Durante le passeggiate notturne le grandi finestre illuminate degli appartamenti sono prive di tende, i salotti sono in bella esposizione quasi fosse una competizione di bellezza. Molte abitazioni invece sono barche ormeggiate lungo i canali umidi e sempre in movimento
Quando sono sceso dal treno e ho messo il piede per la prima volta ad Amsterdam in un freddo mattino di fine dicembre l’aria pungeva il viso come piccole spine e le sparute foglie gialle e arancioni di un autunno ormai svanito lasciavano spazio al Generale inverno che avvolgeva con il suo bianco mantello la città e i suoi canali.
Con un disco di Otis Redding acquistato in aeroporto, camminavo oltre la stazione sulle note di “Sittin’on the dock of the bay” attraversando splendidi canali e piste ciclabili in una città tra le più tranquille e pulite che abbia mai visto.
Amsterdam è sempre stata vittima di luoghi comuni, tuttavia le sue trasgressioni sono limitate ai luoghi predisposti come i famosi Coffe Shop situati prevalentemente vicino alla stazione centrale e nel piccolo Red Light District, il resto è solo ordine ed eleganza.
Come primo alloggio avevo un enorme dormitorio adiacente a Vondel Park che utilizzai anche per il secondo viaggio mentre per le successive volte optai per un albergo e la comodità di un bellissimo B&B gestito da una coppia gay di mezza età.
Il primo viaggio fu in occasione del Capodanno 2000, partimmo in dieci persone da Genova con tappa a Torino e Parigi per giungere a destinazione il mattino seguente su un treno paragonabile a quelli per il trasporto bestiame.
Da ragazzo è facile lasciare Amsterdam senza visitare le attrazioni culturalmente più importanti, ma con i viaggi successivi mi sono rimesso in pari…
Dopo la faticosa esperienza in treno sono passato all’aereo per il viaggio successivo partendo da Genova con la compagnia aerea Transavia, questa volta in agosto e con un clima decisamente piacevole che mi ha permesso di affittare una bicicletta per muovermi attraverso i canali e vedere cose che il freddo dell’inverno nasconde.
Una di queste è il museo di Van Gogh dove ho ammirato dal vivo i quadri del pittore olandese ripercorrendo la sua vita in tutte le sue fasi travagliate e contorte, attraverso i suoi dipinti si viene posseduti dal suo stato d’animo immergendosi nei colori al contrario vivaci delle sue tele; tra le opere più famose presenti ci sono “I Mangiatori di Patate, La Stanza di Vincent ad Arles, e uno dei Girasoli.
Tra un museo e una passeggiata tra gli splendidi negozi del centro si può gustare un ottimo the o cioccolata calda in uno dei bellissimi Coffe Shop, il mio preferito è l’Abraxas, situato in un vicolo di Kalverstraat, la via principale che sfocia in piazza Dam, al suo interno oltre all’ottima musica si trovano numerosi servizi tra cui una postazione internet e il wi-fi gratuito. Un altro Coffe Shop speciale è il The Doors, scoperto una sera di agosto del 2005 quando con un mio amico eravamo alla ricerca di un buon caffè, situato alla destra della stazione, si distingue per la facciata in legno dipinto di rosso e la scritta viola sopra l’ingresso. L’interno è piccolo ma accogliente e il legno scuro e i divanetti creano un ambiente rilassante.
Ricordo ancora quando sono entrato per la prima volta in questo locale, pochi faretti e una palla stroboscopica rimbalzavano sul fumo che saliva lento, dalle casse usciva “Pledging my time” di Bob Dylan e come tante altre volte all’estero mi sono chiesto come mai non sento mai pezzi di questo livello nei locali in Italia.
Per chi volesse impegnare il tempo in maniera spensierata e divertente, ci sono attrazioni come la succursale olandese del Madame Tussaut, il famosissimo museo delle cere di Londra situato in piazza Dam oppure il Dungeon, una riproduzione teatrale itinerante dei migliori romanzi e film horror della storia dove attori in carne e ossa sono pronti a farvi saltare dalla paura.
