In Via San Bernardo il comitato di quartiere, in vita dal 2011, lavora per il centro storico. Come? Mediante la sinergia tra i vari attori della zona, che devono tutti insieme “prendersi cura di...” vari aspetti problematici del quartiere e non solo
Vi avevamo già parlato di QuiC – Quartiere in Cantiere, nato su iniziativa di cittadini, negozianti e associazioni attive in Via San Bernardo nel centro storico di Genova, allo scopo di migliorare il quartiere, spesso percepito come pericoloso, rumoroso e da un po’ di tempo anche in crisi, stando al numero degli esercizi che chiudono. Durante il sopralluogo di #EraOnTheRoad nella zona di San Bernardo, siamo andati a parlare con uno dei membri più attivi del QuiC, Domenico De Simone, anche segretario del Ce.Sto (associazione attiva da trent’anni per il miglioramento delle condizioni del centro storico). Domenico ci ha raccontato la storia del comitato: come è nato, cosa ha fatto in questi anni, cosa farà a breve per il quartiere. Questo è un momento di “remi in barca”, ma il QuiC si prepara a un ritorno…
Si tratta di un’esperienza nata più di due anni fa, nel settembre 2011. La sua genesi è legata alla nascita della casa di quartiere GhettUp, in molti si sono rivolti alla casa di quartiere del Ghetto chiedendo di trasportare questa esperienza di aggregazione anche in Via San Bernardo, dove c’erano problemi di convivenza legati soprattutto alle ore notturne, a cui faceva fronte, però, anche una scarsa attività diurna, con la sistematica chiusura degli esercizi commerciali. Per questo, un gruppo di volontari fra associazioni, residenti e negozianti hanno deciso di riunirsi e dare avvio al QuiC. A questa avventura hanno voluto partecipare anche altre realtà che già avevano aderito a GhettUp, come i volontari della Associazione San Marcellino, che hanno avviato un percorso di mediazione comunitaria (qui l’approfondimento di Era Superba), valido supporto teorico, intellettuale, culturale.
Ma qual è stato il percorso di QuiC in questi primi anni di attività e quali risultati ha raggiunto? Domenico De Simone racconta: «Un percorso intenso, con tante iniziative: dall’inizio del 2012 abbiamo organizzato una giornata di baratto del “regalo inutile” di Natale; poi nel luglio è stata la volta dei commercianti: i cittadini sono stati chiamati a votare il loro esercente preferito della zona. Inoltre, abbiamo seguito le attività di San Marcellino nell’ambito della mediazione culturale in un progetto con i quartieri di Certosa, Sampierdarena, San Bernardo, Piazzale Adriatico (che ha coinvolto anche la Fondazione Cultura di Palazzo Ducale). Nel 2013, c’è stata la marcia assieme alla ex Latteria Occupata per i locali sfitti del centro storico. Inoltre, ci siamo dedicati a incontri e workshop con le altre associazioni di zona, e ora stiamo lavorando in questo senso».
Oggi QuiC è ancora un’associazione nascente, che non ha formalizzato la sua esistenza e non è registrata ufficialmente. Raccontano i volontari: «Stiamo lavorando sia all’interno del gruppo che all’esterno, cercando di darci uno statuto e un organismo direttivo. Ora, la nostra presidente è Carola Giordano, attiva residente di Via San Bernardo. Siamo un gruppo variegato: con noi, anche la signora Laura, ultra-ottantenne che ama il suo quartiere e che ha molta voglia di fare». Inoltre, QuiC collabora, oltre che con Ce.Sto e San Marcellino, anche con il Gruppo Donne di Via San Bernardo, BalGaSar (l’unione dei genitori dei bambini delle scuole Baliano, Garaventa, Sarzano), CIV San Bernardo, Assest, commercianti e tutti i volenterosi amanti del quartiere che desiderano aderire. Adesso, a quanto dicono i membri stessi, il gruppo sta attraversando un periodo di stallo. Al calo dell’attività, fa fronte un ripensamento organizzativo: l’obiettivo è fare rete con tutte le altre realtà di zona, dalla ex Latteria Occupata, a Giardini Luzzati, Giardini di Plastica e Giardini Liberi di Babilonia. Come una “cellula dormiente”, ora QuiC segue le attività degli altri, partecipando e collaborando senza tirarsi indietro.
«In tre parole, QuiC è “prendersi cura di”: vogliamo trovare un minimo comun denominatore tra tutti gli operatori sociali della zona e vorremmo essere accomunati dall’idea dell’”aver cura” di aspetti materiali, culturali, sociali, educativi in stato di abbandono, ciascuno secondo le proprie competenze. Abbiamo le stesse finalità, ma approcci diversi. Oggi la zona è animata da un lato da realtà che si battono per il bene del quartiere con atteggiamenti “rivoltosi”, dall’altro da gruppi “legalitari”. Noi vorremmo diventare cerniera tra questi due aspetti e farli dialogare: dobbiamo dare una risposta tutti insieme».
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it
[foto di Daniele Orlandi]