Ripresi i lavori nell'area adiacente al cimitero della Biacca a Bolzaneto; mentre a Trasta in via Polonio si prepara il campo base. Ma la Regione non ha ancora approvato il Piano Utilizzo Terre e rocce da scavo
Dopo il sopralluogo della commissione comunale in Val Polcevera (il 4 dicembre scorso) nelle zone interessate dai lavori per la realizzazione del Terzo Valico e la passeggiata al cantiere alle spalle di Trasta dei militanti No Tav un paio di settimane orsono (sabato 14 dicembre), rimangono vive tutte le perplessità di abitanti e cittadini in merito alla gestione della cantierizzazione da parte del consorzio Cociv (general contractor dell’opera) e degli enti locali.
Nel frattempo qualcosa ha ripreso a muoversi: nel cantiere adiacente al cimitero della Biacca a Bolzaneto (sotto l’abitato di San Biagio) da alcuni giorni gli operai sono tornati a movimentare terra fin dalle prime luci dell’alba, mentre nell’area ferroviaria di Trasta, in via Polonio, è partita la costruzione degli alloggi che dovranno ospitare i lavoratori provenienti da fuori città. Stiamo parlando del campo base inizialmente previsto proprio nel sito della Biacca, oggi invece destinato a deposito di materiali semilavorati e attrezzature, previo stoccaggio di circa 70 mila metri cubi di terre di scavo potenzialmente amiantifere.
«La visita della commissione comunale si è rivelata una vera delusione, ma purtroppo ce lo aspettavamo – racconta Marco Torretta del Comitato San Biagio-Serro – da parte del Comune non c’è stato neppure il tentativo di affrontare una seria discussione sulla pericolosità del cantiere. Abbiamo avuto la triste conferma che ognuno viaggia per la propria direzione. Noi parlavamo di “mele”, loro di “pere”. L’amministrazione si trincera dietro alla presunta regolarità delle autorizzazioni concesse al Cociv e non risponde alla domande sul rischio per la nostra salute e quella dei nostri figli. Infatti, il vicesindaco Stefano Bernini ha affermato che i 70 mila mq di terre di scavo, che dovrebbero servire da fondo alla soletta in cemento del cantiere della Biacca, saranno assolutamente privi di amianto, in quanto conterranno tufo». In precedenza, interpellato sulla questione da Era Superba, il vicesindaco aveva parlato di basalto. Tali affermazioni evidenziano che neppure il Comune ha le idee sufficientemente chiare.
«Da alcuni giorni il cantiere della Biacca è nuovamente attivo – spiega Torretta – gli operai con benne e macchinari stanno movimentando la terra già a partire dalle ore 06:45 del mattino. Di conseguenza 500 famiglie di San Biagio si trovano a dover convivere con l’inquinamento acustico e ambientale». Ma in fin dei conti questo, forse, è il male minore. «Occorre ricordare alle istituzioni che l’area interessata dallo scavo è soggetta a frane, come confermano i relativi Piani di bacino – sottolinea il portavoce del comitato – Infatti, nel 2007 parte del parcheggio di San Biagio “Il Colle” era sceso di mezzo metro verso il cimitero, richiedendo un urgente intervento di ripristino da parte di Coopsette, intervento durato quasi un anno. Siamo sicuri che andando a toccare questa parte di collina, disboscata di 3000 mq di alberi, non venga messa a rischio la stabilità della collina stessa, così come l’incolumità di 250 famiglie che risiedono nei residence sovrastanti denominati “Il Borgo” e “Il Colle”? Sono stati fatti tutti gli accertamenti del caso? ».
Inoltre, ad oggi nessun cartello è stato affisso fuori dall’area su cui insistono i lavori «Pertanto ci chiediamo quanto sia in regola questo sito – continua Torretta – Abbiamo chiamato la Polizia Municipale lamentandoci dei rumori in orario mattutino ma ci è stato risposto che il cantiere è “privato” e quindi non servono autorizzazioni affisse all’esterno. Francamente, simili risposte sono un’offesa all’intelligenza delle persone. Noi per tutelarci stiamo pensando di agire anche per vie legali. Non siamo per nulla convinti che si possa costruire, seppure provvisoriamente, così vicino ad un cimitero. Giovedì scorso qui a San Biagio si è svolta una riunione tra il nostro comitato e quello di San Quirico, alla presenza di una cinquantina di persone. Stiamo cercando di veicolare ai cittadini un’informazione corretta. Al contrario, Cociv e istituzioni locali giocano proprio sul fatto di nascondere eventuali problematiche, senza mai essere del tutto trasparenti».
