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Vivere altrimenti: un documentario sulla società che cambia

Ritmi di vita insostenibili? Molte persone hanno scelto di cambiare vita e trasferirsi in comunità autogestite: il racconto di un regista genovese


23 Novembre 2012Notizie

don santoroLe Piagge, Nomadelfia, Monte Sole, Romena, Casa al Dono, Il Pungiglione. Luoghi diversi, dislocati in varie parti del Nord e Centro Italia, ma con una caratteristica comune: sono comunità che scelgono di «percorrere strade per un mondo migliore», lontani dai ritmi e dalle logiche della società dei consumi.

Alcune sono nate come luoghi di accoglienza per ex carcerati, tossicodipendenti e persone disagiate, altre come punto di riferimento spirituale. Oggi ospitano anche persone che scelgono di cambiare radicalmente il loro stile di vita e basare i loro valori sulla condivisione e su uno stile di vita rispettoso dell’uomo e dell’ambiente. I metodi scelti dalle diverse comunità non sono uguali tra loro, ma in tutte è presente una grande attenzione all’accoglienza e alla relazione con gli altri, che si spinge fino alla gestione in comune del denaro e valorizzazione del lavoro, in quanto ciascuno si impegna per contribuire al mantenimento e allo sviluppo della comunità stessa.

Luoghi che dall’esterno sono spesso percepiti come sette o emanazione di gruppi religiosi. Il giovane regista genovese Pietro Barabino ha scelto di visitarli per mostrare un “volto diverso” di queste comunità: la scorsa estate, complice una settimana di ferie, ha girato con un amico in alcuni di questi luoghi, approfittando della loro ospitalità e “ricambiando” con una serie di interviste video.

Il risultato di questo viaggio è “Vivere altrimenti”, un documentario che Pietro ha arricchito inserendo a posteriori la storia di tre amici (interpretati da Pietro Pesce, Federico Piana, Paolo Nunziante) e la “benedizione” di Don Andrea Gallo.

Scopo del documentario è, come ci racconta Pietro, «far sapere alla gente che questi luoghi sono aperti, che chiunque può andare a visitarli e incontrare le persone che li abitano». Il regista ci tiene a precisare che il progetto non ha intenti prettamente “politici” né religiosi: le interviste sono state montate prediligendo il filo conduttore di «persone che scelgono di cambiare, a fronte di ritmi di vita oggi insostenibili».

È lo stesso Pietro a spiegare i suoi intenti: «L’ascolto di persone che scelgono di cambiare, a fronte di un modello di sviluppo insostenibile che si ripercuote sulla qualità della nostra vita, può anche essere da stimolo per mettersi in discussione e quindi invitare al cambiamento. “Vivere altrimenti” non vuole proporre soluzioni ideologiche o preconfezionate, ma evidenzia come – prima e piuttosto che rivoluzionare la politica e la società nelle sue sovrastrutture – sia indispensabile ridiscutere le nostre scelte e il nostro stesso stile di vita. Le persone intervistate, che hanno fatto scelte radicali e mettono in pratica questa utopia di un mondo migliore, possono essere stimolo per la ricerca di ognuno di noi».

Queste le persone intervistate nel documentario.
Don Andrea Gallo (Comunità di San Benedetto al Porto, Genova)
Don Alessandro Santoro (Comunità di base delle Piagge, Firenze)
Beniamino Vitale (Casa al Dono, Vallombrosa)
Antonella Pelillo (Casa al Dono, Vallombrosa)
Luca Daolio (Piccola Famiglia dell’Annunziata, Monte Sole – Marzabotto)
Paolo Barabino (Piccola Famiglia dell’Annunziata, Monte Sole – Marzabotto)
Don Luigi Verdi (Fraternità di Romena, Pratovecchio)
Pietro di Nomadelfia (Comunità di Nomadelfia, Grosseto)
Monica di Nomadelfia (Comunità di Nomadelfia, Grosseto)
Sefora di Nomadelfia (Comunità di Nomadelfia, Grosseto)
Mauro Cavicchioli (Il Pungiglione – Villaggio dell’Accoglienza, Mulazzo)
Franco Di Nucci (Il Pungiglione – Villaggio dell’Accoglienza, Mulazzo)

Qui potete vedere il documentario: l’opera è prodotta e distribuita sotto una licenza Creative Commons: l’intenzione del regista è permettere a chiunque di “far girare” il video, citando fonte e autore, in modo che il documentario abbia la massima diffusione possibile. Chi vuole saperne di più sul progetto e fosse interessato alle interviste integrali può scrivere direttamente al regista, all’indirizzo loescludo@quipo.it.

Marta Traverso


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