Oltre al primo stralcio funzionale dello scolmatore (per cui sono disponibili solo 10 milioni sui 59 necessari), sono diversi i lavori pubblici previsti in bassa Val Bisagno
Sono 4 gli interventi inclusi nella proposta del programma triennale dei lavori pubblici per l’area della bassa Val Bisagno, illustrati la settimana scorsa dall’assessore comunale competente, Gianni Crivello, al fine di ascoltare il parere del consiglio municipale.
La priorità del piano triennale – come dichiarato dall’amministrazione di Palazzo Tursi – è il risanamento del territorio e del dissesto idrogeologo. Ma, secondo Rifondazione comunista- Federazione della sinistra «Gli interventi previsti hanno, in realtà, poco a che fare con la questione idrogeologica, pur essendo la nostra una delle aree ad interesse nazionale».
«Sono ininfluenti, almeno sul piano idrogeologico – spiega Giuseppe Pittaluga, consigliere Rc-Fds del Municipio Bassa Valbisagno – Noi non siamo contro l’intero programma, alcuni lavori crediamo siano urgenti e utili, per questo al momento della votazione ci siamo astenuti».
La proposta di piano – come in tutti gli altri 8 municipi – è stata approvata dal consiglio della Bassa Valbisagno.
Vediamo nel dettaglio i singoli lavori:
– opere propedeutiche alla realizzazione dello Scolmatore (costo stimato in 59 milioni di euro). Parliamo del cosiddetto “mini-scolmatore”, primo stralcio funzionale dell’opera (costo complessivo circa 230-260 milioni), ovvero il prolungamento della galleria di servizio dello scolmatore, in grado di captare l’acqua da tre affluenti del Bisagno (Fereggiano, Noce e Rovare), rendendola funzionale già prima della completa costruzione dello scolmatore.
«Non abbiamo capito che cosa sarebbe, o meglio, che lavori si effettuerebbero con quella cifra apparentemente stanziata, non abbiamo visto un progetto e neppure un disegno – continua Pittaluga – Non abbiamo neanche chiaro se quel che si propone “scolmerebbe” alla fine l’acqua o sarebbe solo propedeutico all’opera principale».
Ammesso e non concesso che davvero sia realizzabile la deviazione della piena del Fereggiano con quella cifra, si domanda Rc- Fds «Dove sono i 59 milioni di euro? Dipendono dallo stanziamento richiesto per il Piano-Città, per il quale Genova ha presentato progetti tutti cantierabili, per un totale di circa 120 milioni. Pur sommando ad essi i cinque milioni promessi dal Comune ed i cinque messi dalla Regione, il totale dei fondi non consentirebbe di realizzare lo scolmatore ».
Allo stato attuale, infatti, il denaro disponibile concretamente, è pari a 10 milioni di euro.
«Noi chiediamo che, realisticamente e non in contrasto con l’opera prevista ma in misura complementare, questi soldi siano spesi per i lavori previsti dal Piano di Bacino – conclude Pittaluga – interventi diffusi come la regimentazione idraulica e naturalistica delle acque sui versanti trasformati in fiumare improvvise e assassine dall’impermeabilizzazione; puntando nell’immediato sull’allargamento, realizzabile in breve periodo, dell’alveo del Fereggiano da Largo Merlo al Bisagno. Coscienti che questo non ci salverebbe dalla piena di 1200 m3, ma sanerebbe l’abitabilità, il commercio e l’esistenza di un’ampia area e ci permetterebbe di sopravvivere».
-copertura del mercato di Terralba, per cui sono stanziati circa 600 mila euro, lavori improcrastinabili, visto che stiamo parlando di locali comunali. «Se io pago l’affitto il mio padrone di casa è tenuto a far si che il tetto non mi caschi in testa – sottolinea Pittaluga – Si è detto che Terralba è il secondo mercato di Genova. Ma se davvero si volesse salvaguardare la piccola rete commerciale, importante sotto diversi aspetti, incentivandone uno sviluppo capillare, non si sarebbe asservita l’intera area e gli abitanti alla logistica privata della grande distribuzione, concentrando quattro o cinque supermercati in zona. Siamo in tempo per rimediare, se l’intervento sul tetto del mercato Terralba auspica questa direzione».
–piazza Martinez, intervento di restyling – dalle caditoie al selciato – costo previsto circa 250 mila euro. Si tratta nuovamente di un intervento per così dire “dovuto” «in quanto, se non altro riparatore per il pregresso e di prevenzione civile per il futuro», spiega Pittaluga.
Però, occorre sottolineare «Nulla c’entra con le piene e le alluvioni – continua il consigliere Rc-Fds – Nonostante che 250 mila euro siano davvero pochi la nostra aspettativa è che il municipio riesca a coordinare le realtà interessate in un processo di urbanistica partecipata, impostazione della quale il nostro presidente da tempo si rende promotore. Pensiamo ad un coinvolgimento della facoltà di Architettura, così come dei plessi scolastici vicini. Piazza Martinez era e potrebbe essere un aggregatore di socialità, quindi cerchiamo di andare in questa direzione».
–Rio Finocchiara e via omonima, rifacimento argini ed interventi di risanamento idraulico, spesa circa 500 mila euro.
Questo è l’unico lavoro previsto che tocca da vicino il tema idrogeologico. Parliamo di un punto davvero critico, il rio Finocchiara, infatti, è uno dei due torrenti affluenti del Fereggiano in cui la piena del novembre scorso ha preso forma, alimentata in seguito dalle fiumare provenienti dai versanti.
«Con 500 mila euro si interviene sugli argini del rio, nel segmento ancora abitato interno alla piccola valle – spiega Pittaluga – Innanzitutto occorre la massima attenzione per non favorire la creazione di nuovi parcheggi abusivi lungo il corso del Finocchiara. E poi bisogna tenere conto della naturalizzazione del torrente. Si parla di ingegneria naturalistica, bene, ma ci chiediamo se questo non fosse un lavoro organico ad un’operazione più ampia che prevedesse di bloccare la frana dal Poligono di tiro e di risolvere la questione dei muraglioni di contenimento di materiali della Cava dei Ratti che sono accumulati a partire dagli anni ‘40: una spada di damocle sulla testa degli abitanti. Diversamente anche qui si sbaglia – conclude il consigliere Rc-Fds – è come sistemare lo zoccolo di una casa con tetto e pareti pericolanti».
Matteo Quadrone