La zona è presidiata 24 h su 24 dalle forze dell'ordine segno del cambiamento di clima; il Cociv ha fretta di avviare i lavori ma, nel frattempo, uno studio consegnato all'Osservatorio Ambientale sull'opera, conferma la presenza di amianto lungo il tracciato
San Quirico, Lunedì 22 luglio: alle prime luci dell’alba, con un’eccezionale mobilitazione di forze dell’ordine e squadre di operai, è stato aperto il primo cantiere del Terzo Valico sul territorio genovese. Parliamo della “Finestra Polcevera”, ossia la galleria di servizio che dovrebbe sorgere proprio alle spalle del Mercato dei Fiori. Le operazioni – stoppate il 2 maggio scorso da una giornata di mobilitazione del movimento ligure e piemontese contrario all’alta velocità/capacità ferroviaria – sono riprese quattro giorni fa, circondate da un massiccio dispiegamento di polizia, carabinieri, corpo della Forestale e Digos.
Ma questa volta i militanti No Tav si sono limitati ad osservare da lontano. «Avevamo ampie informazioni su quello che sarebbe successo – spiegano – e abbiamo deciso di non esserci. Il quando lo stabiliremo noi perché i tempi sono dalla nostra parte (oggi alle 17 è in programma una “visita”, ndr). Cantieri come questo dovranno restare aperti per almeno 10 anni e siamo curiosi di metterli alla prova di una opposizione popolare e duratura». Davide Ghiglione, consigliere Fds in Municipio Valpolcevera, aggiunge «Forse non così massiccia, ma comunque ci aspettavamo una mobilitazione consistente delle forze dell’ordine. D’altra parte c’erano già stati dei segnali in questo senso nella precedente giornata di lotta contro gli espropri il 10 luglio a Trasta. Certo, qualcuno dovrebbe spiegare ai cittadini perché è necessario impiegare contingenti di polizia e carabinieri soltanto per aprire un cantiere».
Parliamo di 16 mila metri quadrati di terreno: la parte a valle – dove lunedì sono partiti i lavori – possedimento della società pubblico-privata Sviluppo Genova Spa (detenuta al 52% dal Comune di Genova mentre il restante 47,5% è suddiviso equamente tra istituti bancari e società a capitale misto); la porzione a monte proprietà della famiglia di residenti che fino all’ultimo ha provato a resistere all’esproprio, sostenendo di non aver mai ricevuto alcuna notifica da parte del Cociv (il general contractor incaricato della realizzazione del Terzo Valico). Alla fine, come era facile supporre, le carte hanno dato ragione al Cociv, a cui è stato sufficiente intavolare una trattativa con i proprietari e pattuire un congruo indennizzo economico, per sanare la situazione. In questa sede la famiglia è riuscita ad ottenere lo spostamento del cantiere, seppur di alcuni metri, in direzione monte.
Lunedì gli operai hanno iniziato le operazioni di disboscamento nell’area di Sviluppo Genova dove realizzeranno la strada di accesso al cantiere vero e proprio. In seguito gli interventi interesseranno il terreno appena espropriato con trattativa privata. «Il cantiere sarà traslato verso monte in modo tale da causare minori disagi alla famiglia – racconta Ghiglione – Al di là dell’indennizzo economico, queste persone non sono soddisfatte dell’esito finale della vicenda. Per almeno 10 anni, infatti, si troveranno a convivere con i lavori a 100 metri dalla propria abitazione».
Ma a suscitare maggiori perplessità è un aspetto apparentemente secondario, in realtà significativo dal punto di vista procedurale «Nutro forti dubbi sul fatto che una variante progettuale (lo spostamento del cantiere) sia stata concessa in così breve tempo – afferma Ghiglione – ricordo che l’anno scorso ci sono voluti mesi per ottenere le modifiche necessarie a mitigare l’impatto dei lavori nei pressi della scuola Villa Sanguineti a Trasta».
Dunque il primo cantiere – almeno simbolicamente – ha aperto i battenti. Tuttavia, le notizie susseguitesi negli ultimi tempi non sono per nulla confortanti. Nella recente seduta dell’Osservatorio ambientale sul Terzo Valico, svoltasi il 16 luglio a Genova, all’organismo del Ministero dell’Ambiente è stato consegnato lo studio sull’amianto – prodotto dai tavoli tecnici regionali – dal quale emergerebbe che le rocce amiantifere sono presenti lungo il tracciato del Tav, soprattutto nella zona di Arquata.
