Con la musica visionaria del suo album d’esordio “Magot”, la giovane cantautrice è in corsa per aggiudicarsi la “Targa Tenco 2012” nella sezione Opera prima
La cantautrice genovese Roberta Barabino è candidata alla Targa Tenco nella categoria Opera prima, un prestigioso riconoscimento dedicato al grande cantautore Luigi Tenco, morto suicida nel 1967. La notizia è arrivata pochi giorni fa ed è motivo di grande soddisfazione per Roberta perché significa che «Il mio disco ha circolato, è stato ascoltato e soprattutto apprezzato. Quello che viene valutato, infatti, è il lavoro complessivo e non il singolo brano».
Il suo album d’esordio si intitola “Magot”, uscito nel 2011 è stato prodotto insieme a Raffaele Rebaudengo, violista del noto quartetto genovese “Gnu Quartet”, con la collaborazione di numerosi musicisti provenienti da progetti diversi. «Quello che desideravo era mettere insieme le persone con cui avevo lavorato fino a quel momento», spiega Roberta. Sono 9 tracce originali con testi e musiche dell’autrice. L’album è stato registrato da Raffaele Abbate all’Orange Home Records di Leivi (Chiavari).
«Magot è il soprannome con cui mio padre mi chiamava da bambina – racconta Roberta – dal francese significa “bertuccia” ma anche “tesoro” oppure “gruzzoletto di denaro”. Il disco comprende canzoni che risalgono a tanto tempo fa ed altre che ho scritto proprio mentre stavo registrando. Dopo l’uscita di “Magot”, nel 2011, ho iniziato a portare il progetto in giro per l’Italia insieme al violoncellista Jacopo Ristori e Tristan Martinelli, musicista di Torino ma genovese d’adozione. Nel frattempo ho iniziato a lavorare al nuovo album».
“Magot” è stato selezionato da una giuria composta da circa 200 giornalisti e critici musicali ed è in corsa per aggiudicarsi la Targa Tenco 2012 nella sezione Opera Prima. A partire dal 1984 la “Targa Tenco” viene assegnata ai migliori dischi italiani di canzone d’autore. Il voto avviene in due fasi. Con la prima, appena svoltasi, vengono selezionati i 5 finalisti (o più, in caso di ex aequo, come accade quest’anno in due sezioni). Con la seconda, che si terrà nei prossimi giorni, verrà proclamato il vincitore di ogni sezione. La sezione “Opera prima” (di cantautore) vede in lizza, oltre a Roberta Barabino con “Magot”: Giovanni Block, “Un posto ideale”; Colapesce, “Un meraviglioso declino”; Dellera, “Colonna sonora originale”; Giacomo Lariccia, “Colpo di sole”; Elsa Martin, “vERsO”.
Quando comincia l’avventura artistica di Roberta Barabino?
«Fin da bambina ho sempre scritto poesie, in seguito ho iniziato a suonare la chitarra classica e ad un certo punto, quasi naturalmente, ho messo insieme le 2 cose e sono nate le prime canzoni – spiega la cantautrice genovese – Per un sacco di tempo le ho suonate e cantate solo ad amici e parenti».
Subito dopo arriva la svolta, grazie ad un incontro prezioso con quella che si trasformerà in una presenza forte in tutto il suo percorso, ovvero Roberto “Bob” Quadrelli, personaggio geniale, anima e voce dei Sensasciou, gruppo nato nel 1992, composto da Bob Quadrelli, Bobby Soul (Alberto De Benedetti) e Renato Rassis. La musica nera era la fonte di ispirazione ed il loro stile lo chiamarono “trallamuffin”, ritmo africano e testi in genovese. Nel 1994 esce il primo album, “In scio bleu” e nel 1997 i Sensasciou vincono la Targa Tenco nella sezione Opera in dialetto con “Generazione con la x”. «Il fatto di essere candidata a questo premio è davvero una grande gioia perché mi sembra di ripercorrere le orme di colui che in pratica è il mio mentore», sottolinea Roberta. «Bob Quadrelli ha apprezzato il mio lavoro ed è stato importante nel convincermi ad uscire di casa e confrontarmi con il pubblico – continua Barabino – e così ho iniziato a suonare nei locali e a partecipare a qualche concorso». La spinta del leader dei Sensasciou è decisiva ma il processo è naturale e arriva un momento in cui nasce il desiderio di comunicare attraverso, quelle che lei chiama, piccole creazioni. «È un modo molto intimo di dare forma a dei pensieri, di superare delle difficoltà, di elogiare o fare un regalo a qualcuno», racconta Roberta. Ma la sua è una ricerca continua, c’è sempre un movimento alle spalle, il desiderio di creare qualcosa è una lampadina sempre accesa, a volte è sufficiente una piccola immagine oppure una semplice frase, per aprirle un mondo.
«La mia prima esperienza musicale è stata con una band di metallari – continua Roberta – quando suonavano con me hanno messo da parte il loro sound, accompagnandomi per un lungo tratto del percorso». A loro è dedicata la canzone “Angeli metallo pesante” «Mi hanno fatto scoprire il piacere di avere qualcuno accanto nel fare musica. “Angeli metallo pesante” perché sono presenze su cui fare affidamento, su cui puoi contare, sia umanamente che musicalmente».
Per quanto riguarda le influenze musicali, Roberta racconta «Ho sempre ascoltato i cantautori come Francesco De Gregori, Fabrizio De Andrè, Edoardo Bennato, tutta la musica inglese, in particolare i Beatles con una passione sfegatata per John Lennon. Nel salotto di casa mia c’era una sua foto ben in vista e non so per quale motivo, ma da bambina ero convinta che John Lennon fosse un parente di famiglia …». E ancora «Lou Reed, Velvet Underground, le cantanti jazz come Billie Holiday e Nina Simone, insomma ascolto la musica più disparata, anche molto lontana dalla mia produzione artistica».
All’interno del disco “Magot” troviamo alcune canzoni che sintetizzano al meglio la visione musicale di Roberta. Ad esempio “Buongiorno a te”, una composizione scritta per il cuginetto, un regalo per un bambino che in realtà raggiunge tutti, una melodia luminosa capace di rapire l’ascoltatore con la semplicità del ritmo. Su youtube sono disponibili alcuni video della cantautrice genovese, tra i quali consiglio la visione di “Buongiorno a te”, realizzato dal fratello di Roberta, Stefano Barabino e ambientato in uno scenario notturno particolarmente suggestivo, sul tetto della sua casa nei vicoli.
“Madame Cecile”, invece, è dedicata ad una donna che vive per strada «Una persona con cui non ho mai parlato ma spesso ho pensato a lei e alla distanza che c’è tra la mia vita e la sua – racconta Roberta – Nella canzone questa distanza si riduce ed immagino che i nostri pensieri si incontrino nella notte senza più distinguersi, gli uni dagli altri. Anche se abbiamo due vite così diverse, in fondo c’è una dimensione dove siamo vicine. È una canzone che soddisfa la mia idea delle cose, attraverso la quale riesco a trasmettere una profonda emozione che in altro modo, non saprei come spiegare».
Infine “Una mezza luna” è la trasposizione di un lungo pensiero concepito in una giornata di dicembre passeggiando al Righi con il suo cane, la splendida Olivia, fedele scudiera, sempre presente durante le registrazioni. «È un elogio alla malinconia, però una malinconia produttiva – conclude Roberta – “una malinconia forse dell’altro mondo”, sicuramente dolorosa ma se riesci a non farti travolgere del tutto, diventa un sentimento stimolante».
Matteo Quadrone