Parte la 18esima edizione del Suq: “Generazioni memoria e futuro”, per riflettere su “quello che sta accedendo e quello che sarà”. Era Superba, collaboratore ufficiale della kermesse, anticipa con la direttrice Carla Peirolero idee, progetti e retroscena. Una macchina da 700 mila euro con soli 250 mila euro di finanziamenti
Giovedì 16 giugno parte la diciottesima edizione del Suq Festival. Quella di quest’anno sarà una manifestazione che dimostra la maturità dell’evento, la maggiore età. “Generazioni memoria e futuro” è il tema su cui si basa il festival 2016. Era Superba, collaboratore ufficiale della kermesse, ha incontrato Carla Peirolero, ideatrice e direttrice artistica dell’evento, che ha raccontato le idee alla base di questa edizione e le non poche difficoltà a portare avanti un progetto del genere: «Il Suq rappresenta un momento d’incontro e di confronto tra quello che è stato e quello che accade oggi. E’ un punto da cui partire per riflettere su quello che sarà. Cominciando dalla storia, analizzando gli avvenimenti di attualità cerchiamo di costruire un futuro migliore».
Non a caso il Suq è il teatro del dialogo, patrocinato dall’Unesco, Commissione nazionale Italiana, dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sostenuto dal MiBACT e best practice d’Europa, l’unico festival del genere in Italia, capace di unire lingue, culture, provenienze.
Quest’anno sono 35 i paesi che portano all’interno del gran bazar scenografico parte della propria cultura, chi con l’arte, chi con la gastronomia, chi con l’artigianato. In programma in questa edizione, la stagione teatrale più ricca e interessante che mai: musica, arte e spettacoli per un totale di 100 eventi. Moltissimi palcoscenici, con la novità della Terrazza del Museo Luzzati, poi tavolate conviviali, meticciati sonori, testimoni illustri, laboratori, buone pratiche per l’ambiente, il bazar dei popoli, con una rete eccezionale di ristoratori, artigiani, associazioni che fanno vivere il Suq ogni giorno.
L’obiettivo comune a tutti gli eventi di quest’anno è di far riflettere sull’attualità: «Parleremo dei temi moderni – aggiunge Peirolero – come l’immigrazione, ricordando quando eravamo noi a emigrare e a inserirci in altri paesi, approfondiremo il tema della figura della donna, di come è cambiata negli anni, in molti, ma non in tutte le parti del mondo».
Il festival, anche quest’anno, rappresenterà l’inizio dell’estate e sarà un momento di festa e divertimento per Genova, ma soprattutto il teatro del dialogo tra le differenze. «Il Suq è stato spesso etichettato come la festa del folklore, che è sicuramente una parte importante della cultura – conclude Peirolero – ma quest’anno vogliamo che cambi aspetto. Sarà cresciuto e maturo».
Integrazione delle fasce più deboli, dialogo tra le diversità, più cultura accessibile a tutti per un segnale forte verso l’inclusione sociale, sono alcuni degli obiettivi che il Suq vuole raggiungere e sono anche gli slogan ripetuti più volte dalle istituzioni. Eppure i due punti di vista sembrano non convergere nei fatti. La Regione Liguria quest’anno ha tagliato 20 mila euro per le attività formative, portate avanti da sette anni con successo dagli artisti del Suq. Il finanziamento al progetto “Intercultura va a Scuola” quest’anno è stato sospeso. «I laboratori teatrali, gli incontri e le lezioni in Istituti con classi problematiche, le conferenze-spettacolo – sostiene Peirolero – che rappresentano solo una parte del programma “Intercultura va a Scuola”, hanno dimostrato che le differenze in arte sono un valore e che l’ascolto e la relazione si possono imparare con il teatro e la musica. In alcuni casi, un antidoto alla dispersione scolastica, di cui ci si cruccia senza però salvare quelle attività che è dimostrato possono offrire un aiuto». Da gennaio a giugno, dal 2009 a oggi, più di 5.000 studenti sono stati coinvolti su tutto il territorio ligure, dalla Spezia a Imperia. «E’ stato compromesso un patrimonio di esperienze, che educava nella pratica, grazie alla multietnicità della Compagnia del Suq, all’incontro tra i popoli e al rifiuto delle discriminazioni».
Le divergenze tra istituzioni e Suq non finiscono qui. Anche per la manifestazione estiva, la Regione ha tirato la cinghia, o meglio, alle soglie della festa d’inaugurazione non ha ancora fatto sapere nulla riguardo i finanziamenti: «Non abbiamo avuto nessuna risposta dei 30 mila euro richiesti per l’evento» «Il silenzio – prosegue – rischia di mettere i bastoni tra le ruote a una realtà che funziona. Un evento che è riconosciuto a livello europeo e ministeriale dovrebbe avere più certezze». Per ottenere i finanziamenti regionali, il 10% del costo complessivo, il Suq, quest’anno, ha partecipato al bando “Grandi Eventi”, bando in cui convergono tutte le attività della Liguria.
Anche il Comune in tema di sponsorizzazioni non si pronuncia. Nonostante il Suq sia una grande opportunità per Genova, portando 70 mila visitatori in 10 giorni, l’assessorato alla cultura non ha messo a disposizione nemmeno un euro. «Lo sponsor quest’anno è direttamente Iren – ricorda la direttrice – ed è curioso che il Suq non venga messo a bilancio in Comune. Non siamo così importanti?».
Il Festival Suq è una manifestazione complessa, articolata, un evento organizzato, reso fattibile, coordinato e seguito da un team che, sotto data, conta fino a 53 persone. Dietro le quinte, o meglio dietro tendoni del gran bazar, lavorano tutto l’anno 3 soci fondatori, 11 ordinari e 600 soci sostenitori, il cuore che anima il Suq da 18 anni. «Lavoriamo costantemente tutto l’anno – racconta Peirolero – chi a tempo pieno, chi mezza giornata, ma tutti mettiamo passione e dedizione per questo progetto». Il costo complessivo del Suq, valutato dagli esperti in 700 mila euro, il triplo di quello sostenuto in questa edizione, è coperto per l’80% dagli sponsor, dalle quote associative, eppure la manifestazione continua a essere quasi totalmente gratuita, solo gli spettacoli hanno un costo di 5 euro, oltre naturalmente ai banchetti.
Un patrimonio per la città e un presidio di quell’interculturalità vivace e festosa di cui mai come oggi abbiamo bisogno. Forse, varrebbe la pena considerare meglio quello che è stato e quello che accade, quello che sarà e quello che potrebbe non essere più.
Elisabetta Cantalini