Nessun trucco, nessun inganno; il teatro canzone come mamma l'ha fatto. Due sedie e tre chitarre, una di queste appoggiata alla sedia, così, alla buona... mentre le luci di scena fanno risplendere le due canute chiome
Non rimarranno certo delusi i nostalgici del cantautorato anni ’70, quello che riempiva le sale con pochi semplici ingredienti e aizzava i cuori speranzosi, il cantautorato che avanzava i primi passi verso il teatro, seguendo le orme di Gaber, Luporini e… Gian Piero Alloisio.
Ieri nella Sala Trionfo del Teatro della Tosse è andata in scena la prima del “Vangelo secondo Gian Piero“, lo spettacolo di teatro canzone scritto e interpretato da Gian Piero Alloisio – accompagnato dalle sapienti dita del maestro Gianni Martini – che rimarrà in scena sino a domani (domenica 22 dicembre).
Martini è compagno di viaggio di Gian Piero già ai tempi dell'”Assemblea Musicale Teatrale”, un progetto musicale che a partire dalla seconda metà degli anni ’70 riuscì a collezionare successi e collaborazioni di tutto rispetto. Tournèe con Guccini, Gaber… mica roba da tutti. E pazienza se oggi, agli occhi e alle orecchie dei più giovani, questo teatro canzone nudo e crudo risulterà un po’ “antico”, fa parte del gioco. I nostri due ex Assemblea sono sicuramente i primi a saperlo e non se ne curano, giustamente, perchè non avrebbe senso fingere di essere quello che non si è. I tempi cambiano, gli artisti restano, testimoni del cambiamento.
«Fu Don Gallo a chiederci di salire sul palco del Carlo Felice per la grande serata musicale in onore di Faber – racconta sul palco Gian Piero – cantammo “King”, la storia di uno spacciatore dei vicoli, ed entrammo in classifica. Poi è arrivato il momento del brano “Ogni vita è grande”: è stato scelto come colonna sonora dell’evento “One World, One Family, One Love” alla presenza del pontefice Benedetto XVI e grazie a quella trasmissione in mondovisione il pezzo è stato scelto da Gianni Morandi per il suo ultimo disco e sta facendo il girod el mondo. Questo per dire che se fosse stato per i discografici saremmo già spariti da trent’anni!». Ironizza Alloisio sul palco, vuole parlarci del “suo” Vangelo e questi due testimonial d’eccezione sono il primo tramite in questo breve viaggio fra il sacro e il profano. D’altronde il teatro canzone di Alloisio è un marchio di fabbrica ben noto al pubblico, la freddura è sempre dietro l’angolo e ha il compito di distendere la sala che può così abbandonarsi alle risate liberatorie.
Alloisio e Martini portano sul palco della Tosse la loro musica semplice, senza ghirigori. Eseguono i successi come “Ogni vita è grande”, “King”, “Venezia” e gli inediti, fra cui spicca “Chiara Luce”, un pezzo intenso che racconta la storia di una ragazza morta a soli 18 anni per una grave malattia e che decide di indire una grande festa prima di lasciare il mondo. La bravura degli esecutori non è in discussione, la chitarra di Martini è coinvolgente e la voce di Gian Piero è riconoscibile in mezzo a mille altre, non ci si può sbagliare.
Nessun trucco, nessun inganno; Gianni e Gian Piero uno accanto all’altro in mezzo al grande palco deserto, camicia scura fuori dai pantaloni, due sedie e tre chitarre, una di queste appoggiata alla sedia, così, alla buona… mentre le luci di scena fanno risplendere le due canute chiome. Fra una lettura del Vangelo e una canzone, lo spettacolo ci parla delle tentazioni che Gesù riesce a domare provocato da quell’esserino dispettoso di nome Satana. “A volte sono ateo, a volte sono il tuo viso… Impara mio signore, ho il cuore bipolare. In ogni mia emozione io sto con l’opposizione”, canta Gian Piero… Ma nessuna paura, lo spettacolo non pretende di regalarci nessuna verità nascosta, alla fine finisce persino a taralucci e vino, o meglio, a taglierini e pesto.
Perché la “genovesità”, ancora una volta, si rivela ingrediente fondamentale nell’opera di Alloisio.
Gabriele Serpe