A sostegno delle disabilità e contro la crisi economica, cinque associazioni onlus portano a Genova un progetto “made in UK” che coniuga lo spirito del volontariato allo riutilizzo dei negozi sfitti
“Botteghe di integrazione ed accoglienza” per aiutare persone con disagi psichici e, allo stesso tempo, ridare vita alle vie genovesi svuotate dalla crisi. Questo, in sintesi, il nuovo progetto pilota che da ormai qualche mese (pensato già dal dicembre 2012, ma avviato a tutti gli effetti dal febbraio 2013) sta prendendo piede nella nostra città.
Si tratta di un percorso intrapreso ad opera di cinque associazioni volontarie genovesi che, sotto l’egida di Celivo – Centro Servizi al Volontariato della Provincia di Genova, hanno deciso di coniugare aiuto alle persone con disabilità e rinnovamento del contesto urbano. Il progetto, già sperimentato in terra anglosassone con il nome di Utrophia, prevede lo riutilizzo di spazi lasciati vacanti da negozi e uffici -costretti alla chiusura in questo periodo di crisi economica generale- e la loro trasformazione in temporanee sedi e piattaforme per iniziative aventi come protagonisti persone con disabilità e disagi psichico-relazionali.
In particolare, le realtà che hanno deciso di prendere parte all’iniziativa sono ALFAPP, Associazione Gigi Ghirotti, Le Querce di Mamre, Prato e Semplicemente: tutte associazioni onlus che operano nel contesto genovese da molti anni e che affrontano situazioni di disagio psichico o che, come la Gigi Ghirotti, vivono a stretto contatto con malati di tumore. Tutte diverse, ognuna di loro ha sviluppato una propria attività in questi decenni di presenza sul territorio, ma tuttavia hanno saputo mettere da parte le proprie peculiarità per provare a lavorare a un progetto comune: quello di “colorare insieme la città”. Fino ad ora, già qualche progetto ultimato: il restyling delle due vetrine del Centro Banchi (sempre nei pressi dell’omonima Piazza, in Vico delle Compere 26), in cui le associazioni riunite hanno insediato il loro quartier generale. Siamo andati proprio al Centro Banchi, a fare visita ai pazienti, ai volontari e ai promotori dell’iniziativa, e ad ammirare le loro realizzazioni.
IL PROGETTO
Precursore di questa iniziativa genovese, il progetto Utrophia, nato in Gran Bretagna ormai dieci anni fa su iniziativa di Stephen (Steve) Molyneux che, con un gioco di parole tra “utopia” ed “eutrofizzazione” (dal greco, eu: buono, trophòs: nutrimento, concetto usato anche in biologia marina), ha ridato vita alle vie britanniche dello shopping svuotate dalla crisi, occupando i negozi sfitti e trasformandoli in punti d’incontro creativi per artisti e per venire incontro alle esigenze di quartieri con forti criticità. Il tutto, in un lavoro sincronico tra comunità locali e amministrazioni, che hanno permesso l’”occupazione” dei locali abbandonati e la loro trasformazione in qualcosa d’altro, socialmente utile e dal gradevole valore artistico.