Girando per la città saltano all’occhio costruzioni storte e variegate, non vi preoccupate, non siete in preda ai fumi dei coffe shop…! In passato infatti le case venivano tassate in proporzione alla loro larghezza, pertanto si costruivano palazzi molto alti e stretti che lasciavano imperfezioni nelle forme e nelle linee, ma proprio questa caratteristica aggiunta ai diversi colori di ogni abitazione rende Amsterdam così originale.
La città è costruita su una rete di canali che si estende per oltre cento chilometri, comprende 90 isole e 1500 ponti, il mezzo di trasporto principale è la bicicletta e molte strade sono pedonali e i tram sono elettrici, questo favorisce un ambiente silenzioso e rilassante.
In alcune zone si possono ascoltare le campane di chiese distanti interi quartieri e passeggiare lungo i canali in compagnia di qualche Airone Cenerino che si gode il dondolare delle barche.
Tutto ruota intorno a piazza Dam, un grande obelisco dalla forma fallica padroneggia nel centro, intorno centinaia di biciclette passano a velocità sostenuta non curandosi della strada umida e delle viscide rotaie dei tram.
Proprio dietro la piazza si trova uno dei luoghi più discussi al modo, il già citato Red Light District, un piccolo quartiere situato su tre canali dove le vetrine illuminate formano file di curiosi e i teatri attendono i turisti allettati da fotografie degli spettacoli e prezzi comitiva.
Uno dei miei appuntamenti fissi riguarda la passeggiata mattutina a Vondel Park, il più grande parco della città.
Situato in pieno centro permette di praticare attività fisica e immergersi nel verde passeggiando lungo i piccoli laghetti frequentati da innumerevoli specie di uccelli e piccoli scoiattoli, magari ascoltando un po’ di buona musica e scattando qualche bella fotografia.
Nei miei viaggi, soprattutto quelli in solitaria, amo camminare alla scoperta di luoghi inaspettati e fuori dagli schemi come il quartiere Jordaan di Amsterdam.
Nato nel secolo d’oro olandese, ovvero intorno al XVII secolo come quartiere popolare dedito ad ospitare lavoratori che migrarono da tutte le parti del mondo in cerca di fortuna, divenne in pochi anni sovrappopolato e igienicamente scarso, questo portò coloro che potevano permettersi un posto migliore ad abbandonare il quartiere che divenne disabitato agli inizi del 900 quando rischiò pure di essere demolito.
Salvato dalle proteste per il patrimonio storico che rappresenta, negli anni ’70 è stato ripopolato da una generazione di artisti che, grazie agli affitti economici, si stabilì in quello che è diventato il più caratteristico quartiere di Amsterdam. Personalmente ho scoperto la sua esistenza dopo aver visitato il mercato dell’usato che ogni lunedì e sabato si stabilisce nella piazza della chiesa di Noorderkerk, sono rimasto colpito dalle costruzioni irregolari ricavate da spazi angusti arredati in maniera artistica e moderna nonostante le antiche facciate in legno facciano pensare al contrario.
In una delle vacanze ho avuto anche la fortuna di soggiornare in quello che è considerato “il più brutto albergo del mondo”, l’Hans Brinker Hotel.
Le camere spoglie e fredde senza nessun tipo di comfort sono arredate solo da una branda e uno stipetto di metallo, il bagno presenta l’essenziale e la doccia in comune è presente solo in alcuni piani.
La particolarità di questo albergo è proprio il vanto di essere considerato il più brutto del mondo, le pubblicità sono simpatiche e richiamano le imperfezioni presenti nell’albergo riuscendo a strappare il sorriso soprattutto a chi c’è stato.
Durante le passeggiate notturne sono sempre rimasto affascinato dalle grandi finestre illuminate e prive di tende degli appartamenti, i salotti infatti sono in bella esposizione quasi fosse una competizione di bellezza. Molte abitazioni invece sono vere e proprie barche ormeggiate lungo i canali umidi e sempre in movimento.
E’ difficile trovare popolazioni con una mentalità aperta come gli abitanti di Amsterdam, una città dove la trasgressione si nasconde dietro uno stile unico e inimitabile.
Diego Arbore