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Il giudice per le indagini preliminari respinge la richiesta di archiviazione per le dichiarazioni del vicesindaco oggetto di querela da parte di un interferito dei lavori per il Terzo Valico
Respinta la richiesta di archiviazione, nelle prossime settimane incomincerà il processo a carico del vicesindaco Stefano Bernini, querelato per diffamazione qualche mese fa da un interferito del Terzo Valico. Il giudice per le indagini preliminari Massimo Cusatti, infatti, ha respinto la tesi del pubblico ministero Gabriella Dotto, che derubricava la vicenda come una archiviabile “critica politica”: nei prossimi giorni, quindi, sarà depositata l’imputazione.
Come avevamo anticipato mesi fa, infatti, il vicesindaco di Genova è stato querelato da Simone Amici, cittadino di Pontedecimo, negli ultimi anni divenuto volto noto nella delegazione, e non solo, per la sua “opposizione” alla costruzione del Terzo Valico. La vicenda è nota; una delle opere compensatorie della grande opera è il bypass di Pontedecimo, una bretella che consentirebbe di aggirare le case di via Coni Zugna; un’infrastruttura necessaria anche per i mezzi pesanti diretti ai cantieri. Per iniziare a costruirla però, è stato necessario passare nel giardino dell’Amici, che ha provato ad opporsi, cercando di far valere le proprie ragioni, supportato da centinaia di attivisti contrari all’opera, criticata per molti motivi. Durante una seduta del Consiglio comunale, il vicesindaco definì le iniziative del cittadino come una sorta di occupazione “manu militari”. Il tutto trasmesso in diretta televisiva, come ogni seduta pubblica in Sala Rossa. Una dichiarazione che è stata giudicata diffamatoria dal cittadino, che, attraverso i suoi legali, ha depositato formale querela.
«Sono molto amareggiato perché si tratta di un confronto politico – ha dichiarato Stefano Bernini, intervistato da Genova24.it – e chi mi accusa di diffamazione contesta un’unica espressione la ‘manu militari’, ma io sono un obiettore di coscienza e la utilizzo quando in senso lato rilevo l’utilizzo della forza, anche senza armi, che è una prerogativa dello Stato. Chi mi accusa non è riuscito a dimostrare la proprietà di quel terreno che, da catasto, risulta ‘ente urbano’, classificazione che viene data quando non è possibile dimostrare la proprietà di un terreno».
Comunque finirà la vicenda, il dato è che sempre più spesso di Terzo Valico si parla, a vario titolo, anche nei tribunali; la cosa sicuramente alimenta e produce un certo “nervosismo” della “politica” che deve porsi da interlocutore e intermediario tra le esigenze e le priorità delle comunità e dei cittadini, e i grandi progetti, e le “visioni”, che ricadono sui territori, e su cui vengono investite ingenti risorse dello stato.
Nicola Giordanella