Ascoltare, conoscere se stessi, esprimersi: Francesca Podestà è un'architetto di Genova che dal 2010 propone laboratori per bambini e famiglie
Nel 2010 l’architetto genovese Francesca Podestà pubblica il suo primo libro di fiabe con la casa editrice Dps: il testo racconta la storia di Teo e Bea, rispettivamente un cucciolo di lupo e una bambina.
Questi personaggi – protagonisti in seguito anche di nuove pubblicazioni – sono diventati il fulcro di un progetto educativo per bambini e ragazzi, che Francesca porta avanti nella sua sede di corso Torino e in sinergia con numerose associazioni, Municipi e scuole della città (a partire dall’Associazione Creando, di cui è vicepresidente).
Di cosa si tratta? Teo e Bea nasce con lo scopo di «abbinare la fiaba tradizionale a un progetto educativo, rivolto sia ai bambini sia alle famiglie, il cui fine è il benessere dell’invididuo, che impara anzitutto ad ascoltare – concetto nuovo, rispetto a un’educazione improntata sul “bombardamento” di immagini – e poi a esprimere se stessi, a stare in gruppo. L’ascolto deve trasformarsi in uno strumento di crescita personale, capace di stimolare l’immaginazione, di sviluppare l’intelletto e di chiarire le emozioni».
Un tema molto importante del progetto Teo e Bea è l’educazione al rispetto dell’ambiente attraverso percorsi didattici specifici, come il riciclo di tutti i materiali rinnovabili, l’opportuno consumo delle risorse naturali, il risparmio energetico, il giusto comportamento verso il mondo animale e la natura.
A Genova esistono molte altre iniziative orientate verso i bambini, a partire da quelle organizzate da importanti istituzioni cittadine quali Palazzo Ducale e il Museo Luzzati: «La differenza è che questi ultimi si concentrano sulle singole attività – che non è necessariamente sbagliato, ma solo differente – mentre io do priorità alla costruzione “a monte” di un progetto educativo di ampio respiro. Per esempio vanno benissimo laboratori sul Carnevale, traendo un esempio dal periodo in cui ci troviamo, ma non devono essere fini a se stessi ma devono avere uno scopo che vada oltre l’attività specifica».
Gli incontri si svolgono tre volte a settimana, con il supporto di una psicomotricista e una pedagogista clinica. Fondamentale il rapporto con le famiglie, perché «spesso le famiglie iscrivono i bambini ad attività extrascolastiche come “riempitivo”, mentre è compito di noi educatori far capire loro che devono contribuire attivamente a proseguire a casa gli stimoli forniti nei laboratori». Obiettivo di Francesca è estendere in futuro queste attività a supporto di chi lavora nel sociale, in particolare bambini in difficoltà e che vivono in contesti di affido familiare ed educativo.
Marta Traverso