Oggi tutto questo arriva anche a Genova, spesso accusata di essere poco pronta a recepire le suggestioni provenienti dagli altri paesi. E invece il capoluogo ligure dallo scorso dicembre è diventato promotore di un’iniziativa analoga al precedente britannico (con cui è, tra l’altro, ufficialmente gemellata), che coniuga spirito volontaristico e aiuto alle disabilità, con la voglia di abbellire una città colpita dalla crisi economica, che ormai ci ha abituato a vetrine sbarrate e saracinesche abbassate. Qui, grazie all’iniziativa di Danilo Martino, Presidente dell’Associazione di volontariato Semplicemente, dal febbraio 2013 ha preso avvio ufficialmente il progetto pilota che ha reso Genova capofila in questa sperimentazione: la sua idea, quella di prendere in gestione per un tempo determinato (in collaborazione con i proprietari e fino a quando non si presenteranno nuovi acquirenti e altri interessati) gli esercizi sfitti, per riallestirne in modo creativo e colorato le vetrine grazie al lavoro di persone disabili, che potranno svolgere un iter artistico seguito passo passo dai volontari delle cinque associazioni coinvolte. Ad aiutare in questo percorso, anche l’artista genovese Francesco Musante, famoso in tutta la Liguria e apprezzato in tutta la penisola per le sue realizzazioni di serigrafie e acquerelli dai personaggi inconfondibili, tra mondo fiabesco e realtà (a tale proposito, per chiunque si fosse chiesto, cosa fossero le colorate installazioni che hanno fatto la loro apparizione qualche mese fa proprio davanti alla Chiesa di San Pietro in Banchi e ora improvvisamente scomparse, ecco svelato –dopo mesi- l’arcano: si trattava delle realizzazioni del pittore, per promuovere questo progetto).
Dunque, una valenza molteplice: da una parte, l’aiuto a persone con disagi psichici nell’intraprendere un percorso artistico e rivolto alla socialità, dall’altra la possibilità per le associazioni di portare il loro lavoro nelle strade, nelle piazze, tra la gente; tramite l’allestimento delle vetrine, si vuole attirare un numero crescente di persone, per offrire loro aiuto o per accogliere nuovi volontari a rinfoltire le fila attuali. Inoltre, ultimo punto non meno trascurabile, il servizio svolto alla città intera e l’aiuto dato ai proprietari dei negozi che, grazie ai volontari delle onlus e ai “pazienti”, vedono i loro esercizi –salvi dall’altrimenti inevitabile degrado- tornare alla vita.
Oggi, i volontari delle cinque associazioni sono ospitati nei locali del Centro Banchi, tra Vico delle Compere e Piazza De Marini, negli spazi della Chiesa di San Pietro in Banchi. Luogo d’ascolto attivo da decenni, fiore all’occhiello della Curia genovese, il centro è stato voluto da Monsignor Marco Granata, rettore della Chiesa di Nostra Signora della Guardia, lo stesso che ha sostenuto l’attività dei volontari e li ha aiutati a realizzare il loro sogno, offrendo loro uno spazio in cui operare: dallo scorso 4 febbraio, tutti i lunedì il Centro accoglie coloro che vogliono prendere parte al progetto volontaristico e vede anche l’allestimento di un Laboratorio Artistico Integrato, per la realizzazione e il riaddobbo delle due vetrine dello stesso Centro Banchi.
Una è stata terminata proprio in questi primi mesi di attività, ed già possibile vederla passeggiando tra Vico delle Compere, Piazza De Marini e Piazza Banchi. L’estrema novità del progetto è dimostrata anche dal fatto che fino ad ora non è stato scelto un nome vero e proprio: i volontari vorrebbero un nome diverso dal britannico Utrophia, ad indicare la carica innovativa del progetto declinato in versione nostrana. Finora, qualche proposta non ancora ufficialmente avvallata, tra cui una delle più accreditate è “mandillo”, ovvero “fazzoletto” in dialetto genovese: «Difficile trovare il nome per il progetto -ci spiegano i volontari- per ora, tra le opzioni che ci piacciono c’è questa di “mandillo”: come un fazzoletto, anche noi come gruppo vogliamo prestarci a molteplici usi e intraprendere vari progetti. Partendo dalla riapertura dei negozi, vogliamo aprirci ad altro, assumendo una portata più vasta e globale». Per ora, lo slogan usato per descrivere l’iniziativa resta “Coloriamo insieme la nostra città”, motto che non cela l’obiettivo di recuperare il contesto urbanistico, nei suoi lati più critici.