«Il documento dovrà essere valutato dalla Commissione Valutazione di Impatto Ambientale (Via) del Ministero dell’Ambiente – “La Stampa”, edizione di Alessandria (17-07-2013) – Nelle intenzioni della Regione e degli enti piemontesi dovrà essere trasformato in prescrizioni alle quali il Cociv dovrà attenersi durante i lavori. Lo studio finora non è stato reso pubblico neppure tra i sindaci tanto che Paolo Spineto, primo cittadino di Arquata, ha fatto sapere che il suo Comune si riserva di pronunciarsi sul contenuto».
Il Cociv, però, ha fretta ed intende avviare al più presto i lavori. Ma per l’apertura di alcuni cantieri a Genova Borzoli e nella val Chiaravagna – dove dovrebbero essere realizzate le strade di collegamento per trasportare i materiali inerti provenienti dallo scavo dell’opera e destinati a finire nelle cave della valle – è già stato diffidato dal Ministero dell’Ambiente, causa presenza di amianto.
Oggi i dintorni del Mercato dei Fiori di San Quirico sono diventati una zona militarizzata. Presidiata giorno e notte 24 ore su 24 dalle forze dell’ordine. Una scelta che non trova giustificazione negli eventi. «A parte i blocchi pacifici del 26 aprile e del 2 maggio a San Quirico si sono sempre svolte iniziative ludiche, pranzi, merende e giochi per bambini all’interno di terreni ancora di proprietà privata – continua Ghiglione – Non mi sembra il caso di alimentare inutili tensioni con delle dimostrazioni di forza. A maggior ragione se si tratta, come affermano le istituzioni, di un’opera condivisa da tutti. In realtà sappiamo bene che non è così».
Un altro segnale, però, conferma il cambiamento di clima. Venerdì 19 Luglio – mentre il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) decideva di concedere la proroga di due anni della dichiarazione di pubblica utilità per il Terzo Valico e di stanziare complessivamente 802 milioni di euro finalizzati al finanziamento parziale del secondo lotto costruttivo (circa 80 milioni di euro all’anno per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024) – a dieci attivisti No Tav–Terzo Valico dei comitati di Arquata Scrivia, Novi Ligure e Alessandria venivano notificati fogli di via dai Comuni di Genova, Ceranesi, Campomorone e Ronco Scrivia.
«Il Questore di Genova ha stabilito arbitrariamente che i dieci attivisti sono da considerarsi soggetti socialmente pericolosi a causa della loro partecipazione alla lotta contro la costruzione del Terzo Valico e pertanto vieta loro di recarsi nei Comuni liguri interessati dal tracciato della grande opera inutile per un tempo di tre anni – si legge sul sito www.notavterzovalico.info – si tratta di provvedimenti restrittivi della libertà personale a discrezione del Questore senza che avvenga nessun processo in nessuna aula di tribunale, contro i quali verrà presentato collettivamente ricorso dai legali del movimento». Secondo i No Tav, la ragione scatenante di tali provvedimenti sarebbe la giornata di lotta contro gli espropri del 10 Luglio a Trasta «quando insieme ad altre duecento persone i dieci attivisti impedirono pacificamente, come avviene ormai regolarmente dall’estate dell’anno scorso, l’esecuzione degli espropri di alcuni terreni».
Nonostante i cattivi presagi e alcune sconfitte sul campo degli espropri, i contrari all’opera rimangono ben saldi sulle loro posizioni. «A prescindere dalle decisioni dei singoli – sottolinea Ghiglione – noi contestiamo l’opera sulla base del rapporto costi-benefici. Se mi metto nei panni degli espropriati, questa è una mia considerazione personale poi all’interno del movimento ci sono visioni differenti, capisco che qualcuno, magari messo alle strette, decida di scendere a compromessi. Perché poi di questo si tratta. Le persone a volte vengono “comprate”. In questi casi, soprattutto per le abitazioni, c’è sempre una lievitazione degli indennizzi economici rispetto alle previsioni iniziali. Parliamo di soldi pubblici e ciò dovrebbe suscitare almeno una riflessione».
Le prossime iniziative contro gli espropri sono previste il 30 luglio a Trasta (in via Trasta dalle ore 06:00) e il 31 luglio a Fegino (in via dei Molinussi, dietro all’ex Centrale del Latte, dalle ore 06:00). «Qui i proprietari dei terreni non hanno mai risposto ai solleciti – conclude Ghiglione – bisogna ricordare che, finora, gli espropri di case o terreni sono stati portati a termine soltanto tramite trattative bonarie con il Cociv. A Trasta e Fegino, invece, i privati hanno sempre rifiutato qualsiasi trattativa».
Matteo Quadrone