«La crescita dell’esternalizzazione a lungo andare non farebbe altro che creare una quota di esuberi di lavoratori Amiu» tuona il M5S. Ma l'assessore e il sindacato si dissociano dalla polemica
«Amiu è nel proprio settore l’azienda italiana con il più alto tasso di internalizzazione dei servizi». Risponde così l’assessore all’Ambiente, Valeria Garotta, alla richiesta del Movimento 5 Stelle di fare chiarezza sui lavori affidati all’esterno da parte della municipalizzata che cura l’igiene urbana. Secondo il consigliere comunale Stefano De Pietro, infatti, sono in costante crescita i servizi che l’azienda dà in concessione ad altre ditte. «Un tempo – spiega De Pietro – era una situazione che si riscontrava soprattutto per le raccolte in zone collinari, ma oggi vediamo diversi camioncini non di Amiu anche in quartieri centrali della città».
«Si tratta di lavori pressoché marginali oppure della raccolta del vetro, affidata fino al 2016 da Amiu a Quattroerre con un’apposita gara» spiega Garotta. «Per il resto, Amiu gestisce con proprio personale praticamente tutto il ciclo dei rifiuti». A restare all’esterno sono poche attività residuali, come la raccolta della carta dai bidoni piccoli, affidata con gara a Swtich fino al 2016, il ritiro di carta e cartone a domicilio, la cernita della differenziata presso i mercati, la raccolta di toner e cartucce esauste delle stampanti.
«In molti casi – ci spiega Carmine Lechiara di FP (Funzione Pubblica) Cgil – si tratta di attività che fanno capo a cooperative sociali, per lavori marginali, sperimentali e spesso tarati apposta per favorire l’integrazione delle fasce deboli, come la pulizia dei vespasiani o il lavaggio delle gallerie. E, comunque, non riguardano più di una quarantina di lavoratori».
Anzi, a partire dal primo gennaio 2012 l’azienda ha re-internalizzato una serie di attività proprio riguardanti la raccolta differenziata, nelle quali sono state ricollocate circa 40 persone provenienti da altre mansioni. Un’operazione che è stata resa possibile tramite un processo di revisione del sistema di raccolta che ha portato all’introduzione dei cassonetti svuotati lateralmente dai camion e non più posteriormente, con la necessità di minore personale.
Sono state, dunque, recuperate all’interno dell’azienda la raccolta della carta dei grandi contenitori e quella di plastica e banda stagnata, oltre alla gestione completa del nuovo impianto di via Sardorella per la separazione dei materiali provenienti dalla differenziata.
«Inoltre – riprende l’assessore Garotta – Amiu gestisce con proprie risorse anche la Fabbrica del riciclo e le attività riguardanti le isole ecologiche, la raccolta di rifiuti ingombranti su strada, il recupero del cartone su percorsi stradali di grandi dimensioni, tutte le raccolte differenziate nel centro storico, il sistema degli Ecovan e delle Ecocar, e lo svuotamento dei contenitori di pile e farmaci».
Ma la preoccupazione dei grillini non riguarda tanto la paternità del lavoro, quanto piuttosto la situazione occupazionale di dipendenti e precari della partecipata del Comune: «La crescita dell’esternalizzazione, a nostro avviso, a lungo andare non farebbe altro che creare una quota di esuberi di lavoratori Amiu. Che si aggiungerebbe alle già notevoli problematiche dovute alla presenza di numerosi precari. Una situazione, quest’ultima, che potrebbe essere gradualmente risolta regolarizzando il personale e destinandolo al processo di raccolta differenziata».
«Certo – ammette l’assessore Garotta – qualche margine per migliorare ulteriormente il tasso di internalizzazione dei lavori di Amiu teoricamente ci sarebbe. Ma, al di là del fatto che tutti i servizi sono stati affidati con gara e quindi bisognerebbe attendere la scadenza dei contratti, dobbiamo tenere presente i vincoli della spending review». L’amministrazione, infatti, non può intervenire a sanare le posizioni dei precari a causa delle norme del patto di stabilità, che bloccano turn-over e nuove assunzioni per le aziende pubbliche.
Una motivazione che, ancora una volta, non trova d’accordo il M5S, secondo cui il dettato normativo può essere interpretato a favore dei Comuni, escludendo da questo ragionamento le società partecipate: «A Napoli, ad esempio, sono usciti dal patto di stabilità per l’assunzione di personale nelle cosiddette società in-house e non mi sembra che siano scese saette dal cielo. Mi sembra che la cosa sia passata e sia assolutamente fattibile» sostiene De Pietro. «Mi chiedo – prosegue il consigliere – come mai non si possa studiare anche per Genova un modo per superare questa impasse, cercando di gestire la raccolta interamente con personale interno».
Secondo Lechiara, quella lanciata dal Movimento 5 Stelle è una polemica sterile: «Ogni città ha la sua storia e se andiamo nel meridione vorrei vedere qual è il Comune che è riuscito a stare dentro ai parametri del patto di stabilità. In ogni caso, se qualcuno si fosse accollato la responsabilità di procedere con assunzioni a tempo indeterminato, ne pagherebbe le conseguenze legali. A Genova una cosa del genere non si può fare». Ma l’opposizione del sindacalista ai grillini non si ferma qui: «Pensare che hanno pure avuto modo di controllare tutti i libri contabili dell’azienda. Farsi difensori degli interessi dei lavoratori in questo periodo va molto di moda. Ma spesso non si sa neppure di cosa si parla. I precari di Amiu non si sentono assolutamente in competizione con i lavoratori delle aziende esterne e sanno benissimo che se si potesse procedere con nuove assunzioni verrebbero progressivamente tutti regolarizzati nel ciclo integrale dei rifiuti».
C’è poi un ultimo tassello a completamento della questione: quello che riguarda il piano economico. «Mi sembra strano – dice De Pietro – che l’internalizzazione di un precario possa costare più di un affidamento esterno di un servizio. Anche perché nel secondo caso ci deve essere il guadagno per la proprietà. Se, dunque, fosse vero quanto più volte sottoscritto da Amiu – e cioè che i suoi dipendenti vengono trattati in maniera eccellente, grazie a un’ottimizzazione dell’efficienza organizzativa, a vantaggio dei cittadini – gli scenari possibili sono due: o Amiu spreca dei soldi affidandosi a ditte esterne o i lavoratori di queste ditte subiscono una disparità di trattamento rispetto ai colleghi della municipalizzata. E siccome sappiamo che in alcuni casi questa situazione si verifica, è un po’ come se Amiu dicesse: “I miei lavoratori li tratto benissimo ma di quelli delle aziende terze mi importa poco”».
Lechiara si sente colto nel vivo: «Al primo posto delle nostre rivendicazioni c’è sempre il mantenimento della gestione integrale del ciclo dei rifiuti da parte della stessa azienda. Però, poi, ci rendiamo conto che il confronto con il mercato è imprescindibile, soprattutto in una situazione economica delicata come quella che stiamo vivendo. Ad ogni modo, come organizzazioni sindacali continuiamo a pretendere che Amiu, in qualsiasi gara che bandisce, faccia sempre riferimento all’applicazione del contratto igiene ambientale nazionale, per garantire un trattamento dignitoso a tutti i lavoratori, compresi quelli delle cooperative sociali».
Simone D’Ambrosio