciremo. La tecnologia esiste già, è quella della sintesi sperimentata dalla Germania al Sudafrica, molto simile anche a quella che la Shell e altre compagnie usano per la conversione del gas naturale. Consentirà di produrre con l’agricoltura carburanti di sintesi con la stessa densità, efficienza energetica e sicurezza di quelli che oggi deriviamo dal petrolio. Ci saranno problemi politici da risolvere, come la sovranità sulle acque extraterritoriali e il ruolo delle correnti. Ma la vita continuerà, grazie all’agricoltura…”


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