Pubblichiamo il report dell'Advisor chiamato a dare un valore economico ad Amt e a presentare al Comune una proposta operativa: 17 milioni di valore e una proposta che si chiama privatizzazione. Ma Doria non ci sta: «Con la nuova legge regionale cambiano gli scenari»
Il Consiglio comunale torna a parlare di Amt. E lo fa compiendo un piccolo passo indietro rispetto al difficoltoso accordo raggiunto con i lavoratori a fine novembre. Nuovamente sul banco degli imputati è il sindaco Doria accusato di aver volontariamente tenuto nascosta nei cassetti del proprio ufficio la relazione dell’Advisor (che Era Superba è in grado di pubblicare integralmente) a cui era stata chiesta una consulenza sul futuro della Azienda mobilità e trasporti genovese e che, come anticipato da un quotidiano locale, indicava nella vendita totale della partecipata l’unica via di salvezza.
La miccia è stata accesa da Enrico Musso, che si è visto concedere sul tema un articolo 54, dopo oltre due mesi di continue richieste e, soprattutto, dopo il trapelamento del contenuto della relazione riservata sui giornali, a totale insaputa dei consiglieri. «La relazione in questione c’è stata mandata solo ieri pomeriggio, ma si basa su una delibera del Consiglio comunale del luglio 2012. Stiamo parlando di 18 mesi, dei quali 12 sono serviti per conferire l’incarico, durato un mese e mezzo vacanze estive comprese. Poi la relazione è finita nel cassetto del sindaco per oltre 4 mesi, nel corso dei quali si è svolto lo sciopero più drammatico della storia recente della nostra città e forse del Paese, proprio su questi temi».
Tra le difficoltà lamentate dall’Advisor nel produrre la propria relazione, Musso cita quelle che saltano più facilmente agli occhi, ovvero “l’indisponibilità del modello di calcolo alla base del piano industriale di Amt che non ha reso possibile un’analisi della assunzioni poste alla base dello stesso” e “l’indisponibilità degli elementi attestanti l’effettiva attuazione delle misure gestionali previste dal piano industriale”. In parole povere, l’Advisor sembrerebbe dire che il piano industriale di Amt non ha un impianto razionale e soprattutto non è possibile verificare se sia effettivamente stato messo in pratica.
Ma naturalmente l’attenzione di Musso si concentra sulle conclusioni di quel piano che, anche se non attraverso i canali ufficiali, erano già arrivate alle orecchie dei genovesi: «L’Advisor dice che l’equilibrio economico 2013-2014 di Amt è stato reso possibile da contributi straordinari da parte dell’azionista – il Comune di Genova – per complessivi 27 milioni di euro e che nel 2015-2016 ci vorranno altri 30 milioni di euro. Inoltre, sottolinea la necessità di una manovra sul costo del personale per rendere sostenibile e duraturo il risanamento economico. Ma soprattutto – continua Musso – suggerisce la cessione della totalità di Amt: non di una quota di minoranza perché nessun privato investe solo parzialmente in una cosa strutturalmente in perdita; ma neanche di una quota di maggioranza perché la compresenza del pubblico creerebbe delle inefficienze e dei rallentamenti di gestione. Queste conclusioni sono in netto contrasto con le posizioni assunte dall’amministrazione».
Tocca poi a Edoardo Rixi mettere sul piatto altri due elementi: «Innanzitutto, sia la conclusione dell’Advisor che lo stato attuale dei fatti vanno contro un punto esplicito della campagna elettorale del sindaco, ovvero la cessione di una parte di Amt a privati. E poi, mi chiedo, dato che lo studio parte da dati forniti direttamente da Amt, non sarebbe stato possibile farlo in housing risparmiando un sacco di soldi?».
