Da ieri tutti i siti porno avranno a disposizione domini con suffisso .xxx, una nuova era per la pornografia in rete con maggiori garanzie di sucurezza
Da ieri alle ore 17 oltre 100mila siti pornografici sono apparsi (meglio dire ri-apparasi) con il nuovo suffisso .xxx, un’operazione guidata dall’ICM (l’azienda che regola l’iscrizione dei domini) per portare maggiore sicurezza in rete e regolamentare il vastissimo e ricco mercato (basti pensare che un terzo circa delle pagine web contengono porno) della pornografia online.
Il dominio era stato approvato lo scorso anno dall’Icann, l’organizzazione internazionale non-profit internazionale che gestisce gli indirizzi web. L’idea di inaugurare il suffisso .XXX e’ stata contestuale all’introduzione dei suffissi .gov, .edu e .org.
La richiesta era già stata avanzata cinque anni fa, ma era stata rifiutata dall‘ICM. Lo scorso marzo è arrivato il “ripensamento” e la valutazione per la vendita dei nuovi domini fissata a 60 dollari ciascuno.
La legge in Italia in materia di pornografia è incentrata sul termine “pudore”. La punibilità, quindi, è legata alla definizione del concetto di “osceno”, e di “offesa al pudore”, che inevitabilmente assumono significati diversi a seconda della società e del periodo storico in cui si collocano e perciò suscettibili di variazioni a seconda dell’evoluzione della morale comune.
In conclusione, non esiste nel nostro ordinamento un generale divieto di creazione, acquisto, detenzione o messa in circolazione di immagini “oscene”, sono vietate solo quando siano svolte con ostentazione a danno di terzi non interessati o non consenzienti o dei minori di anni diciotto.