L'impiego di ampie cassette di acanto dilata gli spazi e di valorizza il progetto architettonico. "Fiore di carta rigida, dentato, petali di fini aghi, che snello sorgi dal cespo, come un serpe alato da un capitello..."
Questa settimana forniremo un esempio particolare di come si possa realizzare una cassetta o un contenitore, diversi dal solito, mediante l’impiego di una particolare varietà di pianta, poco conosciuta ed utilizzata assai di rado in Italia.
Ho recentemente avuto modo, in viaggio, di vedere realizzato un immobile (vedi immagine accanto), adibito a locale, che ha sfruttato in modo interessante ed innovativo l’elemento vegetale. La struttura esterna dell’edificio era in ferro e metallo dipinti di colore grigio scuro opaco, nel quale si inserivano finestre ed aperture in semplice cristallo. Tutto l’insieme era quindi estremamente lineare, moderno e dal taglio molto “pulito”. Affacciandosi il locale su una strada in discesa ed essendo esso realizzato su due diversi livelli, vi era una balaustra, sempre in ferro laccato di colore scuro, di delimitazione tra l’edificio e la via in salita. Il progetto architettonico ed il predetto dislivello erano stati, a mio avviso, sapientemente completati e valorizzati a mezzo dell‘impiego di numerosi grandi vasconi e di vaschette poste sulle finestre e riempite con varie essenze vegetali, attentamente scelte.
Nella parte posta in prossimità della porta di accesso al locale, era stato inserito un contenitore in cui era stata fatta crescere una pianta di edera rampicante verde scuro, dalle fogli coriacee e lucide. Lungo la balaustra in ferro si susseguivano, invece, numerose vasche in cui erano state collocate e fatte sviluppare varie tipologie di piante dalle foglie di colorazioni grigio-verdastre e verde chiaro, molto frammiste tra loro. I loro colori sottolineavano quindi le scelte architettoniche dell’edificio e valorizzavano la palette chromatique dell’insieme. Tutti i contenitori erano stati attentamente ubicati, erano anch’essi in lega metallica e dalle forme estremamente semplici e lineari. Di particolare interesse erano poi i vasconi, collocati su tutte le finestre del locale, dalla forma rettangolare e di colore grigio ferro. Questi ultimi si inserivano perfettamente nel contesto moderno e nell’insieme del progetto. La scelta più riuscita consisteva però, a mio avviso, proprio nella varietà di piante (unica e ripetuta in tutte le vasche) scelta per completare il locale. Nel caso di specie, anziché riprodurre lo schema variegato ed articolato di essenze presente alla base della balaustra, si era optato per l’inserimento di soli e scultorii ciuffi di acanto (Acanthus mollis).
La pianta in questione è estremamente elegante e lineare, le sue foglie sono infatti quelle tipicamente utilizzate nell’architettura greca classica e sono proprio quelle che compaiono sul capitello corinzio. Esse sono lunghe, lanceolate, profondamente frastagliate e dentellate e dipartono, tutte, da un lungo gambo coriaceo.
I colori della pianta sono poi molto uniformi e si compongono di un verde scuro, luminoso, intenso e lucido, dalle striature argentee. Gli apici terminali delle foglie sono appuntiti, con piccole spine grigie chiare. Il portamento del cespuglio è molto elegante e regolare. Essa si adatta perfettamente al clima mediterraneo ed è estremamente frugale nelle esigenze di crescita. A fine maggio, prima metà di giugno, i cespi producono poi numerose infiorescenze di grandi dimensioni (anche superiori al metro di altezza) che si ergono, alti, al di sopra delle foglie coriacee. La loro forma ricorda quella delle bocche di lupo, ossia lunghe spighe verdastre, con numerosi fiori bianco-argentei. Come si evince dalla descrizione, la pianta risulta estremamente semplice ma, al tempo stesso, molto sofisticata ed adattissima a contesti moderni e lineari, quale quello appena descritto.
L’insieme complessivo, dato anche dal ripetersi delle vasche, tutte identiche tra loro e quindi tali da determinare un’idea di dilatazione dello spazio, risultava estremamente soddisfacente. Ad un occhio attento il progetto e la scelta delle piante appariva attentamente studiato, a mezzo di un brillante impiego sia di scelte cromatiche, che di essenze vegetali che di volumi. L’esempio dimostra davvero come la natura possa diventare parte integrante di un progetto e possa anzi esserne l’elemento caratterizzante. Una sola pianta, dalle forme scultoree e, al tempo stesso, dalle minime esigenze colturali può infatti diventare il punto focale di una intera realizzazione.
Per completezza, devo dire di avere visto raggiungere analoghi risultati anche tramite l’utilizzo di un altro insieme di piante, in particolare le c.d. “erbe ornamentali”, tra cui: Achnatherum calamagrostis, Acorus Gramineu, Ampelodesmos mauritanicus, Anemanthele lessoniana, Calamagrostis brachytricha, Helictotrichon sempervirens, ecc…
Queste ultime posso apparire, ai non esperti, quasi delle semplici varietà di normale erba. I loro colori, le loro forme, lo sviluppo regolare e compatto dei loro cespugli, le spighe che producono nonché le necessità idrico, colturali bassissime le rendono però estremamente adatte all’inserimento in progetti architettonici ed in contesti moderni. Sui terrazzi di New York, in vasconi a Cape Town come lungo i docks di Anversa, crescono, apparentemente spontanei, cespugli di spighe verde-brunastro, verde-giallastro o verde-biancastro in grado di spiazzare completamente l’osservatore. Difficilmente egli potrebbe infatti aspettarsi che dei ciuffi, seppur adeguatamente disposti, di semplice “erba” possano cambiare completamente l’immagine di una terrazza di una metropoli o il fronte mare di un moderno porto commerciale!
Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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