Siamo andati a sentire il concerto dei Selton a La Claque e a incontrare i ragazzi della band per scambiare qualche battuta, un'esibizione di grande energia ed impatto e la simpatia dei protagonisti sul palco è coinvolgente
Le lingue delle loro canzoni sono il portoghese, lingua madre; l’inglese, lingua franca; e l’italiano, lingua d’adozione. Le città della loro avventura sono Porto Alegre, in Brasile, Barcellona e Milano. Nella prima si conoscono, compagni di scuola già con la passione per la musica; nella seconda si rincontrano casualmente, e celebrano la coincidenza formando il gruppo, battezzandolo Selton e riproponendo i Beatles in chiave – ovviamente – bossanova nello scenario gaudìano del Parco Güell. Nella terza ci finiscono perché, partecipando nel 2006 al programma di Fabio Volo ItaloSpagnolo, ottengono la possibilità di registrare con Gaetano Cappa (vocal coach a X Factor) il primo disco “Banana à Milanesa”, uscito nel 2008.
Ricardo Fischmann, (chitarra, voce), Ramiro Levy (chitarra, ukulele, voce), Eduardo Dechtiar (basso, voce) e Daniel Plentz (percussioni, voce) proseguono il loro percorso musicale con il secondo album, omonimo, datato 2010. “Selton” viene accolto positivamente dalla critica, celebrato come uno dei più intelligenti dischi melodici italiani dell’anno. Nel 2012 la loro carriera vanta, oltre alla partecipazione al disco di cover di Max Pezzali “Con due Deca” con la canzone “Come deve andare”, l’esibizione al Premio Tenco a Sanremo, nella quale accompagnano Daniele Silvestri. L’ultima fatica discografica arriva nel 2013 con “Saudade”, un disco che riprende il discorso iniziato con l’album d’esordio, senza ovviamente rinnegare il potenziale alternativo del secondo disco. Come racconta la band a proposito dell’album, «è talmente tanto tempo che siamo lontani da casa, che quasi non sappiamo più dove sia: ci mancano le spiagge del Brasile e i concerti per strada a Barcellona. Con il nuovo disco raccontiamo proprio questo: “saudade” in portoghese significa appunto “malinconia”. Raccontiamo i nostri sentimenti e le nostre nostalgie, e ci rendiamo conto che l’unico momento in cui non ci manca più niente è proprio quando suoniamo insieme».
A La Claque, uno dei palcoscenici genovesi migliori per la musica live, l’atmosfera è di grande impatto: piccoli tavolini disseminati davanti al palco già pronto per la performance, luci soffuse e fumose e un già numeroso pubblico che vocifera e brinda. Il concerto inizia e immediatamente tutto il locale è a proprio agio: l’accuratezza dei suoni è nitida e la simpatia della band è coinvolgente. I lavori in studio dimostrano la precisione esecutiva e compositiva dei musicisti; e si dimostrano subito tanto melodici e composti in sala di registrazione quanto divertenti ed energici dal vivo!
A ogni brano le persone che iniziano a ballare si moltiplicano, incoraggiati dai ragazzi e da pezzi come l’irresistibile “Non lo so” e la cavalcante “Across the Sea”, così squisitamente ritmiche che è impossibile restare fermi. I coretti, ben dosati e mai pretenziosi, rendono ogni pezzo elegante e leggero, ma mai banale, richiamando alla mente le atmosfere dei Vampire Weekend. “Piccola Sbronza”, pezzo scritto con la collaborazione di Dente, vede addirittura l’invasione del palco da parte delle manifestazioni forse troppo affettuose di una fan. E se durante l’esibizione fanno salire una ragazza scelta a caso a suonare il tamburello con loro, che vince subito la timidezza grazie alla loro calorosità, quasi a fine concerto è la band a saltare giù dal palco, per cantare in mezzo a tutti “Eu Nasci no Meio de um Monte de Gente”, per poi finire in gran bellezza con “Nuoto nuoto e niente più”, rocksteady giamaicano con un’eccezionale coreografia dei musicisti, che sanno anche, da ottimi polistrumentisti, scambiarsi di posto. Il gruppo vanta, inoltre, la collaborazione del compianto Enzo Jannacci, dalla quale nasce la cover tutta brasileira di “Vengo anch’io. No, tu no”, divertentissimo momento nazionalpopolare d’effetto assicurato, così come per le due cover di Cochi e Renato: “Canzone intelligente” e “La Gallina”.
Nel post concerto il pubblico si accalca per i complimenti e gli autografi; ne approfittiamo per avvicinare Ricardo, al quale rivolgo subito una domanda sul significato del nome del gruppo. «Selton è una parola inventata, che assume un significato preciso e importante tra di noi, che oltre a essere un gruppo siamo innanzitutto un gruppo di amici. Selton si potrebbe tradurre con sintonia». Per quanto riguarda Genova, «è una città per noi ancora tutta da scoprire. Non è la prima volta che veniamo qui, ma sicuramente la sua fama la precede, visto che è la città che ha dato i natali a Colombo, una sorta di eroe per noi del Nuovo Continente. Il potenziale della città è sicuramente altissimo, vista la sua scuola di cantautori; ma l’impressione è che la musica live, qui come spesso accade anche altrove, faccia fatica a trovare spazi e riconoscimenti».
I Selton sono una piacevolissima scoperta in un venerdì sera piovoso; un gruppo che fa della propria malinconia la sua ragione d’essere, cantata in maniera che ne risalti la gioia e la felicità dietro ai ricordi lontani di casa propria, e per la quale “o remédio è cantar”.
Nicola Damassino