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Teatro Hop Altrove, esito del bando: nuova vita con Arci e San Benedetto

Concluso l’infinito iter del bando per l’assegnazione del centro culturale polivalente di piazzetta Cambiaso. Via a un nuovo hub culturale con teatro, musica, cinema, battaglie per i diritti e cibo a chilometro zero


7 Giugno 2013Notizie

teatro-hops-altrove-d1Finalmente l’Hop Altrove ha trovato una nuova famiglia. E anche molto numerosa. Almeno per i prossimi nove anni, a gestire gli spazi del cinquecentesco Palazzo Frattinati – Cambiaso sarà la nascente Associazione temporanea di scopo “Punto G”, che vede coinvolti alcuni dei principali protagonisti della realtà culturale genovese, ovvero Arci, Comunità di San Benedetto, Circolo culturale Punto G – Belleville, Disorderdrama, Narramondi e Laboratorio Probabile. Musica, teatro, cinema, battaglie per i diritti, la legalità e l’antimafia e cibo a chilometro zero: questi, e tanti altri, gli ingredienti vincenti del nuovo hub culturale, che si candida a tornare punto di riferimento del centro storico genovese. Il tutto in estrema connessione con il territorio circostante, come ci racconta Stefano Kovac, coordinatore di Arci Genova: «Grazie ad accordi con diverse altre associazioni che operano in città, sarà possibile dare vita a numerose iniziative incrociate, come la presentazione di spettacoli teatrali in cartellone alla Tosse piuttosto che all’Archivolto».

«Non sarà né una passeggiata né un pranzo di Gala» ammette Domenico “Megu” Chionetti della Comunità di San Bendetto. «Oggi ci siamo ritrovati a discutere di business plan e offerte economiche ma non si tratta certo di un’operazione commerciale. Per le associazioni come le nostre l’obiettivo non è certo fare soldi ma dobbiamo comunque pensare di chiudere almeno in pareggio» . È soddisfatto, il Megu, di poter dare vita a questa nuova avventura, a pochi passi dalla bottega di vico Mele, “In sciä stradda”: un’occasione per la Comunità di rinnovare il legame e l’impegno sociale con la “Città Vecchia”, iniziato già a fine anni ’70 con la bottega di vestiti usati “Ciacchi” e proseguita nel tempo con continue iniziative di animazione, per dare visibilità a un mondo troppo spesso tenuto volutamente nascosto per le sue problematicità. Il progetto dell’Altrove, dunque, è l’ennesima testimonianza che anche dopo don Andrea Gallo, la Comunità di San Benedetto non molla la presa, anzi raddoppia: «Perché, adesso che non c’è più – dice Chionetti – è ancora più vero il messaggio del Gallo: “Noi siamo quello che facciamo e non quello che diciamo”».

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Difficile capire con precisione quando la nuova vita dell’Altrove verrà ufficialmente battezzata perché mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle così variegato è opera alquanto complessa. «Oltre ai tempi formali previsti dal bando (un mese, ndr) – spiega Kovac – e a quelli legati all’istituzione formale dell’associazione, gli spazi necessitano anche di alcuni interventi strutturali. Dobbiamo capire se mettere i classici tapulli alle emergenze e aprire il prima possibile o prevedere una ristrutturazione più articolata. Insomma, siamo già parecchio in ritardo ancora prima di partire perché, ad esempio, per programmare una stagione teatrale ci si dovrà accontentare dei buchi disponibili che hanno le compagnie».

Ma la colpa non è certo di Arci & co. se i tempi si sono dilatati fino all’inverosimile. Le lungaggini della gara sono state evidenti fin da subito: il bando, che l’assessore Sibilla aveva annunciato in dirittura d’arrivo a ottobre dello scorso anno, è stato in realtà aperto poco prima di Natale per concludersi, in seguito a proroga, a fine febbraio. Anche le procedure di valutazione non sono filate molto lisce, con incontri pubblici prima annunciati e poi rimandati: si fa presto, dunque, a capire come sia arrivato il 7 giugno. Al momento dell’apertura delle buste per verificare le offerte sono giunti sopravvissuti solo 3 (Punto G, Altrove Spazio e Lilith) dei 7 progetti ufficialmente presentati, scesi in realtà a 5 ancora prima delle analisi qualitative.

E anche nel corso della seduta che ha proclamato il progetto “Punto G” vincitore non è mancato il classico bullesumme alla genovese. A passare dietro il banco degli imputati è stata la direzione cultura del Comune di Genova, accusata di essere stata un po’ confusionaria nella redazione di alcuni aspetti del bando legati all’offerta economica. Proprio per presunte inadempienze a riguardo è stato dichiarato inammissibile il progetto di “Altrove Spazio”, che comunque sarebbe giunto alle spalle dei vincitori. In effetti, la commissione presieduta da Guido Gandino, non ha fatto una splendida figura ad aver comunicato questa irregolarità solamente nel corso dell’ultima seduta.

Anche il progetto “bocciato” presentato da 6 giovani genovesi (età media: 26 anni), racchiudeva in sé diversi elementi di interesse, a partire dalle oltre 40 associazioni che ne avrebbero preso parte. Il punto di forza dell’”Altrove Spazio” sarebbe stata l’apertura continua, tutto il giorno tutti i giorni, e la cessione gratuita della sala teatrale a chiunque ne avesse fatto richiesta. Una sorta di potenziamento di quanto già intravisto sotto la precedente gestione Varlese: spettacoli di prosa, cabaret e animazioni per bambini sotto il profilo teatrale, con il mese di maggio interamente dedicato alla scuole per saggi e classiche feste di fine anno; stretta connessione con il Conservatorio e Gezmataz per gli eventi musicali, oltre alla predisposizione di uno studio di registrazione che avrebbe dato il la a una produzione interna; allestimento di una palestra e di spazi destinati a laboratori artigianali; e tanta attenzione alla cucina con caffè letterari alla mattina, pranzi “operai” e cene enogastronomiche a chilometro zero, senza dimenticare un aperitivo di qualità, non a buffet ma a prezzi popolari e sotto la guida di esperti sommelier. È molta la delusione di Giacomo Gianetta e Filippo Cuomo Ulloa, due degli ideatori di questo progetto. Giacomo, addirittura, ci confida che questo è stato il suo ultimo tentativo per fare qualcosa di utile a Genova, adesso andrà in Germania per un master: «E poi dicono che vogliano dare spazio ai giovani…».

 

Simone D’Ambrosio
[foto di Daniele Orlandi]


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