Sabato 14 dicembre un centinaio di persone hanno sfilato in corteo dall’imbocco di via Trasta fino al cantiere di via Rocca Inferiore dei Corvi per mostrare ai “foresti” quali radicali trasformazioni sta subendo il paesaggio della Val Polcevera. Quello che un tempo era un bosco popolato da migliaia di alberi – tra cui roveri e pini anche secolari – adesso è diventato un arido deserto deprivato di ogni forma di vita. I manifestanti sono facilmente entrati nell’area di cantiere per piantare le bandiere No Tav, rivendicando di non riconoscere alcuna legittimità ai divieti imposti.
Sulla sommità della collina resiste ancora una casa, destinata a trasformarsi in uffici a servizio del Cociv. Un’altra abitazione, già demolita, rientrava tra i primi espropri portati a termine. «Per la residenza rimasta in piedi, invece, il Cociv ha dovuto faticare prima di trovare un accordo con il proprietario – spiega Davide Ghiglione, consigliere (Fds) del Municipio Valpolcevera – Alla fine il compromesso è stato raggiunto ma l’indennizzo economico corrisposto al privato risulta decisamente alto. Come accaduto in altre occasioni, ad esempio a Pontedecimo, i rimborsi paiono assai superiori al reale valore delle abitazioni espropriate. Indennizzi pagati con soldi pubblici, quindi con risorse di tutti noi cittadini».
Davide Ghiglione e Antonio Bruno (consigliere comunale Fds) hanno presentato due interpellanze (rispettivamente in Municipio Valpolcevera ed in Comune) con le quali sollevano forti dubbi – dal punto di vista strettamente procedurale – sulle modalità di gestione e trattamento della terra di scavo. «Non sappiamo ancora quando i documenti verranno discussi – precisa Ghiglione – Ma riteniamo doveroso fare chiarezza al più presto. Ci domandiamo: allo stato attuale la terra che gli operai del Cociv stanno movimentando, secondo quali procedure viene gestita?».
Il permesso a costruire i piazzali per lo stoccaggio di materiali semilavorati nell’area di cantiere “CLB 4 – Bolzaneto”, dietro il cimitero della Biacca prevede due distinte modalità di gestione dell’abbancamento di circa 70 mila metri cubi di terre di scavo provenienti da cantieri del Terzo Valico, in particolare «come terre da scavo ai sensi del DM 161/2012, se ed in quanto approvato il Piano di Utilizzo ai sensi dell’art. 5 di tale D.M; come rifiuti (CER 170504) ai sensi dell’art. 214 e seguenti del Decreto Legislativo 152/2006 e s.i.m. secondo la procedura di cui alla D.G.R. 1567/2008, ove prima dell’inizio delle attività non sia approvato il suddetto Piano di Utilizzo», si legge nell’interpellanza del consigliere municipale.
Invece, il provvedimento di approvazione del Piano Utilizzo Terre secondo il D.M. 161/12, recita testualmente al punto 2 «l’inizio delle attività che generano materiali da scavo riferiti ai lotti 1 e 2 “Terzo Valico dei Giovi” è condizionato all’approvazione, da parte delle Regioni e altre amministrazioni competenti, dei progetti relativi ai siti di destinazione, così come individuati nel PdU di cui trattasi».
Il Piano di Utilizzo, secondo i firmatari delle interpellanze «dovrebbe valutare con attenzione la movimentazione di terre amiantifere presenti, secondo le carte regionali, su gran parte del tracciato ligure del Terzo Valico».
Insomma, in altre parole, prima di procedere con le operazioni di cui sopra «La Regione Liguria è tenuta ad approvare il Piano di Utilizzo Terre e rocce di scavo, cosa che ancora non ha fatto – sottolinea Ghiglione – e non solo: occorre trovare anche un accordo con la Regione Piemonte sul Protocollo Amianto. Sono due documenti fondamentali e connessi. Anche a PdU approvato, infatti, è necessario aver già stabilito le precise procedure per trattare eventuali materiali amiantiferi».
Per questo i consiglieri Fds di Municipio Valpolcevera e Comune interpellano rispettivamente Giunta municipale e comunale «per conoscere se non sia opportuno l’intervento da parte del Comune di Genova per adeguare puntualmente le prescrizioni della civica amministrazione alle normative dettate dal Ministero dell’Ambiente e, pertanto, a prevedere che non vengano movimentate terre di scavo del Terzo Valico prima che sia approvato il Piano di Utilizzo».
Matteo Quadrone