Bernini: «La posizione dell'amministrazione è chiarissima: se non verrà modificato il progetto la risposta del Comune sarà negativa». Trascorsi i tempi formalmente previsti dopo il diniego a costruire, non sono giunti segnali dalla Fondazione D'Albertis
La Fondazione Contubernio D’Albertis – proprietaria dell’area tra Piazza Solari e via Amarena, a San Fruttuoso, interessata dall’eventuale realizzazione di un contestato maxi-autosilos – non ha risposto con adeguata documentazione, entro i termini formalmente previsti, al preavviso di diniego a costruire inviatole dall’amministrazione comunale nel gennaio scorso. L’intervento edilizio, dunque, rimane in forte bilico. Il vice sindaco, Stefano Bernini, conferma «Il Contubernio sa quello che deve fare per ottenere il via libera al progetto. L’anomalia, come ho già avuto modo di spiegare, è la previsione di una struttura non completamente interrata. Dunque è necessaria una modifica progettuale con una riduzione volumetrica della parte fuori terra. E di conseguenza una riduzione del numero di box. Ciò chiama in causa anche i rapporti tra Contubernio e l’impresa costruttrice che ha acquisito l’area. Quest’ultima, presumibilmente, sta valutando il da farsi. Senza dimenticare che il comitato di cittadini contrario all’opera ha già annunciato l’intenzione di voler agire per vie legali nel caso dovesse partire il cantiere. Committente ed esecutore, insomma, stanno prendendo tempo».
Nel frattempo – il 30 gennaio 2014 – l’udienza del Tar Liguria relativa alla causa intentata dalla Fondazione Contubernio D’Albertis contro il Comune di Genova per il ritardo nel rilasciarle il permesso di costruire, è stata per l’ennesima volta rinviata a data da destinarsi. In questo senso «Il preavviso di diniego è stata proprio una forma di autotutela da parte dell’amministrazione, anche in sede giudiziaria – sottolinea il vicesindaco – La posizione dell’amministrazione è chiarissima: se la Fondazione non modificherà il progetto la risposta del Comune sarà negativa. Noi a questo punto non dobbiamo più fare nulla, siamo soltanto in attesa».
Il Comitato Protezione Bosco Pelato (così è chiamata quest’ultima porzione di area verde sopravvissuta alla cementificazione), però, dà una diversa lettura dell’attuale situazione di impasse. «L’impressione è che la Fondazione, messa alle strette, voglia in qualche modo raddrizzare la situazione – spiega Luca Motosso, esponente del comitato – attraverso un progetto ex novo (con la riduzione parziale del numero di box) che sostanzialmente non cambierà la natura impattante dell’intervento. Noi ribadiamo che non scenderemo a patti con nessuno, visto che il nostro obiettivo non è la riduzione del progetto. Per il comitato, se tutto davvero è in regola, si deve realizzare il progetto originale (è un diritto della controparte privata). Diversamente, come da noi dimostrato, se il progetto è illegittimo non deve essere costruito alcunché».
Secondo il comitato «Il Contubernio, prima ha provato a forzare la mano citando per danni il Comune per il ritardo nel rilasciargli il permesso di costruire; adesso, invece, sta spingendo alla ricerca di una soluzione di compromesso». La Fondazione, infatti, ha richiesto per ben due volte il rinvio dell’udienza al Tar Liguria. «Questo la dice lunga e mette in evidenza come il Contubernio pensi di essere in torto e quindi conscio di aver presentato un progetto illegittimo», sottolinea Motosso.
Iter amministrativo e procedimento giudiziario, nonostante siano due percorsi differenti, paiono indissolubilmente legati. Il 28 gennaio scorso – ovvero 2 giorni prima dell’udienza davanti al Tar – la Fondazione Contubernio «Ha depositato una memoria difensiva con la quale ha ribadito la sua convinzione nella legittimità del progetto – conclude Motosso – e ha affermato di esser d’accordo nel sospendere l’udienza data la sua intenzione di presentare un nuovo progetto per andare incontro alle richieste del Comune. La Fondazione, insomma, sta mischiando le carte nel tentativo di risolvere la vicenda a suo favore. Noi, però, non stiamo al gioco, pretendiamo che il rispetto delle regole valga per tutti e ribadiamo che l’istanza di diverse migliaia di cittadini è quella di non volere affatto il silos».
Matteo Quadrone