Era Superba magazine online dedicato alla città di Genova. Notizie, inchieste e interviste, video e rubriche di approfondimento

  • Home
  • Notizie
  • Approfondimenti
  • Ambiente
  • La città che cambia
  • Interviste
  • Editoriali
  • Seguici
    • Facebook
    • Twitter
    • RSS Feed
    • LinkedIn
    • Youtube

La Cina vuole un mondo de-americanizzato: il dominio dell’inglese è a rischio?

Emblematico il comunicato diffuso dall'agenzia di stama cinese: "il mondo va de-americanizzato". Ma se USA e Inghilterra sono in declino, il dominio della lingua inglese è a rischio?


24 Ottobre 2013Rubriche > Nice to meet you, English!

La Bandiera AmericanaSe l’agenzia di stampa nazionale cinese se ne esce fuori con un comunicato che afferma che il mondo va “de-americanizzato” non credete la cosa dovrebbe andare come minimo in prima pagina con tanto di approfondimento su tutti i cosiddetti maggiori quotidiani di informazione a livello nazionale e si dovrebbe parlare quasi solo di quello, vista la portata della dichiarazione, non propriamente diplomatica? Invece, tranne qualche articoletto qui e lì, non molto si è detto, almeno non immediatamente dopo che Xinhua, così è chiamata la press agency in questione, ha rilasciato la dichiarazione.

La news non ha fatto troppo scalpore forse perché i media, come avevamo visto la settimana scorsa con il caso Murdoch, sono posseduti da pochi magnati nella maggior parte dei casi provenienti dal mondo anglosassone e quindi tendono a minimizzare tutto ciò che mette in discussione gli USA, i loro alleati e l’ordine costituito.

Tuttavia, molto semplicemente, l’agenzia di stampa cinese non ha fatto altro che puntare il dito verso il re (o ex-re del globo) e dire con lo stesso candore di un bimbo: “Ops, è nudo”.

Non sono un economista e non intendo sconfinare in campi diversi dal mio, ma non ci vuole un economista per applicare quello che Aristotele chiamava sillogismo. Se A è uguale a B e B è uguale a C, ciò significa che C è uguale ad A…

Al liceo presi pure un otto tondo tondo di filosofia per aver saputo illustrare questo concetto tanto semplice che, applicato alla realtà di oggi, porta alla conclusione seguente: se gli Stati Uniti hanno imposto al mondo un modello industriale e capitalista basato su Conquer, Command, Control  e se questo modello ha fallito conducendo a una crisi globale e spolpando il pianeta delle sue risorse, allora gli Stati Uniti hanno fallito e il loro ruolo dominante verrà assunto da qualcun altro.

Quali sono state le cause di questa inesorabile discesa? Diverse, sicuramente. Credo che alla base, più che intricati modelli economici e finanziari, a far perdere agli USA la loro egemonia sia stata l’avidità che divora gli esseri umani se essi non la sanno controllare o canalizzare.

Tutta questa lunga premessa per arrivare a considerazioni di carattere linguistico che toccano da vicino l’inglese. Se nel mondo il punto di riferimento non sarà più l’America, anche la lingua inglese perderà il suo stato di lingua franca internazionale, le cui fortune nel XX secolo erano andate di pari passo con l’ascesa di Washington? Dovremo forse imparare la lingua della nuova potenza emergente, sia essa la Cina, l’India o la Russia (oppure, udite udite, l’UE)?

Ci sto lavorando da tempo, ma per adesso non riesco ancora a vedere in anticipo gli eventi dei decenni a venire. Credo, però, sulla base degli elementi di analisi che abbiamo a disposizione attualmente, che sia improbabile che il futuro dell’inglese come lingua intercontinentale sia in pericolo.

Le ragioni sono molteplici: innanzitutto, USA e Regno Unito sono ancora delle potenze mondiali, seppur in declino, e da milioni di persone vengono ancora percepite come il modello da seguire. In secondo luogo, quelle stesse potenze emergenti che entro breve sostituiranno gli Stati Uniti stanno formando in questi anni una classe dirigente che oltre a esprimersi nella propria lingua madre conosce molto bene l’inglese.

In Cina quasi cinque milioni di nuovi studenti ogni anno iniziano a imparare l’inglese. In Russia, i businessmen (leggasi oligarchi senza scrupoli) fanno affari a Londra o addirittura ci vivono (emblematico l’esempio di Roman Abramovich, padrone del Chelsea FC). In India, la classe dirigente si forma e si esprime in inglese, pur essendo l’hindi la lingua franca parlata nel paese. Nell’UE, la documentazione viene normalmente redatta in inglese e comunque la lingua di comunicazione tra politici e funzionari è di norma l’inglese (tranne per la maggioranza degli europarlamentari italiani, ovviamente al di sotto della media nella conoscenza della lingua di Shakespeare).

Insomma, se nel XX secolo il baricentro della lingua inglese si era spostato da Londra a New York per ragioni politiche ed economiche, in futuro esso vagherà in giro per il mondo. D’altra parte già al giorno d’oggi dei due miliardi di persone che parlano inglese solo uno su quattro è un native speaker e il rapporto diventerà presto 1/5 o 1/6. Qualcuno è ancora assolutamente convinto che solo i madrelingua possano e debbano insegnare l’inglese?

See you!

 

Daniele Canepa

 


  • lingua inglese
  • tweet
Potrebbe interessarti anche
  • Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
    Lingua inglese, differenze fra pronuncia e grafia: la storia dell’alfabeto
  • Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
    Andare a lavorare a Londra per imparare l’inglese
  • Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
    Roma – Londra, quante similitudini nei media: meglio un video su Ted!
  • Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
    Dal blog al vlog: in Inghilterra spopolano i vlogger, che cosa significa?
Altri articoli di questa categoria
  • Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
    Selene Gandini, dal sogno del circo alla realtà del cinema. L’attrice-autrice della Genova che sa uscire dal cerchio
  • La paura di scivolare e finire chissà dove
    La paura di scivolare e finire chissà dove
  • Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
    Sgualdrine, mogli di Veneziani! Quando le rivalità sul mare (e sui santi) si risolvevano a colpi di pugnale e non di regata
  • La bugia a cui non si può fare a meno di credere
    La bugia a cui non si può fare a meno di credere

Lascia un Commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Libri

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

Ludovica Squadrilli ci racconta come si possano intrecciare socialità e impegno civico
‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

Editoriali

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Cosa è cambiato in questi anni, e cosa è rimasto uguale: decine di viadotti arrivati a fine vita, per i quali "manca solo la data del decesso"
Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Genova Anno Zero: Ponte Morandi

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

A cinque anni dal crollo la città è ancora sotto l’ipnosi di una rinascita che non c’è
Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Ne demolissero altri cento

Ne demolissero altri cento

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Seguici su Twitter e Facebook

Tweets von @"Era Superba"

Archivio Articoli

Era Superba - Copyright © 2025 | Codice ISSN 2281-471X
  • Contatti
  • Redazione
  • Privacy
  • Archivio Rivista