Anche questo progetto, come il precursore inglese, cerca un contatto con le amministrazioni e chiede un appoggio istituzionale sempre più consolidato, che aiuti a promuovere l’iniziativa e lanciare il messaggio che si tratta di un’opportunità per salvare alcuni luoghi della città dal deterioramento. Inoltre, il progetto si sta aprendo sempre più al coinvolgimento degli ambulanti della piazza: uno tra tutti, il signor Gaetano, gestore della banco di quadri e cornici, che lamenta il disagio che si è venuto a creare con la chiusura di molti negozi, alcuni dei quali anche storici (si pensi alle recenti vicende di Assolibro e altri casi tristemente analoghi), e ha accolto subito di buon occhio l’iniziativa di “colorare la città”, accodandosi al progetto.
LE PROSPETTIVE FUTURE
Dopo aver ultimato le prime due vetrine, adesso in programma altre iniziative: il 7 maggio sarà inaugurata una mostra, sempre in Piazza Banchi, nei locali della Loggia della Mercanzia, di fotografia e arte. All’esterno, grandi sagome in legno realizzate da Musante e raffiguranti i componenti di una banda musicale: le associazioni insieme devono essere come le note che compongono una melodia, in cui ciascuna si occupa di necessità umane diverse e ha una propria identità, ma va a confluire nel progetto più ampio di “colorare la città”. All’interno, invece, la documentazione fotografica per spiegare agli interessati il lavoro che i volontari delle onlus e i ragazzi disabili svolgono nel Centro Banchi. Inoltre, anche il totem realizzato dai ragazzi nel corso dei laboratori creativi del Centro. A collaborare con il gruppo, anche l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, che ha mostrato interesse per l’iniziativa, e il corso di Design della Facoltà di Architettura che, guidato dal professor Carlo Vannicola, ha prestato le proprie competenze e manodopera, guidando i ragazzi e i volontari nel percorso laboratoriale. La mostra proseguirà fino al 10 maggio 2013.
Dopo, ancora altre proposte in cantiere: sarà il turno dell’edicola –oggi dismessa- della vicina Piazza Senarega, che sarà trasformata in sportello informativo finalizzato alla promozione del progetto, e poi del loggiato della Chiesa, messo a disposizione per farne un luogo vivo, di animazione e aggregazione, con l’organizzazione di iniziative.
Così il Presidente di Semplicemente e promotore del progetto di “colorare insieme la nostra città”, Danilo Martino: « Ci stiamo muovendo per portare una ventata d’aria fresca nella nostra città, in un centro ormai spento, nel triste scenario di negozi che chiudono uno dopo l’altro: vogliamo arginare questa situazione, diffondendo la gioia della creazione artistica. Prima le sedi delle nostre associazioni erano dislocate sul territorio (ad esempio, Semplicemente si trova in Via Sampierdarena 32, n.d.r.), ma in questi mesi abbiamo deciso di unirci tutte sotto lo stesso tetto, almeno per un giorno a settimana, e di fare di Piazza Banchi il nostro centro direzionale: penso sia la postazione giusta da cui cercare un contatto con i cittadini. Così centrale, questa piazza ha un valore simbolico, oltre che logistico: era il nucleo primordiale della Genova antica, da cui passavano le mura della città e in cui ancora si respira tutta la storia gloriosa della Superba. Da qui vogliamo partire, per estenderci a macchia d’olio in tutta la città, portando il nostro colore e la nostra arte, per avvicinare le persone alle problematiche psichiche e abbattere il pregiudizio. Abbiamo capito che il modello dell’associazione volontaristica chiuso nella sua roccaforte non funziona: per quanto degno di plauso il fine perseguito, il progetto rischia di morire atrofizzato. Per questo abbiamo deciso di muoverci, andare direttamente tra la gente, con gioia, a portare la nostra arte e a farci conoscere: quello che serve è l’apertura a quello che c’è fuori, il calarsi nella realtà che ci circonda».
Elettra Antognetti