Il grave rischio idrogeologico che incombe sulla vallata rimane intatto: oltre al Fereggiano sono numerosi i rivi che devono ancora essere messi in sicurezza; Domenica 4 novembre assemblea pubblica al centro sociale Pinelli
Un’assemblea pubblica per fare il punto della situazione e mettere in evidenza quello che ancora non è stato fatto, ad esattamente un anno di distanza dalla tragica alluvione del 2011. Questo uno degli obiettivi dell’assemblea pubblica che si svolgerà domenica 4 novembre presso il centro sociale Pinelli in via Fossato Cicala.
Già annunciata la partecipazione di comitati e abitanti di Piazzale Adriatico, via Fereggiano, Corso De Stefanis, Corso Sardegna, e Ponte Carrega, ma l’invito è esteso a tutta la cittadinanza.
“Dov’eri il 4 novembre e il 5 cosa hai fatto?”, annuncia il volantino che promuove l’iniziativa denunciando a gran voce che «I greti dei torrenti sono ancora pieni di sterpaglie e la messa in sicurezza assolutamente inesistente». Insomma, il grave rischio idrogeologico che incombe sulla vallata, rimane intatto «Sarebbe sufficiente una pioggia più abbondante ed il problema si riproporrebbe perché non un solo rivo della Val Bisagno può essere considerato sicuro».
Le preoccupazioni che emergono sono pressoché le stesse, espresse con chiarezza in un documento redatto dal Circolo di Rifondazione Comunista “Dente” Bianchini di Marassi, sul finire di settembre.
«I lavori di messa in sicurezza eseguiti sul Fereggiano nei mesi scorsi si limitano a ripristinare le condizioni precedenti all’alluvione del Novembre 2011. Tutto ciò che un anno fa ha causato gli allagamenti è oggi inalterato: l’impermeabilità dei versanti e la canalizzazione delle acque inadeguata; il passaggio delle acque da un’apertura dell’alveo maggiore ad una inferiore; l’ingresso ortogonale nel Bisagno».
La situazione non migliora se ci si addentra nella Valbisagno dove permangono situazioni di grave rischio idro-geologico con torrenti pronti ad esplodere, come evidenziato dallo studio del Municipio IV Media Valbisagno.
Per questo «La sicurezza del territorio e quindi di chi ci abita, dovrebbero essere in testa all’agenda politica dell’attuale Amministrazione, sottolinea il circolo Bianchini. Al contrario «si continuano a sperperare ingenti quantità di risorse pubbliche in opere inutili e spesso dannose per l’equilibrio del territorio».
In particolare le critiche riguardano i nuovi progetti «Le risorse previste dal Piano Città e destinate alla Valbisagno andrebbero almeno in parte utilizzate per porre rimedio ai gravi rischi che persistono in particolare sul Fereggiano, ma anche su Rovare e Noce e sui rivi indicati dallo studio del Muncipio IV (Geirato, Brumà, Rosata, Gatto, ecc.) – sottolinea il circolo Bianchini – Gli interventi previsti sul Bisagno (restringimento dell’alveo e demolizione dei ponti), inutili dal punto di vista idro-geologico, non sono necessari per migliorare il trasporto pubblico anzi, al contrario, favoriscono l`uso del mezzo privato. La costruzione di nuovi alloggi nell`area ex Boero rappresentano un ulteriore e apparentemente inspiegabile spreco di risorse per una città in cui gli alloggi sfitti sono circa 25.000 (molti dei quali di proprietà pubblica)».
Per quanto concerne il Fereggiano, conclude il circolo Bianchini «non sono rinviabili interventi strutturali dai costi e dai tempi sostenibili con una parte delle risorse a disposizione: è necessario proseguire l’allargamento dell’alveo del Fereggiano, dopo Largo Merlo, seguendo il suo percorso naturale sotto via Fereggiano, via Monticelli e un tratto di Corso Galliera. Il torrente dovrà affluire nel Bisagno in maniera naturale e non ortogonalmente come avviene oggi, in modo da facilitare la ricettività delle acque. Tutto il torrente sarebbe sotto copertura ed essendo ampio quanto la strada potrebbe convogliare facilmente le piene nel Bisagno evitando l’allagamento periodico dei dintorni».
Matteo Quadrone
Foto di Daniele Orlandi