Il cantautore americano in viaggio per il vecchio continente ha fatto tappa al Teatro Altrove. Un concerto chitarra e voce, un bell'incontro in un giovedì sera qualunque all'ombra della Lanterna
Il suo tour europeo è partito quindici giorni fa da Berlino e quella di Genova al Teatro Altrove è l’ottava data in due settimane. Due mesi in giro per l’Europa con la chitarra a tracolla, di teatro in teatro di club in club. Stephen Steinbrink è giovane, ha 26 anni, ma fa il musicista in tour dal lontano 2001 e ha già pubblicato sei dischi. Non ha tempo da perdere: «No, non ero mai stato a Genova prima di oggi, ma non ho il tempo di visitarla, ho fatto un giro per raggiungere il teatro e nulla più, purtroppo devo subito ripartire, lunedì suono a Roma…». Scambiamo due chiacchiere dopo la performance, neanche il tempo di posare la chitarra e sparisce dietro il tendone nero per fiondarsi al banchetto dei dischi e trasformarsi in venditore. Non se la cava neanche male, tre LP venduti, il pubblico genovese ha gradito la sua performance, nel foyer del teatro i commenti sono molto positivi, anche se Stephen non li coglie perché non parla una sillaba di italiano.
Canzoni brevi, non seguono la struttura classica strofa e ritornello, in sala il pubblico è curioso, ascolta con attenzione questo giovane americano con gli occhiali grossi e tondi e la camicia rossa. Gioca con l’accordatura della sua chitarra acustica amplificata e segue le dita con una voce sottile e precisa, intonata e piacevole. Sarà l’accento americano molto marcato alle nostre orecchie italiane “poco educate”, ma la mente va subito a Simon & Garfunkel… senza Garfunkel. Le linee melodiche dolci e malinconiche, riportano alle tracce più celebri della canzone d’autore americana. Sensazioni che ascoltando altri brani di Stephen su bandcamp mutano e richiamano maggiormente le sonorità pop, la resa delle canzoni suonate chitarra e voce sul palco dell’Altrove è infatti diversa rispetto a buona parte delle registrazioni in studio.
Un’esibizione senza fronzoli, “la mia voce non è il mio corpo” canta Steinbrink. Rimane immobile davanti al microfono dalla prima all’ultima canzone e il ponte mobile che per un attimo scivola dal microfono e cade a terra è l’unico strappo che scompone l’atmosfera densa ed avvolgente. “Staring at a Rothko“, “Neighbors In the Bedroom” e “Growing Up Is Easy” sono brani che meglio di altri raccontano il concerto di Stephen Steinbrink alla Maddalena, concerto che si chiude con la bella “I Really Want To Be Your Friend“.
If I could play every night in a theater in Italy built in the 13th century, I would.
— Stephen Steinbrink (@s_steinbrink) 20 Marzo 2014