I dati Ocse inchiodano il sistema scolastico italiano al 29esimo posto su 37 paesi presi in esame per numero di diplomi, finanziamenti e stipendi degli insegnanti
Ore 8 circa, esclusi ritardatari, gli autobus tornano ad essere affollati, i giornali riesumano i soliti articoli, la TV propone immagini ritrite: è iniziato un nuovo anno scolastico e, con esso, il tormentone scuola.
Bocciati dalle analisi Ocse, su 37 campioni in esame, l’Italia è confinata al 29esimo posto per finanziamenti inadeguati, pari al 4,8% del pil, (peggio di noi solo la Slovacchia e la Repubblica Ceca) e al 34esimo posto sia per numero di diplomati, che sono il 70,3% su una media del 81,5% di altri paesi, sia per laureati, rispettivamente il 14% tra gli adulti e il 20% nella fascia compresa tra 25 e 37 anni, contro uno standard medio del 37% .
I due stati, in coda a noi, sono la Turchia e il Brasile: nulla di cui vantarsi. A ciò va aggiunto lo stipendio dei docenti che registra un 40% in meno di quello dei colleghi stranieri oltre ad un precariato insanabile.
L’ Ocse ci bacchetta anche sul metodo: “Il sistema delle bocciature è inefficace ed aumenta il il divario e la disuguaglianza tra gli studenti, senza migliorare il percorso scolastico”.
In attesa di provvedimenti efficaci vediamo qualche originale novità dal mondo: a Dallas, gli studenti si incontrano coi professori, 90 minuti prima e circa un’ora dopo le lezioni, per chiarimenti, spiegazioni o studio di gruppo; in Indiana è obbligatorio, già dalle elementari, insegnare l’uso della tastiera del Pc; in Inghilterra, USA, Canada, è sempre più diffuso l’uso di lavagne multimediali e la Corea ha previsto l’abolizione totale di libri e quaderni entro il 2015; in Gran Bretagna, per avvalorare il concetto di cultura multietnica, vengono insegnate parole in ben 44 lingue non escluso lo zulu.
Alcuni istituti privilegiano, invece, temi come salute, benessere, ecologia: alla George Washington University si tengono corsi per combattere l’obesità giovanile; L’Orestad Gymnasium di Copenhagen, capolavoro d’architettura, dispone di un’ampia area aperta, dotata di cuscini, dove gli studenti possono studiare nella posizione a loro più comoda; in Francia, a Sotteville-lès-Rouen, un prato, in continuazione di un grande parco, fa da tetto all’edificio scolastico, garantendone inerzia termica ed isolamento fonico. A Phoenix, aboliti sacchetti e bottiglie di plastica, per pranzo, si usano contenitori riciclabili; in Danimarca, dono di una società, una macchina a pedali (capienza 10 bambini), condotta da un adulto, è il mezzo per andare a scuola; in Svizzera, genitori volenterosi raccolgono gli alunni agli angoli dei quartieri e tutti in corteo “salgono” sul Pedibus.
Adriana Morando