La risposta arriva direttamente dal sindaco Doria che motiva con dovizia di particolari la convinzione del superamento nei fatti delle conclusioni dell’Advisor, ma non si pronuncia sul perché la relazione non sia stata resa ufficialmente pubblica già da tempo. «Il mio programma elettorale è stato scritto e condiviso dai gruppi che hanno sostenuto la mia candidatura nella primavera del 2012 quando esisteva l’obbligo di legge di cedere quota di partecipazioni pubbliche, obbligo cancellato l’estate successiva da una sentenza della Corte costituzionale che ha lasciato la valutazione sull’opportunità di procedere in tale direzione. Visto che la possibilità era stata indicata da una delibera di Consiglio comunale, la giunta allora decise di dare propria questa indicazione e avviare un percorso che fornisse una precisa valutazione finanziaria di Amt, effettuata con criteri oggettivi da un soggetto terzo. Non si potevano usare strutture nostre momento in cui volevamo una valutazione obiettiva di un nostro bene. Va precisato, comunque, che all’Advisor non è stato chiesto di valutare l’opportunità di cessione di Amt ai privati ma solo di darne una valutazione economica».
Vero. Ma fino a un certo punto. Il sindaco, infatti, sembra dimenticare che nella prima stesura della famosa delibera sulle società partecipate (qui l’approfondimento di Era Superba), quella che in molti erroneamente hanno definito “delle privatizzazioni”, si faceva riferimento proprio alla valutazione dell’Advisor per poter presentare al Consiglio comunale una proposta operativa che garantisse la sopravvivenza economica dell’azienda e un livello qualitativamente e quantitativamente accettabile del servizio. E questa proposta dell’Advisor era appunto la totale privatizzazione.
Secondo il sindaco, comunque, le conclusioni operative dell’Advisor sono da considerarsi superate perché partono da presupposti che l’evoluzione della situazione ha reso non più reali: «L’assunto su cui è stato basato lo studio si riferiva ad un quadro normativo in cui sarebbe toccato al Comune il ruolo di controparte del servizio e di authority anche dopo il 2014, affidando ad Amt il tpl urbano di Genova per almeno altri 10 anni. In questo quadro, stante la valutazione di 17-18 milioni di euro dell’azienda, ci saremmo dovuti fare carico di forti investimenti per il potenziamento patrimoniale pari a circa 30 milioni di euro. Ma ciò non corrisponde più alla realtà. Il Comune con l’approvazione della nuova legge regionale non sarà più controparte del servizio perché si sta costituendo un’agenzia regionale ad hoc che affiderà il servizio basandosi sul bacino unico regionale. Dunque, si tratta di un a affidamento di sevizio completamente diverso da quello previsto dall’Advisor. Se non fossero cambiate le condizioni avremmo potuto valutare l’opportunità politica suggerita dalla relazione, ma il quadro è evidentemente differente».
«È assurdo dire che la relazione sia adesso superata dopo che è rimasta nascosta per così tanto tempo – replica Musso – perché altrimenti i 35 mila euro di soldi pubblici che è costata andrebbero chiesti a chi l’ha tenuta nel proprio cassetto. Peraltro, il presidente Burlando ha già segnalato delle criticità in relazione alla costituzione dell’agenzia regionale che riguardano le situazioni del tpl di Imperia e La Spezia. Inoltre, la legge regionale blinda il contesto pubblico della gestione del trasporto locale, esattamente il contesto preso in considerazione dall’Advisor, la cui relazione quindi non mi sembra si possa ritenere del tutto superata. Anzi. Nella relazione viene attribuito ad Amt un valore per un socio privato: vuol dire che se il socio privato mette insieme i ricavi del traffico, i ricavi delle contribuzioni al trasporto pubblico e le necessità investimento ad esempio sulla flotta veicoli, avrà delle prospettive di profittabilità perché altrimenti non spenderebbe 17 milioni. Prospettive di profittabilità che, per contro, non ha il Comune chiamato a investire altri 30 milioni, dopo i 27 già sborsati».
Advisor o meno, resta il fatto che la situazione di Amt è ancora ben lungi dall’essere risolta e, come richiesto ieri stesso in Sala Rossa, tornerà presto all’attenzione dei consiglieri comunali. La strada che ci separa dalla gara regionale, infatti, è ancora lunga e non priva di ostacoli. E non è così scontato che l’azienda pubblica genovese riesca ad arrivarci in piena salute. Molto dipenderà anche dal bilancio previsionale del 2014. Ma questa è tutta un’altra storia.
Simone D’Ambrosio